L'avvio di campionato della Roma è segnato da risultati altalenanti. In sequenza, una sconfitta(a tavolino), un pareggio prestigioso affrontando la Juventus, infine la vittoria arrivata nella sfida all'Udinese. Se togliamo l'esordio al Bentegodi dove la Roma avrebbe conquistato un insapido punto, cancellato poi dalla decisione del giudice sportivo di assegnare la sconfitta a tavolino dovuta a un errore piuttosto grave sulla presentazione della lista dei convocati. Mettendo dunque da parte questo capitolo di incapacità gestionale sfociata nella più grave negligenza, significativo ai fini del giudizio complessivo sulla società attraversata da un complesso processo di rinnovamento dei ruoli societari inaugurato dal corso Friedkin; nella seconda partita, disputata in casa, dove si affrontava la temibile Juventus resta il grande rammarico di non aver raggiunto la vittoria. La prestazione è oltremodo convincente e per lunghi tratti la Roma combatte attivamente determinando il parziale vantaggio del primo tempo. In grande evidenza Veretout, il centrocampista francese è il protagonista indiscusso della serata: la sua corsa diventa inarrestabile partendo dal centrocampo, suo il gol dal dischetto che porta in vantaggio la squadra, per la verità non calciato benissimo rischiando di venire intercettato dal portiere bianconero. Mentre il contropiede finalizzato del nuovo vantaggio non ha nulla di casuale e trova Veretout nella posizione perfetta di segnare, a pochi passi dalla porta. Nel secondo tempo la Roma, nella figura di Edin Dzeko, che è stato lungamente desiderato dalla Juventus fino alla settimana prima dell'incrocio di campo, quasi sembra non voler far male ai suoi estimatori, fallendo il ko definitivo. Il centravanti bosniaco ha la responsabilità di non aver consolidato il risultato lasciando strada aperta agli avversari, in inferiorità numerica, di ottenere un pareggio ingiusto per la Roma. Fatto sta che alla fine la posta in palio è divisa equamente a dispetto della prestazione fornita sul rettangolo verde.

Il riscatto romanista deve avvenire in tempi immediati, a Udine, dove si prevede tuttavia una gara non propriamente semplice, come invece fornirebbe il valore delle rose nettamente squilibrato. I friulani non trascorrono un periodo sereno, avendo ottenuto risultati fortemente deludenti da non registrare nemmeno un punto in classifica. Data la situazione appena descritta, è diffcile immagine che la Roma possa godere di spazi enormi da attarversare indisturbatamente per segnare una raffica di gol. Sarebbe incauto soltanto provare a pensarci. Lo stesso Fonseca nella consueta conferenza stampa prematch, avverte delle possibili difficoltà che la sua squadra potrebbe incontrare nell'ottica di dover vincere per trasmettere vitalità all'ambiente ancora freddo nei confronti del progetto delineato. Per confermare la linea tracciata, Fonseca si affida ai suoi uomini più fidati adottando lo stesso schema, il collaudato 3-4-2-1. In porta la scelta di Mirante determina sicurezza all'intero reparto difensivo, composto dal terzetto Mancini,Kumbulla, Ibanez. La loro prestazione supera le aspettative nonostante la giovane età dei protagonisti coinvolti. In tutti e tre i casi si tratta di una piacevole sorpresa, che sa anche ovviare all'assenza di giocatori d'esperienza verso cui si sta orientando la ricerca sul mercato. Il nome più volte ripetuto è quello di Smalling, che rappresenta un obiettivo da ormai molto tempo, da quando il difensore inglese è rientrato in patria per il mancato riscatto. Su di lui Fonseca ha posto forte l'attenzione e vorrebbe prenderlo più di ogni altro, imponendo un vero e proprio veto su qualsiasi alternativa. Si vedrà nelle prossime ore se il colpo verrà messo a segno oppure la Roma dovrà farne a meno restando nella situazione attuale, che non si presenta in maniera tragica dopo le prime uscite. Si tratterà di continuare sulla falsariga di quanto visto a Udine. Risalendo il centrocampo si notano i due esterni Spinazzola e Santon, coadiuvati internamente da Veretout e un inedito Pellegrini in posizione più arretrata rispetto al solito. Occorre sottolineare la crescita importante di Spinazzola, che percorre palla al piede l'intera fascia fino ad accentrarsi per servire i compagni in area di rigore. Non sempre il suo sforzo offensivo è ripagato adeguatamente, ma la sua costanza è invidiabile. Per avanzare nell'analisi, un elogio speciale va rivolto a Pedro, uomo partita che decide l'incontro con una perla balistica che lascia Musso senza troppe pretese di poter intervenire per evitare il gol. Il merito è tutto da assegnare a Pedro, che aldilà del bel gesto tecnico realizza una prestazione incredibile, imprendibile per gli avversari che cercano di rallentarlo ed efficace a gettare le basi di occasioni importanti. Il suo compagno di reparto, Mikhytarian, non è autore di giocate pazzesche che lo rendono decisivo.Potrebbe esserlo ma non coglie mai il giusto tempismo per colpire in porta. Infine, Dzeko unico centravanti non appare concentrato, al punto da rendersi quasi evanescente. Sbaglia diverse scelte davanti la porta e paga ancora le conseguenze psicologiche della trattativa estenuante avviata con la Juventus e mai conclusa.

Tornerà a brillare Dzeko, ne sono sicuro.