11 luglio 2021. Una data che non dimenticheremo mai. L'Italia torna a vincere l'Europeo di calcio a distanza di 53 anni dall'ultima volta, tantissimo tempo fa. Nella notte di Wembley, l'emozione poteva tagliarsi col coltello, soprattutto per noi, ospiti, nel tempio del calcio inglese, dove già normalmente si respira un'atmosfera difficile per chi arriva in trasferta e affronta i padroni di casa. Se poi si tratta di una finale europea il clima diventa insopportabile, soprattutto con 60 mila persone che sostengono a squarciagola la propria squadra e accompagnano a suon di fischi qualsiasi mossa degli avversari. Il fattore pubblico è tornato a rappresentare una variabile in grado di condizionare lo svolgimento delle partite in questa edizione europea, e si è percepita la forte differenza rispetto al silenzio assoluto degli stadi vuoti nella fase pandemica più acuta. L'Italia non ha perciò da affrontare soltanto la nazionale dei Tre Leoni sul campo, ma il determinato popolo inglese arrivato in massa a Wembley per sostenere i propri giocatori, al grido di battaglia It's coming home. Una doppia difficoltà per gli azzurri che però hanno dimostrato, meglio dell'Inghilterra, di fare del gioco di squadra il grande punto di forza sul quale costruire le vittorie in ogni situazione ambientale. Lo è stato fin dalle prime partite del girone per merito soprattutto del condottiero in panchina, Roberto Mancini, che si è trovato a ripartire da zero nel 2018 e in soli tre anni ha saputo ricreare il clima giusto per riavvicinare tutti alla Nazionale, inclusi gli stessi giocatori che hanno riscoperto l'amore di vestire azzurro. E' stata una crescita costante dall'esordio inaugurale contro la Turchia, poi Svizzera, Galles tutte battute a pieno merito senza mai sembrare in sofferenza. E' vero, i commentatori più scettici specie non italiani, tendevano a minimizzare la forza dell'Italia reputando il girone fin troppo semplice e non attendibile per la qualità delle avversarie incontrate. Tuttavia, valutando meglio la situazione, la squadra azzurra non solo nei numeri convinceva, con zero gol subiti e una spiccata capacità realizzativa, ma anche il livello di gioco espresso lasciava presagire che qualcosa di grande si stesse realizzando. Ovviamente con l'avanzare del torneo, è cresciuta la difficoltà delle partite ma l'Italia ha risposto sempre presente ed ha eliminato nell'ordine Austria, Belgio e Spagna. Nei tre scontri eliminatori, non sono mancati i momenti di apprensione se pensiamo al gol annullato all'Austria nel tempo supplementare, con il Belgio il grave infortunio di Leonardo Spinazzola che stava letteralmente trascinando la squadra, infine il pareggio spagnolo di Morata in semifinale che ci ha portati ai rigori per la prima volta, dove lo stesso attaccante iberico ha poi fallito il penultimo rigore regalando a Jorginho l'onore di segnare il tiro decisivo per tornare in finale a Wembley. L'atto conclusivo non comincia nel migliore dei modi, forse spaventati dall'arrembante approccio inglese supportato dalla marea umana inglese, veniamo sorpresi al secondo minuto di gioco da Luke Shaw, che lasciato solo capitalizza con tiro radente un bel cross proveniente da destra. Esplode l'entusiasmo dei 60 mila che non aspettavano altro di un inizio così elettrizzante. Al contrario, la nostra Nazionale avverte il colpo subito a bruciapelo ma vuole subito reagire, malgrado la difesa inglese sia attentissima a contenere le azioni offensive. I minuti scorrono e la tensione cresce, ma sale anche l'intensità del pressing azzurro a centrocampo, in attesa si aprano gli spazi giusti in cui far muovere il pallone e arrivare in zona pericolosa. Nel secondo tempo, parte la riscossa azzurra all'assalto degli inglesi, che ora preferiscono assumere un atteggiamento più coperto nella propria metà campo, preparandosi ad affrontare un imminente pericolo. I cambi di Mancini sono assolutamente salutari alla squadra, con gli ingressi di Berardi e Cristante che portano maggiore imprevedibilità e la partita gira nel verso giusto. Dagli sviluppi di un corner, Leonardo Bonucci mette la zampata vincente dopo una serie di batti e ribatti, segnando un gol di vitale importanza proprio mentre gli inglesi erano in palese difficoltà ad uscire dall'accerchiamento italiano. Adesso l'Italia fa veramente paura ed è meglio arrivare ai supplementari, pensano in casa inglese. I tempi supplementari non sono sufficienti, quindi dai calci di rigore usciranno i campioni di Europa.

Si dovrà superare la fatidica prova degli undici metri per alzare la coppa. Berardi fa centro, così come Kane. Poi il primo errore di Belotti, mentre Maguire non sbaglia. Bonucci con grande lucidità batte Pickford. Si presenta Rashford sul dischetto e colpisce il palo, Bernardeschi segna la parità. Sancho trova la netta opposizione di Donnarumma, che mette Jorginho nella condizione di fare match point. Colui che aveva deciso la semifinale all'ultimo rigore, ha affidata un'altra grande responsabilità di far vincere l'Italia definitivamente. Stavolta non è ugualmente fortunato e rimanda il destino italiano sui piedi di Saka. Il classe 2001 è obbligato a segnare per far continuare i rigori ad oltranza. Di fronte a sè si erge la montagna Donnarumma, che è solo due anni più grande ma è già un fuoriclasse navigato. E 'il momento clou, Donnarumma si getta e respinge la conclusione di Saka. Il neo portiere del Psg non si accorge subito di aver vinto, poi vede arrivare incontro i suoi compagni e realizza tutto. L'Italia è campione d'Europa, in pochi l'avrebbero detto sapendo delle difficili condizioni dalle quali si partiva.
La festa è totale, sia sul campo di Wembley insieme alla piccola ma orgogliosa rappresentanza di tifosi italiani presente allo stadio, nella quale si conta anche un ospite d'eccezione, ovvero il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha assistito all'incontro e non ha potuto trattenere l'emozione, riprendendo la tradizione dei suoi predecessori al Quirinale. Nel Belpaese si vive una notte magica, dopo l'ultimo rigore parato da Donnarumma in migliaia scendono in strada spinti dalla voglia di festeggiare questo trionfo atteso da troppo tempo. Le piazze italiane si riempiono in brevissimo tempo di bandiere tricolori sventolate al cielo, ci mancava ritrovarci insieme dopo il lungo periodo passato in casa a causa della pandemia. Il giorno seguente le celebrazioni continuano in ambito soprattutto istituzionale, con la nazionale italiana che riporta a Roma la coppa europea atterrando all'alba a Fiumicino, poi nel pomeriggio tutta la squadra è invitata alla tradizionale cerimonia del Quirinale per ricevere i massimi onori dalla più alta carica dello Stato. Lo stesso accade a Palazzo Chigi dove Mario Draghi e i ministri del governo rendono omaggio nel cortile interno al successo azzurro in Europa. Poi, per richiesta esplicita della squadra, il servizio d'ordine autorizza il transito del pullman scoperto per le strade del centro di Roma, accontentando le migliaia di persone giunte nella Capitale per festeggiare con gli azzurri campioni. Un entusiasmo travolgente accompagna il passaggio dei giocatori fra cori da stadio ed esultanze scatenate in un'atmosfera di grande partecipazione popolare che non poteva mancare, anche sapendo della situazione sanitaria non ancora risolta.
E' ormai sera quando la squadra raggiunge l'albergo di Parco dei Principi per l'ultimo bagno di folla insieme alla gente. Una giornata fortemente simbolica, di rinnovata unità, perchè la Nazionale campione d'Europa ha veramente conquistato il Paese intero.