Se con l'Argentina siamo rimasti delusi, e con la Germania appena un po' rinfrancati, dopo l'Ungheria possiamo guardare meglio al futuro di questa Nazionale.  
La partita vinta contro l'Ungheria ha innestato nuovi entusiasmi, ma anche qualche piccola preoccupazione. Il fattore positivo viene dalla nuova linfa giovane che pare stia attraversando le nostre schiere selvagge, dove abbiamo ultimamente lasciato molta debolezza caratteriale e di forza dinamica. 
I giovani ci sono, e ne mancavano anche altri all'appello. Si pensi a Chiesa e a Zaniolo, due veri "carneadi" capaci di sbriciolare le difese di ogni squadra, anche la più attrezzata. Si pensi a Verratti, alle prese con problemi fisici, ma che a centrocampo darebbe quell'apporto di classe che contro l'Argentina ci è molto mancato. E se l'attacco era il nostro punto dolente, ora con Raspadori, Scamacca e Gnonto, possiamo guardare al futuro con maggiore serenità. 

La partita contro l'Ungheria non deve, però, garantirci che il passato è alle spalle, ci sarà ancora molto da lavorare, soprattutto davanti, dove arriviamo bene, ma concludiamo male. Ci vuole più cattiveria, e la crescita di esperienza serve innanzitutto a sfruttare meglio le occasioni avute, soprattutto le più "lampanti". Ma anche in difesa, dove sia Mancini che Bastoni hanno dato un contributo notevole, ma l'autorete dimostra una preoccupante mancanza di concentrazione e di movimenti ancora da correggere.
Ottime notizie da Pellegrini e Barella, finalmente in grado di fare la differenza, e che hanno impressionato per corsa e tecnica. Barella aveva passato dei brutti momenti, dovuti ad un infortunio ed a scadimenti di forma, seppure accettabili in un'annata senza pause. Pellegrini, è un giocatore che può aspirare, come Barella, ad inserirsi tra i migliori centrocampisti in circolazione. Anche lui però, ha sofferto di infortuni, ma secondo me ha bisogno di credere di più in se stesso. A volte sembra perdersi, isolandosi dal contesto, ed è la continuità che ha bisogno di acquistare per affermarsi come leader di squadra. Cristante è l'uomo che nessuno ha notato, ma che in campo si è sentito. Grande senso della posizione, forza fisica, vincente sui palloni alti e pure di tecnica sopraffina. La sua dote migliore è la concretezza, quella che a volte non ci consente di capire quanto sia preponderante il suo apporto in mezzo al campo. Calabria ha giocato una partita di forza e carattere, come ci ha ormai abituati nel suo Milan. Spesso ha recuperato palloni difficili nella nostra difesa, ed ha promosso ripartenze con corsa e intelligenza.
Spinazzola può essere contento, è appena rientrato da un bruttissimo infortunio, e non era certo al massimo della forma, ma già così per gli avversari è stato  un vero problema. In attacco dobbiamo fare i complimenti a Raspadori, perchè ha saputo giocare palloni difficili, e con i suoi movimenti ha spesso depistato i difensori ungheresi, creando buchi per gli inserimenti. Politano, molto bravo nel'uno contro uno, ha fatto azioni devastanti, peccato per quella traversa a portiere battuto. Avrebbe meritato il gol!
Gnonto, è una certezza, anche a livello tattico. Da rimarcare un suo veloce ripiegamento in difesa per "sterilizzare" un'azione in contropiede degli avversari. Quello che piace molto agli allenatori. In attacco è stato l'osservato speciale, ed ha sofferto una marcatura asfissiante, persino preventiva, occupando anche due o più avversari. Deve ancora imparare a mettere meglio il corpo nei contrasti con gli avversari, che spesso hanno usato le maniere forti al limite del regolamento. Una maggiore esperienza, avrebbe comportato ammonizioni e inserimenti in libertà nel cuneo della difesa. Peccato per quello "sciagurato" intervento dell'arbitro, che praticamente a fine partita ha fermato la palla diretta a lui, ormai solo verso la porta avversaria. 

Cosa dire dei nostri avversari? Il nostro Marco Rossi pare abbia fatto un ottimo lavoro, ma nella partita hanno  commesso errori in serie. Il primo, giocare molto avanzati, e soprattutto cercare di fare il fuorigioco con palla scoperta. Un'ingenuità colossale, visto che i difensori centrali sono molto prestanti, ma anche lenti. Orban (niente a che vedere con il suo leader politico) è un bel difensore, come anche Nagy, ma nella partita hanno lasciato buchi enormi, e solo alcune parate del portiere e l'imperizia delle punte italiane ha consentito di non prendere almeno 5 reti. 
In attacco Szoboszlai e Szalai, sono dei buoni giocatori, ma non l'hanno praticamente vista mai, seppure Szloboszlai abbia messo in mostra una tecnica sopraffina, e visto che ha solo 21 anni, è davvero promettente. Sembra una squadra che riesce a dare il meglio di sè tra le mura amiche, e ne sa qualcosa l'Inghilterra, travolta dal ritmo indiavolato spinto dai tifosi magiari. Sarà questo da temere al ritorno, ma non ha nulla a che vedere rispetto alla grande Ungheria degli anni cinquanta, con i vari Puskas, Boksic, Kubala e Lantos. 
Cosa dire del nostro Mister Mancini? Ha saputo nuovamente ricreare la squadra, dalle ceneri dell'araba fenice nella quale si era ormai immersa la nostra Nazionale, piena di acciacchi e di eroi stanchi. Ha avuto coraggio, ed ha preso dei giovani e li ha buttati dentro, senza guardare al palmarés, ma fidandosi del suo giudizio tecnico. Non è la prima volta che il "mancio" inserisce titolari in Nazionale dei  ragazzi che sono riserve nelle squadre di club. Come fece un certo Bearzot, con Cabrini, e vinse il Mondiale del 1982.  Questa squadra ha l'opportunità di crescere a lungo, e per almeno 8/10 anni dovremmo avere un gruppo crescente, dove si potranno inserire altri giovani interessanti già in viaggio nella nostra realtà di campionato. Forse subito non vinceremo la Nation League(E se così fosse mi preoccuperei), ma gli orizzonti futuri sono un po' più rosei. E dietro stanno crescendo nuovi bravi giocatori, si vedano i Bellanova, Udogie, Fagioli, Miretti, Pinamonti, Tripi. Inoltre abbiamo già i vari Scamacca, Locatelli, Maggiore, Pobega, Vignato e quel Zerbin, scuola Napoli che ha già esordito in questa partita.

Tutto il movimento potrà migliorare e fare esperienza, ma ci sarà bisogno di unità e di avere la possibilità di crescere nelle loro squadre di appartenenza, sia come presenze che per competitività di campionati. Se avranno la possibilità di giocare nel calcio internazionale, potranno solo migliorare, ma le società dovranno tenere conto del bene prezioso che hanno in rosa.
Se coltivato, darà buoni frutti.