La tristezza ci sta ancora attanagliando, un volto bello e pulito della nostra gioventù, una bella e volitiva ragazza è stata massacrata a coltellate da un giovane che doveva amarla e non calpestarla come ha fatto. 

Da inizio anno sono ormai centinaia le donne che hanno subìto l'oltraggio della violenza da uomini incapaci di capire che la vita umana è sacra. Non ci sono gerarchie, perché la vita di chiunque è sacra, seppure sia stata donata per qualche tempo al rito effimero dell'amore "eterno", che di eterno non ha quasi mai nulla, se non il sonno di queste povere vittime. 

Che le donne siano difficili da capire, è un fatto assodato, ma il detto è: "Le donne non vanno capite, ma amate". Questo a significare un universo talmente diverso dal nostro di maschietti muscolosi, spesso poco dotati di cervello, abituati a ragionare con il muscolo che abbiamo in mezzo alle gambe e non con la materia grigia che dovremmo mettere in campo per essere soggetti veramente attivi e non passivi, o peggio, nefasti di questa società. 

Ma non è tanto il rapporto uomo-donna che vorrei estrapolare, ma le condizioni esterne in cui ci troviamo. Hai un bel dire, bisogna denunciare, chiamare le forze dell'ordine, rivolgersi agli organi giudiziari e coraggiosamente affrontare la situazione. Le donne di coraggio ne hanno da vendere, siamo noi che non ne abbiamo abbastanza, spesso non ci facciamo trovare, o ci giriamo dall'altra parte.
Ma sì, sono affari loro! Il vecchio detto, fatti gli affari tuoi e vivrai più a lungo, vige sempre nelle nostre menti. Ed in effetti vivi più a lungo, peccato che chi potresti salvare, non vive più!
Ed hai un bel dire di andare dalle forze dell'ordine, i quali come panacea di tutti i mali intervengono subito e mettono tutto a posto: nuovi "deus ex machina". Il fatto è che sabato scorso, la "machina" non arrivava, anzi... non è mai arrivata. La pattuglia era impegnata, forse a sedare qualche rissa o controllare il solito drogato che spacciava. Ma se fossero arrivati in tempo, avrebbero almeno rilevato le tracce ematiche che erano nitide sulla strada, ed avrebbero allertato il comparto di polizia per la caccia all'auto dell'omicida. E se lo avessero braccato subito, probabilmente Giulia avrebbe avuto la possibilità di essere ancora viva. 
Pare che la scusa inventata dagli agenti contattati al telefono fosse che bisognava avere il numero di targa dell'auto, ed altre informazioni che il denunciante (c'è ancora chi ha senso civico) stava comunicando al telefono. Solo che al buio, a distanza, e con la situazione degenerante, il prode cittadino avrebbe dovuto avvicinarsi, contemplare l'accaduto, prendere il numero di targa, magari anche il numero di patente del futuro omicida, e poi, per finire, prendersi una coltellata. 
Penso che l'indicazione del luogo, il pericolo imminente di vita, e la descrizione del fatto, fossero elementi sufficienti per affrontare con più caparbietà la situazione. 
La risposta dei carabinieri ricevuta in seguito alla vicenda è a dir poco disarmante. Il comando riporta che le uniche due pattuglie erano impegnate, e che la denunzia era incompleta, le informazioni non esaustive, insomma, hanno valutato che secondo loro non c'era niente e non potevano indagare. 

Premetto, che io ho molti amici carabinieri, i quali sono dei veri "supermen", rischiano la vita tutti i giorni, ed hanno la capacità di subodorare crimine al primo sintomo. Non fanno una bella vita, spesso infiltrati in mezzo a delinquenti di vario genere e comunque pericolosi. Uno di questi, era in una banca, in abiti borghesi, mentre era in corso una rapina. Con la sua professionalità, sventò la rapina e bloccò con una mossa di arti marziali uno dei rapinatori. Li presero tutti, non ebbero neanche il tempo di terminare il fatto criminoso. 

E' pensando a costoro, che alcune scuse non mi convincono. In passato i carabinieri me ne fecero di quelle da raccontare non nelle barzellette, ma nel "cahier des doleances" del cittadino. 
Una volta mi entrarono in casa, alle tre di notte, passando dal balcone, al quarto piano. Mi svegliai con i ladri in casa, e questi scapparono dal balcone, vedendo così che erano ladri acrobati. Avvisai subito i carabinieri! Mi tennero dieci minuti al telefono per farmi un mucchio di domande idiote, alle quali avevo già risposto presentandomi. Alla fine andai a dire al ladro appeso sul balcone che poteva andare via tranquillo, che tanto ritardavano! Infatti, la banda fu presa poi due anni dopo. I carabinieri, belli e paciosi, arrivarono infatti circa due ore dopo. Erano stati impegnati (alle tre di notte non so cosa ci sia da fare in una zona dove non c'è mai nessuno in giro). Naturalmente, circa due milioni di lire in soldi e valori mi sparirono!
Ma la situazione che mi fece arrabbiare di più avvenne qualche anno dopo. Ero in auto, e mentre c'è una coda, mi fermo per fare passare un signore in auto, consentendogli di percorrere la corsia opposta. Nel frattempo, il solito motociclista con donzella a bordo, decide di sorpassare. Lo schianto è inevitabile. Mi devo fermare, e constatare che l'unica che ha un danno, ma non grave, è la signora che era a bordo del motorino. Vedo che il primo soccorso lo porta proprio il conducente dell'auto incidentata, probabilmente è un medico. Aspettiamo l'autoambulanza e, nel frattempo, mi chiede se posso testimoniare. Siccome sono un probo cittadino, avvezzo all'esibizione del "petto villoso sabaudo", gli detto i miei dati. Il tale, ancora sconvolto li scrive tremante!
Vado poi alla riunione che avevo, ma nemmeno dieci minuti dopo arriva una pattuglia dei carabinieri, che mi preleva, davanti a tutti, specificando comunque che non sono un indagato (almeno quello), e vengo portato al comando dei carabinieri. Arrivando vedo che c'è maretta, ladri e drogati dappertutto, carabinieri che gridano e minacciano, insomma, alla fine, in questa bolgia, vengo portato in un ufficio. Nel frattempo mi chiamano al telefono mia moglie, mio fratello ed il presidente della società dove ero prima in riunione. Tutti mi chiedono che cosa ho combinato. Siccome ho già capito, rispondo di stare calmi, ho solo fatto da testimone ad un incidente. 
Nella stanza c'è un agente, in borghese ed in maniche corte, grosso come una montagna, con una faccia da tipo da non contraddire mai. Il tale sembra molto in amicizia con il tale che mi sta al fianco, il conducente dell'auto incidentata. Era successo che il signore, nell'agitazione, aveva sbagliato il mio nome, aveva però ricordato il modello dell'auto, ma non la targa. In dieci minuti, con l'efficienza della nostra "beneamata" fui rintracciato. La ricerca avvenne tramite il possibile riconoscimento di mio fratello, proprietario di un bar, quindi di mia moglie, indicata da mio fratello, e da mia moglie si arrivò a dove stavo in quel momento. Il tutto, senza quasi un indizio, in pochi minuti. E tutta questa efficienza per l'amicizia del signore "incidentato", con il pezzo grosso (in tutti i sensi). 
Rilascio la mia deposizione, naturalmente a favore del tipo con l'amico "grosso". E siccome non sono nato ieri, definisco anche che ho visto prestare le prime cure dall'attore dell'incidente, possibile medico e non me ne vado fino all'arrivo dell'autoambulanza. Siccome sono piuttosto attento, riferisco anche del passaggio dell'auto della guardia di finanza, i quali assistono ma vedendo che tutto procede bene, se ne vanno. Così evito in qualsiasi modo una denuncia per omissione di soccorso.
Da notare il fatto della finanza viene confermato dall'agente che ci fa le domande. Quindi le ricerche erano andate in ogni direzione! Il tutto per un incidente senza feriti gravi e per un diritto di precedenza stradale da garantire ad un soggetto simpatico ad un altro. Ed inoltre, avevano già molto da fare!
Dopo un'ora circa, vengo rilasciato, e nonostante mi avessero garantito che mi avrebbero riportato in auto dove mi avevano prelevato, si dimenticano di me, anche perché all'interno della caserma le cose stanno degenerando, la baruffa continua.
Ben lieto di tanto oblio, mi faccio due passi e respiro l'aria della notte, non senza un certo disappunto, pensando alle due ore che passarono dalla denuncia per il furto in casa mia e la concomitanza di tanta efficienza in quel caso. In questa Italia, le conoscenze valgono più di una vita umana. E' triste constatarlo, e mi ricordo che all'agente, che pontificava e sciorinava termini di un desueto disarmante, dissi la frase di Kennedy: "Prima di chiedere cosa può fare lo stato per te, chiediti cosa puoi fare tu per lo stato"!  Questo per ribadire il mio senso civico (anche se mi sentivo piuttosto scemo). Non so se raccolse il doppio senso, ma rimase un pò interdetto. Comunque, avevo espresso un concetto di alta civiltà e sicuramente non commisi nessun  reato. 

Ora, che dei carabinieri mi dicono che quella sera non potevano intervenire per mancanza di dati necessari per giustificare il loro intervento, e che la povera Giulia poteva essere salvata, mi porta ad arrabbiarmi. Prima di tutto per l'indolenza, la scarsa propensione alla sicurezza dei cittadini, all'autoreferenza di chi appartiene ad un corpo che dovrebbe salvare le persone e non l'immagine di qualcuno, se poi è amico o potente, meglio. Bastava andare a fare un sopralluogo, e avrebbero avuto dati a sufficienza per intervenire e con la capacità investigativa dei carabinieri, oggi che abbiamo telecamere anche nei bagni pubblici e nei cimiteri, si poteva salvare una vita. Più importante che definire la responsabilità di un incidente stradale senza vittime. Pensate, fui rintracciato in meno di venti minuti! E senza telecamere!

La povera Giulia poteva essere salvata in un tempo anche minore! Ci sono priorità, ci vuole intuito, e non vorrei più sentire la frase che qualche agente mi disse: "tanto noi li prendiamo, e poi il giudice li lascia liberi". Tu fai il tuo dovere, poi il giudice farà il suo. E se lo lascia libero, e se delinque di nuovo lo riprendi, e magari il giudice non può più liberarlo, avendo una condanna già sulle spalle.  

Non sono entrato nelle dinamiche uomo e donna, le lascio a psicologi e antropologi, la materia è complessa. Ma se vogliamo fare qualcosa di utile per la causa del dilagare di morti di donne che esercitano solo il diritto di amare chi vogliono loro, si incominci con una migliore organizzazione giudiziaria, di polizia, di presidio del territorio e, soprattutto, che si agisca al primo sentore e non se lo chiede qualcuno importante.
In questo stato ci indigniamo, giustamente, se un ministro ferma un treno per i suoi comodi, ma non ci indigniamo per la mancanza di rispetto del cittadino comune, quello che paga le tasse, che sta sempre zitto, e che chiede solo che il diritto alla vita sia uguale per tutti.