Il famoso detto cinese, che ti porta sulla riva del fiume a vedere se passa il cadavere del tuo nemico, si sta materializzando nelle vicende che stanno animando le discussioni che oggi tutti i rotocalchi richiamano all'attenzione dei lettori.

Sembra che il mondo cominci a girare alla rovescia, con plenipotenziari depotenziati, polemiche, attacchi, e persino chi si credeva intoccabile, ora toccaferro e spera di non vedere la propria testa rotolare nella cesta, come nei moti rivoluzionari francesi. 

La sentenza sulla Superlega ha scombinato le cose. E se a livello di regole e di fatti veri e propri non ha ancora sortito effetti reali e duraturi, ha comunque toccato le coscienze e le certezze di parecchi protagonisti che si credevano al top della loro forza politica, e hanno incominciato a sentire i brividi lungo la schiena. 
Le vicende si sono susseguite con velocità e improvvisa accensione di umori e di ugole che, a squarcia gola, si stanno  rendendo portatrici di malumori e contestazioni. 
La questione sembra contenere la famosa regola della legge del contrappasso! La spiegazione è quella della potenza del carattere legale e fiscale, con il quale la UEFA e la nostra FIGC, hanno regolato conti e sistemato nemici. 
Il problema è che, come tutte le questioni giuridiche, quando si vive in un regime democratico (e fortunatamente qui c'è) le regole possono essere cambiate, o meglio, interpretate diversamente. 

Per entrare meglio nel vivo della questione, tutto sembra si giochi sulla lotta tra Manchester City e UEFA, con Ceferin che lancia strali sul club inglese. Ma la risposta non si fa attendere, poiché già nel precedente, la punizione irrogata da Ceferin (o l'UEFA, è la stessa cosa), il tribunale del Tas di Losanna l'ha riscritta, delegittimando il provvedimento  del massimo organismo europeo. Nel frattempo, i tribunali inglesi e la federcalcio inglese, si sono attivate per colpire il Manchester per le violazioni del Fair Play Finanziario, con l'imputazione che arriva alla contestazione di almeno 115 norme non osservate dai Citizens. 

Anche qui, gli strali di Ceferin arrivano puntuali, pensando di avere l'atout in mano, ma la risposta sagace di Guardiola non si fa aspettare. "Aspetti che i tribunali decidano, prima di parlare!" Ed infatti tutto è ancora latente, persino la data del dibattimento, ancora da decifrare. Nel frattempo, il terremoto arriva in casa UEFA. Boban, membro del consiglio capitanato da Ceferin, si dimette ed entra in forte polemica con il patron Alexander, e lanciando accuse, se ne va! 

Nel frattempo, anche in Italia, le cose non si mettono bene! Gravina va in confusione, e Lotito e De laurentiis si fanno sentire, con liti anche pubbliche. Anche qui sembra che l'agitar o meglio "tintinnar" di manette abbia procurato qualche malumore. Il caso Osimehn comincia a preoccupare e non poco, e sembra che il self control possa scappare di mano. Il Napoli quest'anno ha già terminato in anticipo la "luna di miele". In campionato viaggia a metà classifica, i suoi migliori giocatori se ne stanno andando via, e la tegola giudiziaria non aiuta a migliorare la situazione. Un'analogia con  quello che capitava l'anno scorso ad un'altra società, preda delle manie giuridiche della FIGC e di accuse e ricatti da parte dell'UEFA. La Lazio non va meglio, anzi perderà pezzi e certezze di classifica!

E se prima qualcuno si lamentava e molti gioivano, oggi si lamentano tutti e pare che nessuno abbia motivo di sorridere. Il VAR, nato come panacea di tutti i mali, si manifesta come un mostro informe, una specie di Leviatano, di "Hobbesiana" memoria, che ingoia tutte le più grandi problematiche legate al nostro calcio. Le partite diventano spesso un focolaio di lamentele, di incertezze arbitrali e la sensazione che tutto non sia limpido, ne fa ogni giorno un casus belli. L'organizzazione arbitrale non si percepisce, anzi, la disorganizzazione pare la faccia da padrona. Le regole non si capiscono più. Vengono cambiate ad ogni riunione da parte del designatore Rocchi, ma ogni volta  il vulnus rimane, perché risolta una questione, se ne presenta un'altra.
Ma la percezione è che l'intera categoria arbitrale, eccettuati pochissimi addetti, sia proprio di basso livello. E se chi arbitra viene scelto non in base alle capacità, ma nel senso di seguire una punitività mirata, ed allora si evince che il sistema non funziona più.

Ci sarà molto da lavorare, ma la politica è latitante, e si limita a balbettare, sciorinando auspici, impressioni, ma di vere decisioni e di idee chiare, nessuna ombra. Il nostro Paese si sta specializzando nel perdere pezzi, come l'EXPO, dove Roma è stata surclassata da tutti gli altri partecipanti, per non parlare  delle Olimpiadi invernali, dove regna ancora l'incertezza e la mancanza di impianti adeguati. E il 2026 si avvicina velocemente! Perdiamo pezzi di industria, e le migliori aziende produttive vanno all'estero. Ha ragione la Meloni a lamentarsi, ma con le lamentele non si arriva a nulla. Bisogna fare un esame di coscienza collettivo, e guardare cosa non funziona veramente nel nostro paese e di converso, nello sport.  Sarebbe forse l'ora di mettere nei posti chiave dirigenti competenti e non amici conniventi. Gli "yessmen" non ci servono, anzi, fanno danni. Bisogna ancora rimettere mano nelle regole di giustizia sportiva, e non solo di quella ordinaria. I mali della nostra nazione sono sempre nella scelta degli uomini che ci comandano, sia politici che di settore economico e finanziario, per non dire industriale...

Per ultimo metto la situazione in Arabia. No, non parlo di guerra, ma di campionati. Pare che anche qui l'infatuazione del bel mondo dorato dei soldi e di nuove esperienze professionali si stia arenando in un continuo scontento da parte di chi era abituato ad altri palcoscenici. Molti giocatori si ritrovano in squadra con altri compagni che in Italia a malapena giocherebbero nei dilettanti, gli stadi sono mezzo vuoti ed il pubblico scarso, che va a vedere le partite, incompetente. Il prospettato seguito augurato dalle autorità saudite, non si è avverato. Le leggi restrittive della società islamica sono spesso un problema per chi era abituato al vivere occidentale.
Insomma un flop, e qualcuno tornerà indietro. Ma quel che è certo, molti non andranno più a cercare soldi e oro dove a quanto pare i sacrifici sono superiori ai benefici. E questo qualcuno lo aveva già pronosticato, ma come si fa in questi casi, pochi hanno ascoltato!

Auguri a tutti, e come diceva De Andrè, soprattutto a chi c'è cascato.