Il giro nelle bancarelle dei mercatini è una passeggiata che spesso ci porta a visitare tanti oggetti, spesso inutili, ma che vorremmo lo stesso acquistare. Si guarda da ogni parte, cercando di capire con chi abbiamo a che fare, se per caso il venditore è degno della nostra fiducia, oppure ci fidiamo della nostra competenza, incalliti esperti di antiquariato e cianfrusaglie di altri tempi. Ed il rischio è dietro l'angolo, quello di avere preso un bidone, oppure solamente di avere acquistato qualcosa che non ci è utile, magari persino un doppione di quello che abbiamo già in casa.

Ed il mercato di riparazione, quello calcistico di gennaio, è sia un'occasione che un rischio. Sappiamo che i budget sono ormai risicati, e pochi possono veramente spendere. Sappiamo anche che chi vende vuole monetizzare il maggior importo possibile, e siccome la liquidità è scarsa, i pagamenti vengono richiesti in tempi brevi. L'altro rischio è quello di prendere un giocatore che non è utile alla causa della squadra, oppure che non sia in perfetta forma fisica, quindi con rallentamenti di inserimento nel gruppo, con la fine della stagione che si avvicina, e il momento cruciale in piena bagarre di classifica. Sbagliare un acquisto è spesso letale, sia per l'immobilizzo delle somme sborsate, che dell'impossibilità di migliorare la situazione, anzi peggiorarla. Spesso per fare cassa, ci si libera di giocatori che si ritengono in esubero, per poi accorgersi che se rimanevano era meglio.
Ed in questo clima di caccia alle streghe, con il Governo che ci riserva un altro colpo di grazia con la fine del decreto crescita, la vita diventa più difficile. Il risparmio fiscale era una specie di vantaggio sulle squadre estere, dove pare ci sia più abbondanza di risorse, ma una tassazione più incisiva. Ed anche la fine del vincolo sui giovani calciatori, potrebbe portare un altro colpo di grazia alle società, costringendole ad una gestione più accurata delle risorse e dei giovani che si vogliono fare crescere, aumentando le spese e gli ingaggi per i calciatori più giovani, che comunque fino a 15 anni sono liberi uccelli di bosco, potendo trasferirsi da una squadra all'altra senza rimborsi adeguati alle spese di preparazione che le società sostengono annualmente. 

Comunque la fine di questo vincolo se da una parte danneggia le squadre professionistiche, diventa un buon affare per le società dilettantistiche. Infatti dove la "pecunia" non viaggia e la casse sono vuote per evidente scarsità di risorse finanziarie, la possibilità che giovani calciatori si possano svincolare da una situazione di difficoltà ambientali e di squadra, è un atto di giustizia. Ho il  ricordo di giovani che, davanti all'intransigenza di società poco avvezze al bene dei giovani, hanno costretto questi ragazzi a fermarsi, anche solo per qualche anno, ma ricevendo di fatto un brutto colpo alla loro crescita fisica e tecnica di calciatori. E talune società non rilasciavano i nulla osta per potere vantare vivai numerosi ed entrate di quote associative, con le quali mantenevano soprattutto le prime squadre, dove seppure a livello dlettantistico, qualche soldo circola. 

Tornando al mercato di gennaio delle squadre professionistiche, sembra che di "botti" non se ne registrino. Il mercato si concentra soprattutto su quei giocatori che sono ai margini di importanti club come in Premier, ad esempio, con formule di prestiti, spesso anche con sostegni agli ingaggi, normalmente fuori portata dei nostri normali  parametri. 
Sappiamo che la Premier, vive una sua superlega personale da diversi anni, dove gli introiti da televisioni e sponsor sono miliardari e l'influenza di fondi sovrani ben tollerati da una Uefa sempre più clientelare, e vicina ai soldi dei potenti, permette senza vergogna: altro che calcio del popolo!

Agnelli, quando ideò la Superlega, aveva una visuale di lungo periodo e di pragmatismo. Aveva capito che Ceferin era il sovrano, non illuminato, ma sicuramente coperto di soldi da parte di chi voleva avere il potere di vincere e di prosperare. E tutto questo a danno di chi giornalmente arrancava sotto la scure di un Fair Play finanziario, tutto sulla carta, ma non nei fatti concreti. Ed Agnelli aveva anche capito che fin che Ceferin comandava, la Juventus, ma non solo, qualsiasi squadra italiana, non avrebbe vinto nulla in Europa.
E alcuni fatti sia arbitrali che a livello di sanzioni lo testimoniano. Ha pagato senz'altro un prezzo molto alto, ma ora i fatti lo confortano, e se non è uno sceicco, è sicuramente un uomo ricco e con buoni agganci. La vittoria della sentenza a favore della Superlega è un suo cavallo di Troia.
E chi dice peste e corna contro la Superlega, non si accorge che il vento cambia e può diventare bufera. Le nostre società sono strozzate da debiti, ed anche le più virtuose si accorgono che in un mercato di poveri non si mangia molto, e che se si sconfina, la concorrenza estera ti rende povero come gli altri. La nostra Lega, in mano a conniventi con il potere dell'Uefa ( o di Ceferin, è lo stesso,  non sa più come fare ad uscire dall'impasse creato dalla visione da manuale Cencelli che hanno avuto finora.
Il processo farsa contro la Juventus ha scoperchiato problemi enormi. Il primo, che ora la Juventus è obbligata a non comprare per qualche anno sul mercato interno, e a danno di chi veniva ben mantenuto dai soldi di "Madama".  In secundis, che i bilanci ora devono tutti sottostare a severe condizioni, e dopo quello accaduto ai bianconeri, ogni permessivismo verrà stigmatizzato e non poco da chiunque. Avere riformato il calcio in un ambito finanziario potrebbe essere giusto, ma avere lasciato le regole della giustizia sportiva in un limbo senza capo nè coda, è un atto di prepotenza politica, e di incapacità di governare con la dovuta democrazia, perché quando si governa con il boia, non ci può essere giustizia.

Il mercato di gennaio sarà quindi all'insegna della creatività, di impegni futuri non troppo onerosi, e di ricerca di future stelle. Ma anche questi giovani  pare costino più di giocatori esperti ed affermati. Ed alcuni di loro hanno ormai valicato il confine, attratti da soldi e consentendo alle società nostrane di vendere a peso d'oro a chi non si preoccupa di spendere. Talune valutazioni sono esagerate, ma come al gioco del poker, se togli agli altri le carte migliori, puoi mantenere il potere tecnico e di crescita di squadra. Se poi il ragazzo non sfonda, lo si può sempre rivendere a qualche altra società, magari tacendo le condizioni fisiche, oppure sperando che risorga a quelle premesse che lo avevano visto alla ribalta del mercato di acquisto, prestandolo a società disposte a farlo giocare. Se poi c'è qualche perdita, da qualche parte si recupera. E le possibilità sono negli sponsor e nelle capacità di vendere bene altri giocatori con mercato, cambiando anche metà rosa, ciò che in Premier è molto facile avvenga.
Poi, come accade anche ai migliori, qualche danno lo si compie. Si veda il Manchester United, che ha pagato Onana a peso d'oro e che ora lo vorrebbe rivendere, protagonista di danni colossali. Un affare per l'Inter, che ha speso  molto meno per  Sommer, ma che garantisce un rendimento superiore. E' la creatività (spesso anche la fortuna) che può aiutare. E comunque anche le squadre inglesi, seppure ricche, dovranno fare attenzione a come spendono, perché se sbagliano ad acquistare giocatori e venderne degli altri, i soldi non sono eterni, prima o poi  finiscono e se i risultati non arrivano, altri denari languono. 

L'UEFA è ormai in difficoltà, avendo trovato un potere più forte, quello delle regole europee. E' la garanzia di un vero tribunale, che si concentra sui diritti sanciti da regole comunitarie condivise da tutti, che si basano sulla concorrenza, dell'abbattimento dei monopoli di diritto e di fatto, e di sollevare le questione legate ad ingiustizie sia di giudicato che di merito sociale, garantendo la sopravvivenza di valori e di rapporti onesti e duraturi.
Dove il sopruso è un'arma potente in mano a pochi, il diritto di resistenza, formulato anche da Tommaso d'Aquino, diventa il pretesto per una rivoluzione sanguinosa e senza quartiere.
Forse sembra esagerato questo commento finale, ma ricordiamoci che il calcio amministra somme di denaro enormi, e dove c'è il denaro, si possono commettere le peggiori bassezze umane.