Sì, Paolo di Tarso ci passa questo termine, nella lettera ai Filippesi, nella quale esorta ad annullarsi, annientarsi in Dio. E l'allocuzione greca viene traslata nella nostra letteratura latina divenendone un esempio grammaticale e filosofico. 

Cosa c'entra questo con la nostra bistrattata questione calcistica? Beh, c'entra, c'entra! Noi Italiani, siamo la culla della civiltà, e del Tafazzi, personaggio inventato da Giacomo, del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, il quale si esibiva in un continuo martellarsi i "maroni" a ritmo di musica, deambulando a destra e manca. 

Ecco, il nostro calcio è un esempio di vari Tafazzi, presi e confezionati nell'assoluta ricerca del peccato ad ogni costo, da condannare, anzi severamente punire, per dimostrare che sappiamo fare le cose giuste, ed abbiamo una reputazione intonsa, frutto di un substrato organizzato in sovrastruttura giuridica e morale. Chi poi debba fare da sovrastruttura è un dato ancora molto controverso. Non si capisce con quali regole o meglio, con quali interpretazioni di regole, ed ancora, di quali codici di regole, si debba procedere al controllo della regolarità sportiva ed amministrativa del mondo pallonaro. 

Sembra che tutto sia confuso e distorto. Voglio sollevarvi lo spirito: è ancora peggio di questo! Sono almeno trent'anni se non di più, che ci sono regolamenti di conti, sotterfugi, irregolarità palesi mai sanzionate e piccole situazioni neanche giuridicamente rilevanti che diventano un'arma a pistola fumante contro chi si vuole colpire. Gli esempi di calciopoli, e recentemente, dei casi di plusvalenze e bilanci sotto esame, portano alla conclusione che se qualcosa andava storto, il comitato per la moralizzazone, ovvero la giustizia sportiva, ha usato in taluni casi scimitarre a doppia lama, mentre in altre ha perdonato che nemmeno Gesù avrebbe perdonato meglio! Mi perdoni il mio buon Signore, ma l'esempio calza a pennello.
Quel pennello che ha scritto di rosso su alcuni ed ha invece cancellato con candido biancore le anime di talaltri, forse più simpatici e meno inclini a vincere, cosa che è vergognosa se diventa una potenza troppo esponenziale e la superiorità tecnica e organizzativa deve essere penalizzata, o meglio debilitata, per riassettare lo sbilanciamento tecnico in atto.
Si punisce chi, tutto sommato ha fatto operazioni di mercato in economia usando asset già esistenti, come è avvenuto con le plusvalenze. E nemmeno l'asserita trasparenza che le operazioni non solo erano lecite, ma congrue, ha permesso di sfuggire alla tagliola giustizialista. Diventa un fatto incomprensibile che altri, sorpresi nella stessa situazione si proclamino attori di giochi fittizi, ma non si prendono in considerazione. E tutta questa lotta a dir poco capziosa, ci sta consegnando un calcio italiano debilitato, impoverito, e per nulla migliorato nella moralizzazione e nella garanzia della sportività di chi prende parte alla kermesse. I nostri campionati, grazie alle nostre "sparate", non interessano le piazze estere, o se interessano, devono costare importi svalutati, e quel che è peggio, retrocedono l'audience  dietro a campionati inglesi, tedeschi, francesi, ed ora anche arabi. Complimenti alla dirigenza! 

Ma quel che sembra un fatto non importante è la nascita del nostro impasse odierno. 

Tutto nasce con le scommesse degli anni ottanta, quando si colpirono giocatori importanti senza pietà, menando anche solamente il più vago sospetto, o peggio ancora l'indiscrezione giornalistica. In quel momento fu azzerata la nostra Nazionale, e le squadre italiane all'estero prendevano "scoppole" incredibili. nello stesso periodo, in Germania capitò un caso simile, ma i teutonici, più pratici di noi, misurarono meglio la questione, sapendo che a rovinare una carriera si fa presto, e che se poi uno è innocente, il danno non si cancella. Inoltre, distruggere il calcio tedesco non conveniva, soprattutto in assenza di vere prove, ma di fatti solo indiziari.
E così, la Germania ci vinse in casa l'Europeo del 1980, visto come la nostra Nazionale era dimessa.
Ma non contenti, ripetemmo il favore nel 1990, dieci anni dopo, e si trattava stavolta del Mondiale, sempre in casa nostra. Anche qui si scatena la caccia all'uomo, denunce e squalifiche di molti giocatori, tra i quali Manfredonia  e Signori, giocatori importanti della nostra selezione. Una ventina di anni dopo, saranno assolti dalla giustizia ordinaria. Nel frattempo, carriera finita e danno tecnico e finanziario per le squadre di appartenenza e danni patrimoniali agli stessi soggetti. E la Germania rivince, ma il Mondiale!

Ed oggi, si prospetta un altro copione, con giovani calciatori, con un futuro da campioni, che vengono sorpresi a giocare online, quello che tutti i giovani fanno attirati dalle facili pubblicità, e forse dalla loro insicurezza giovanile e di troppi soldi nelle tasche. Probablmente alcuni di loro sono caduti nella ludopatia, ovvero la malattia del gioco. 

E se pensiamo che nel nostro Paese i bar guadagnano più dalle macchinette mangiasoldi che dalle vendite di bibite e di caffé, non c'è molto da stupirsi. Se guardiamo una qualsiasi partita di calcio alla televisione, prima dell'inizio dei matches, si affacciano gentili e prosperose signorine che ci informano sulle quote delle scommesse collegate all'evento.
Abbiamo motivo di lamentarci? Forse lo Stato non è connivente? Non ci guadagna? Ed allora se i giovani si mettono a scommettere perché biasimarli? Ah, è vero, non possono scommettere su partite del campionato di calcio, ed alcune piattaforme sono illegali. Ma questo vuol dire che hanno la capacità di alterare il risultato delle partite del loro campionato? Oppure di quello inglese, o arabo? 

Questo va provato, soprattutto se si evince che taluni di costoro sono in perdita con le scommesse, quindi se alterano i risultati, lo fanno proprio male! Magari si divertono a perdere, ma lo escludo a priori! 

La ludopatia è una delle piaghe di questa nostra società, e si aggiunge ai problemi di droga, prostituzione e delinquenza di vario tipo. Ci sono famiglie rovinate dal vizio del  gioco che ha pervaso uno dei componenti del nucleo famigliare. Mi ricordo di donne che aspettavano l'apertura della banca per prelevare quasi tutti i soldi al momento dell'accredito dello stipendio per evitare che il coniuge si mangiasse tutto in pochi giorni. 

Da lì il passaggio all'usura è un passo breve e spesso conseguente. E aggiungiamo danno a danno. Fortunatamente ci sono unità antiusura che possono agire e combattere il fenomeno. Chi svolge l'attività di usuraio, ormai ha poche chance di farla franca. La legge si è evoluta e agisce con severità verso questi soggetti che derubano chi è in stato di necessità. Chi è caduto nel baratro, può rivolgersi alla polizia, o ai carabinieri, che dispongono di squadre speciali dedite alla lotta di questa attività criminosa.

Ma vorrei tirare le orecchie al nostro mondo sportivo in generale.
C'è sempre la storia del doping, e sembra che nessuno, tranne qualche sprovveduto che ci è cascato, si aiuti con sostanze dopanti. Per anni abbiamo avuto giocatori pieni di cocaina, e lo sapevano tutti, eppure nessuno ha battuto ciglio. Ciclisti che stravincono e che anni dopo vengono scoperti di avere usato sostanze proibite. E gli altri? I secondi? Cosa devono dire? Oppure anche loro prendevano la dolce pastiglietta della pubblicità? E secondo me alcune partite del calcio europeo sono molto sospette, perché alcuni giocatori sembrano eccessivamente dotati di forza e resistenza! Atleti che nella partita successiva o si accomodano in panchina, oppure si afflosciano in campo come palloni sgonfi.
Forse non si vuole scoperchiare il vaso di Pandora? Ma allora quale ipocrisia ci vorrebbe governare? Quale organismo ci può garantire l'onestà e la valorizzazione dei princìpi dello sport? 

I ragazzi che sono caduti nella trappola del gioco forse hanno solo fatto una stupidaggine, oppure sono stati contaminati dal demone del gioco, ma in entrambi i casi, sono dei giovani ai quali si deve salvaguardare il futuro, punirli se è il caso, ma non distruggerne le carriere.
Ed ancora, vanno aiutati, condotti per mano e spiegargli che sono ragazzi fortunati, perché ci sono oggi ragazzi che non solo non hanno soldi, ma non sanno neanche se domani saranno vivi, e a Gaza lo sanno benissimo. 

Non buttiamo l'acqua sporca con il bambino dentro! Sarebbe un "cupio dissolvi", a danno nostro e del movimento calcistico!