L'ultima intervista di Allegri ha ribadito il concetto che oggi tutti hanno delle vicende arbitrali. Mai come ora la situazione arbitri è confusa, ed il VAR invece di dissipare dubbi, ne alimenta di altri, ancora più inquietanti.
Già dall'anno scorso, in quel Juventus-Salernitana con il Var dimezzato, senza immagini chiave e con la supponenza arbitrale che ha "rubato" due punti forse essenziali per la  Juventus, si ebbe la sensazione che qualcosa non girava per il verso giusto. 

Il VAR è nato come supporto tecnologico per gli arbitri, e per tutti è stato un salutare passo in avanti della categoria arbitrale, che ha finalmente respinto la propria autoreferenzialità, a favore di uno strumento che poteva correggere la decisione sul campo, quando errata.
Eppure già alla sua prima occasione, fece un bel buco nell'acqua. Mi riferisco al famoso fallo di rigore di Criscito su Totti, in un Roma-Juventus di qualche anno fa. Se il rigore era solare, era però anche solare la posizione di partenza di Totti, in netto fuorigioco. Si lasciò da parte ogni polemica (in effetti quando si penalizza la Juventus va sempre bene), e si disse che lo strumento andava perfezionato.
Ma non era lo strumento che difettava, ma la preparazione degli addetti al VAR, arbitro compreso. E lo strumento si definì subito in un ambito soggettivo, e non oggettivo.  

Ma cosa è oggettivo e cosa invece non è soggettivo? Un dato oggettivo è ad esempio, proprio ciò che non passa dal VAR, ovvero la gol line technology, che consiste nel superamento della palla della linea di porta. Quando avviene, le proteste non si vedono, perché il dato è oggettivamente esatto ed imprescindibile. Risulta invece oggettiva la valutazione del rigore, se è fallo, se è dentro o fuori area, e persino se la palla ha passato o non ha passato la linea di fondo. 
Perché è soggettivo? La risposta è semplice, come nel fuorigioco "semiautomatico", si ha la sensazione che le distanze vengano "adeguate" con movimenti non tecnologici, ma di posizione in frame (che parola mostruosa) e l'esatta partenza dell'azione.
Nel caso di Kean, contro il Verona, il tacchetto "maledetto" ha inciso nell'annullamento del gol per fuorigioco. Ma secondo alcuni osservatori, si può essere sicuri che il "frame" abbia colpito nella modalità esatta di partenza dell'azione? No, direi che i dubbi rimangano, e pure diabolici.
Chi può effettivamente concepire senza ombra di dubbio che un pallone sia stato calciato in un dato tempo, oppure in un'infinità di frazioni di secondo dopo? Nessuno! Allora, non sarebbe più semplice fare come di solito si fa nelle situazioni ricorrenti anche nelle leggi, dove esiste un ambito di tolleranza, come nel caso del'autovelox? Perché il tacchetto o il naso in fuorigioco, ci consente un'ilarità senza contegno. Eppure in taluni casi, il braccio è considerato non in fuorigioco! Allora mettiamoci d'accordo su cosa è, e su cosa non è fuorigioco, e meno male che i giocatori non giocano nudi, altrimenti chissà cosa andrebbe in fuorigioco, specialmente se chi gioca è un ex attore porno!
La battuta viene spontanea, perché se si prende la cosa dal lato comico, va bene, ma se si entra in un ambito di sospetti (e ce ne sono molti), allora non ne usciamo più. 

L'impressione è che lo strumento, più che un supporto per gli arbitri, sia diventato un'arma a favore di chi vuole falsare il campionato, e molti indizi porterebbero a questa conclusione.
Una squadra viene quasi sempre salvata dal VAR, mentre altre vengono sempre penalizzate. Ci sono partite in cui il VAR interviene in continuazione, mentre in altre sembra che in sala VAR stiano sonnecchiando, e, più che al VAR, sembra che siano tutti al bar, tra un caffè e l'altro, magari discorrendo di calcio e donne.
C'è un altro aspetto che mi lascia perplesso, ed è che se l'arbitro viene chiamato al "review", debba sempre prendere la decisione che gli prospetta la squadra di Lissone (poi perché cosi distanti, boh?).

Io penso che un arbitro con personalità possa anche visualizzare, ma poi rimanere dell'opinione precedente. Così sembra un atto di potere occulto, dove chi sta nell'ombra ti ordina cosa devi fare. Come se l'arbitro fosse un burattino senza fili, in modalità  wireless.
Un altro problema è capire cosa è, e cosa non è rigore! Ad esempio, se un difensore calcia la palla e l'attaccante gli mette davanti il piede, per me non è rigore, ma semmai fallo di ostruzione dell'attaccante, per giunta gioco pericoloso! Ma allora cosa si deve fare?

Un paio di cose soprattutto.
La prima: la certezza delle regole e dell'ambito di applicazione delle stesse.
La seconda, una migliore concezione di squadra arbitrale. E come una squadra deve lavorare in armonia, non caratteriale, ma di atteggiamenti e di conoscenza delle regole. Quindi ci vorrebbe una preparazione più adeguata, ed alcuni stages più accurati sulle situazioni di campo. Per esempio, i collaboratori dell'arbitro, detti comunemente guardalinee, dovrebbero essere più ascoltati, come ad esempio l'anno scorso nel fattaccio dell'immagine del Var che si dimenticava di Candreva che passeggiava sulla linea di fondo, sfuggito a tutti ma non al guardalinee.
La sua figura può essere un'altra fonte interpretativa di valore. Anche perché è sul campo, ha una visuale di linea di gioco e non deve correre per tutto il campo. Un altro elemento è il non intervenire del VAR su di un aspetto secondo me importante: le simulazioni! Gli addetti al VAR, quando un Faraoni si butta a terra tarantolato, e poi vede che prende gol e si ributta a terra tarantolato, dovrebbe indurre l'arbitro a notare la scorrettezza, che è indice di mancanza di lealtà sportiva, articolo 1 del regolamento del calcio. E durante le partite sembra di essere in un lazzaretto, dove tutti cadono, risuscitano, e manca solo il martirio per raggiungere la santità! Da ex giocatore, capisco ed approvo la piccola furbata, il farsi fare fallo in situazioni particolari, ma certe sceneggiate non riesco proprio a condividerle!

In questa capziosità continua e scellerata, si ha l'impressione del difetto italico per eccellenza: tante leggi e sempre con la piega favorevole per i furbi, o per i raccomandati. Avevo detto che gli arbitri possono salvare il calcio, e non scherzavo. Così come una buona e illuminata magistratura può salvare una convivenza civile, una categoria arbitrale finalmente serena e libera di lacciuoli e trasporti ideologici, può rimettere il calcio nei binari di quello che deve essere, uno sport. E le partite devono vincerle i giocatori, e non il VAR. 

Per concludere, "chapeau" a Mister Allegri, il quale prima ancora di altri commentatori ha individuato il problema, ed indicando l'oggettività e la soggettività ha riproposto il problema atavico del nostro calcio: gli arbitri sono persone, essere umani con debolezze e inclinazioni. E vanno rispettati, ma il rispetto lo si merita sul campo!

Allegri ha poi preso in giro tutti, arbitri, dirigenze di altre squadre e dirigenza della Lega calcio. E fa bene, perché come in un regime  dove non puoi dire quello che pensi, lo si può fare capire ugualmente con un "grammelot" degno della memoria di Dario Fo, quando si diceva tutto senza dire nulla. Ed il suo "Mistero Buffo" ne era una rappresentazione teatrale intelligente e divertente.
Forza, cerchiamo di ridere di più e piangere di meno!