In questi giorni stiamo osservando con un occhio di riguardo le partite di qualificazione al prossimo mondiale in Qatar, soprattutto per il fatto che queste rappresentano l’ultimo raduno, l’ultimo banco di prova, per la nostra ma anche per le altre nazionali, prima del ritiro di giugno per l’europeo. Si cerca quindi di capire quali siano le gerarchie all’interno del gruppo di Roberto Mancini e chi saranno i 23 a partire alla volta del primo torneo internazionale sotto la guida del nuovo c.t. Oltre però alle vittorie della nazionale maggiore contro Irlanda del Nord e Bulgaria, abbiamo potuto assistere alla fase a gironi dell’europeo under 21, in cui, fortunatamente, l’Italia è riuscita a strappare il pass per i quarti di finale, che si terranno i primissimi giorni di giugno. In attesa di scoprire l’avversaria dell’Italia, che sarà la prima classificata del gruppo D, quindi una tra Portogallo, Croazia e Svizzera, dedicherei qualche ragionamento riguardo le tre partite degli azzurrini in questa prima parte di europeo e soprattutto a un confronto con le altre nazionali, indirizzato a pesare il livello dei nostri giovani e in generale del nostro movimento giovanile.

IL GIRONE DELL’ITALIA

Innanzitutto, è importante sottolineare quanto il passaggio alla fase a eliminazione diretta sia un grande risultato, che serviva e fa bene al gruppo e in generale al nostro movimento, e lo si è visto dalla grande esultanza dei nostri ragazzi al temine della grande vittoria di ieri sera contro la Slovenia. Una Slovenia che si è dimostrata la selezione meno pronta e meno forte del nostro girone, ma gli azzurrini hanno ugualmente avuto il merito di domarla con una prova quasi perfetta, nella quale, oltre al risultato di 4-0 (che avrebbe potuto essere anche più rotondo), hanno dominato completamente la partita, rendendosi pericolosi fin dalle prime fasi e non concedendo quasi nulla, se non un tiro in porta nel primo tempo, deviato però in angolo da Carnesecchi, uno dei grandi protagonisti di questa prima parte di spedizione.

Resta comunque vero che le prime due partite dell’Italia non sono state altrettanto brillanti, ma, considerando che gli avversari erano di tutt’altro livello, io vedrei il bicchiere mezzo pieno in questo caso. Nella gara d’esordio contro la Repubblica Ceca la prestazione azzurra è stata abbastanza sottotono, anche se valorizzata da alcuni sprazzi di qualità, come quello del gol confezionato da Cutrone e Scamacca. Sprazzi di grande qualità che però non hanno portato alla vittoria, a causa di un momento di calo in cui è arrivato lo sfortunato autogol di Maggiore, che è stata l’unica rete subita dall’Italia in queste tre partite. Contro la Spagna la partita è stata forse migliore nel complesso, con il confronto fra due nazionali forti che ha portato un equilibrio mai sbloccato, nonostante diverse buone occasioni. Forse la Spagna ha mostrato un gioco migliore e più corale, ma è anche normale per ragazzi che da quando hanno 10 anni sono abituati a giocare a uno/due tocchi nello stretto e in velocità. Nonostante ciò, Carnesecchi ha sempre risposto (un paio di volte miracolosamente), la nostra difesa ha tenuto alto il nome della scuola difensiva italiana, ma in generale tutta la squadra se l’è cavata contro una squadra presentata come più forte, perché più esperta e più pronta.

Infine, va citato il gran lavoro svolto in quest’ultimo biennio dal c.t. Paolo Nicolato, che, oltre a riuscire a schierare la squadra in maniera efficace e organizzata, ha instaurato con questi ragazzi un rapporto anche umano che sta alla base dei successi di questo gruppo, e penso che tutto questo si sia visto nel momento del grande abbraccio con capitan Cutrone, che dopo essersi sbloccato dopo un periodo difficile a livello personale, è subito corso a cercare un uomo che, insieme a tutti i suoi compagni, vede come un importante punto di riferimento.

IL GAP CON LE ALTRE

Ma oltre a quello che ci ha detto questa fase a gironi, vorrei proporre una riflessione a livello un po’più generale per quanto riguarda il movimento italiano giovanile. Se con l’avvento di Mancini è risuonato forte e chiaro il messaggio di puntare forte sui nostri giovani, questo messaggio ha dato effetti, anche abbastanza nell’immediato, per quanto riguarda la nazionale maggiore, che ora può contare sulla colonna del presente e del futuro formata dai vari Chiesa, Zaniolo, Locatelli e Kean. Ma se analizziamo la rosa della nostra under 21, per non abbassarci alle categorie inferiori con ragazzi ancora troppo giovani, vediamo che ci mancano giocatori di status importante almeno a livello nazionale, e che quindi, a livello giovanile, il gap con le altre nazioni è ancora ampio. La rosa dell’under 21 è composta da ben undici giocatori (contando anche Ricci, tornato a casa a ritiro in corso) impegnati in serie B, e di quelli che giocano in serie a, solo sei o sette giocano con regolarità. Di qualità ne abbiamo e si è visto sul campo, ma l’analisi sulla rosa ci dice anche che su questi prospetti non è che si punti poi così tanto. Un modello in questo senso deve essere la Francia, che ha una under 21 quasi da Champions League, con nomi da tanti anni nel giro del calcio che conta, con valutazioni stellari, con più presenze e minuti anche in squadre di alto livello. Chiaramente le nuove generazioni francesi sono frutto di un lavoro a lungo termine avviato da almeno un decennio, ma anche guardando a squadre più alla portata, Portogallo, Olanda, Spagna e Inghilterra, hanno rose più esperte della nostra, che a mio avviso, non ha comunque nulla da invidiare a queste ultime in quanto a risorse, che grazie alla grande passione per il calcio nel nostro Paese, continuano ad esserci in abbondanza, ma spesso servono per scaldare la panchina, per fare plusvalenza, per essere coinvolte in convenienti scambi, senza poi mai avere le possibilità che meriterebbero. Quindi, sì, lavoriamo per migliorare i settori giovanili, ma che siano effettivamente un serbatoio per le prime squadre. Si possono trovare anche cento talenti cristallini, ma se poi si ha paura di farli giocare e si preferisce comprare dall’estero non ci lamentiamo se mancano gli italiani forti.