Sono passati poco più di due anni dall'inizio dell'era Friedkin a Roma e questa ventata d'aria fresca sembra aver già portato il pianeta giallorosso verso un'altra dimensione. Era il 2 agosto 2020 il giorno in cui iniziava la seconda vita a stelle e strisce della Roma, dopo la prima firmata James Pallotta: nove anni dal 2011 al 2020 che possono essere certamente ricordati per grandi soddisfazioni e per il passaggio di grandi giocatori, ma avari di vittorie. L'attuale gestione invece è già stata in grado di tornare a mettere un trofeo in bacheca, spezzando un digiuno che durava dal 2008. Ma oltre a questo, stiamo iniziando a renderci conto delle dimensioni che sta assumendo il progetto dei Friedkin, che hanno fin da subito considerato la vittoria della Conference League come un punto di partenza per tornare stabilmente nell'Europa che conta, grande obiettivo per la stagione che sta arrivando. I colpi ad effetto di Dybala e Wijnaldum sono solo la naturale evoluzione del lavoro ambizioso dei presidenti Dan e Ryan Friedkin, due che si vedono poco, che rimangono nell'ombra, ma che, a differenza di altri ricchi proprietari stranieri, sono sempre vicini alla squadra, vivono e lavorano a Roma, respirano l'aria della capitale e hanno capito che la piazza è quella giusta per provare a fare qualcosa di entusiasmante.  

Com'è nata la nuova Roma - Innanzitutto la nuova proprietà ha scelto gli uomini che avrebbero formato la nuova dirigenza. In questa fase è stato messo il primo tassello fondamentale nel quadro della nuova Roma: l'arrivo del direttore Tiago Pinto. Arrivato da un'esperienza molto positiva al Benfica, ha sposato a pieno il progetto Roma e, allo stesso tempo, gli è stata data totale fiducia da parte dei Friedkin, che finora sono sempre stati ripagati nelle sessioni di mercato. Con pazienza i Friedkin hanno continuato a lavorare anche dopo il mesto settimo posto della loro prima stagione. Questa volta la mossa, molto più inaspettata, è stata quella della scelta del nuovo allenatore, un altro portoghese dopo il non confermato Fonseca: José Mourinho. Fonseca era stato chiamato dalla vecchia proprietà e, nonostante avesse espresso un buon gioco, il settimo posto finale ha convinto i Friedkin a rinnovare anche in panchina e a optare per la top class. Ciò che ha portato Mourinho lo si è visto nel corso di questa stagione ed è la base per una Roma solida nelle prossime. Un allenatore abituato a vincere e intenzionato a non perdere le proprie buone abitudini. Si è dato tre anni per lottare per lo scudetto e dopo solo uno la sua squadra è molto più competitiva rispetto a quando aveva firmato.

Lo Special One è stato fin da subito molto più esigente dei suoi predecessori, sia nei confronti dei calciatori giallorossi che della società. Non ha mai nascosto le insoddisfazioni per gli elementi considerati non adatti alla sua squadra e ha chiesto alla società di darsi da fare per rinforzarla, con Tiago Pinto che già a gennaio si era mosso per accontentare il tecnico. Il capolavoro di Mou nella sua prima stagione nella capitale però è stato fatto in campo europeo. Ha saputo trasformare la Conference League, che era vista come una condanna dopo una stagione fallimentare, in un'occasione per regalare ai tifosi un trofeo prestigioso e alla squadra la consapevolezza di poter lottare per questi obiettivi. Il seguito di questa svolta sta arrivando nelle ultime settimane di calciomercato. Ad un allenatore vincente andava data una rosa competitiva, quando anche questa ha vinto serviva alzare l'asticella. Detto fatto. I primi arrivi sono stati Matic e Celik, un fedelissimo di Mou e un buon rincalzo d'esperienza anche internazionale. Poi sono arrivati i colpi pesanti, i campioni che vendono le magliette e esaltano la tifoseria, prima Dybala, accolto come raramente si era visto nel calcio italiano e *Wijnaldum, che soli 3 anni fa vinse la Champions League col Liverpool da assoluto protagonista. A questi andranno aggiunti probabilmente Belotti e un altro difensore valido, senza considerare un Abraham che si deve consacrare e la permanenza non scontata di Zaniolo. Insomma, una campagna mercato da sogno ma condotta in maniera seria e intelligente, vendendo bene e mantenendo il monte ingaggi entro limiti della scorsa stagione. Una società sana che col suo allenatore e le sue stelle promette di diventare super anche in campo, per far esaltare quella magica tifoseria che la rende "Special".