È finita. Cristiano Ronaldo non è più un calciatore della Juventus, c’è l’ufficialità. Lui torna al Manchester United dopo dodici anni, e intanto a Torino è già cominciato il casting per il dopo CR7. Il blitz di Mendes a Torino ha spiazzato la Juventus, che ormai con le spalle al muro si è trovata costretta a dare il via libera alla cessione del portoghese, accontentando il ricco procuratore, che, come sempre, si dimostra più forte delle società stesse e quindi libero di spostare tranquillamente le sue pedine da un club all’altro.

Non biasimo Ronaldo per la sua voglia di cambiare aria, è il migliore del mondo e merita perciò di giocare nelle migliori squadre del panorama europeo, e al momento la Juve non è tra queste. La fine di questo rapporto era quindi ormai arrivata, e le colpe sono sia del giocatore che della società, estremamente diversi, ma legati da un matrimonio che doveva giovare ad entrambi, che è stato bellissimo, ma da cui non esce bene nessuno. L’idillio si basava sulla cosa che più accomuna il cinque volte pallone d’oro e i bianconeri: l’ambizione. Due tipi di ambizione però diversi e che infatti non si sono trasformati in un obiettivo comune. L’ambizione bianconera era diventata ossessione, ossessione di vincere la Champions, quella coppa che manca a Torino dal 1996 e che è sfumata per ben sette volte in finale, ossessione che ha portato all’esborso più caro della propria storia per prendere l’uomo Champions per eccellenza, Cristiano Ronaldo. Anche lui ha accettato questo matrimonio spinto dalla sua grandissima ambizione, che è diventata egoismo. L’ambizione di vittoria di Ronaldo non è mai mancata un secondo in questi tre anni, ma è mancato il voler vincere con la squadra e farlo per la Juventus. Dei cento e passa gol di questi tre anni Ronaldo non ne ha segnato nessuno per la squadra, ma tutti per infrangere record, migliorare statistiche, arrivare a trofei individuali o anche di squadra solo per ampliare il proprio infinito palmares. È stata questa la benzina che ha permesso a Ronaldo di ritagliarsi un posto nella storia della Juve, ma allo stesso tempo il limite che gli ha impedito di scrivere una pagina unica, quella per cui era stato comprato, ovvero la vittoria della Champions League. Egoismo che è venuto fuori soprattutto in questi giorni, quando Mendes ha messo in moto il suo piano inguaiando la Juve, quando invece Ronaldo poteva comunicare le sue intenzioni a inizio mercato, per rispetto nei confronti della società. Questo egoismo, in realtà, lo ha caratterizzato per tutta la sua carriera, ma con la Juve è sembrato anche più accentuato e spesso lo ha fatto sembrare un corpo estraneo alla squadra, un semplice dipendente legato al club da un contratto, senza rappresentare né la sua società né la sua squadra, come invece aveva fatto allo United e al Real, ma solo e unicamente sé stesso.

Allo stesso tempo, sarebbe sbagliato pensare che l’addio di Ronaldo alla Juventus sia colpa solo del calciatore, che voleva e meritava infatti una squadra di primo livello, che una volta arrivato alla Juve non ha però più trovato. Il problema è stato soprattutto a centrocampo, dove la Juve è stata top fino al 2018, mentre poi col calo di Matuidi e soprattutto di Khedira, Pjanic non ha saputo prendersi il reparto sulle spalle, e non sono neanche arrivati giovani in grado di farlo. Di conseguenza, se il centrocampo non gira fa più fatica anche la squadra e questo lo si è visto soprattutto con Sarri, che voleva incentrare il suo gioco proprio su un centrocampo che non rispondeva più in maniera convincente. Poi nel terzo anno di Ronaldo, sono arrivati diversi giovani da aspettare ancora un po’ di tempo per averli a massimi livelli, tempo che Ronaldo a 36 anni non ha, e ha quindi preferito partire per accasarsi in una squadra che evidentemente ritiene più pronta per vincere subito.

IL BILANCIO DEI TRE ANNI ALLA JUVE

Se si guardano i numeri di queste 3 stagioni in Italia, il bilancio dell’avventura italiana di Ronaldo non può che essere positivo. Ha segnato 101 gol in 134 partite, numeri da fuoriclasse e ancora più impressionanti se si pensa che appartengono alla terza età della sua carriera. Fra questi gol anche alcune perle che rimarranno impresse nella memoria dei tifosi, o altri gol da sogno, come quelli contro United, Atletico nella favolosa rimonta del 2018 e Barcellona, contro il rivale Messi a fine 2020. Gol che sono valsi record, come quello di miglior marcatore di sempre. Partite da sogno che solo un fenomeno del genere poteva regalare, peccato solo che sia mancata la ciliegina sulla torta. Infatti, anche se 5 trofei conquistati sono tanti, è mancata alla collezione la Champions League per cui era arrivato a Torino, e quindi, anche se il bilancio è positivo, l’avventura italiana di CR7 lascia un po’ di rimpianto, dato che neanche con lui è stata spezzata la maledizione europea bianconera, e soprattutto perché la Juve di Ronaldo è sempre uscita dalla Champions contro avversarie abbordabili e sulla carta nettamente inferiori alla Vecchia Signora.
Per quanto riguarda gli insuccessi europei, gran parte della colpa è comunque di una squadra che si è dimostrata non all’altezza per arrivare in fondo, e che spesso è comunque arrivata alla fase a eliminazione diretta proprio grazie a Ronaldo, che spesso risolveva i problemi della Juve. Ma il portoghese è mancato come uomo squadra, come chioccia per i più giovani come poteva invece essere. E ci ricolleghiamo quindi al tema dell’egoismo di Ronaldo che si è messo nelle condizioni di fare buoni numeri e vincere trofei, ma ha messo nelle condizioni la Juventus di fare quel passo che mancava in Champions? Assolutamente no.

CHI ESCE PEGGIO DA QUEST’ADDIO?
Tra le parti in causa nessuna ne esce benissimo, e quella che ne esce peggio è quella forse meno calcolata, il calcio italiano, o meglio il campionato di Serie A. Dopo Hakimi, Lukaku, Donnarumma, De Paul e Romero saluta l’Italia anche Ronaldo, il calciatore più mediaticamente importante al mondo. Dico Serie A e non calio italiano perché, come ha detto quest’oggi Maurizio Sarri in conferenza stampa, i vari campionati nazionali corrispondono sempre meno ai risultati delle rispettive nazionali, poichè i calciatori più importanti vanno dove ci sono più soldi, e quindi soprattutto in premier. Negli ultimi tre anni le società italiane, tra cui la Juve in primis con l’arrivo di Ronaldo, hanno provato a invertire il trend, ma poi l’esplosione della pandemia a riportato a posto le cose, con la premier che adesso ritorna nettamente il campionato più importante al mondo.

Non escono bene da questa vicenda nemmeno i diretti interessati, Ronaldo e la Juventus, che però hanno più di un motivo per stare tranquilli. Ronaldo per la prima volta in carriera ha dovuto proporsi, tramite il suo procuratore, ad altre squadre per trovare il modo di lasciare la Juventus, e in più dovrà diminuirsi l’ingaggio dopo un’estate in cui il suo nome è stato oscurato da quello di Messi. Niente di poi così grave però per lui, che continuerà a guadagnare cifre da top player, giocherà sotto le luci dei riflettori della Premier League e si unirà a una squadra che ritiene più competitiva della Juve per vincere la Champions.
La Juve poi è sembrata scaricata da CR7, non più ritenuta all’altezza dal portoghese. Perderà un attaccante che assicura trenta reti a stagione e avrà anche poco tempo e budget per sostituirlo a dovere. In compenso, anticipa solo di un anno ciò che sarebbe accaduto a giugno 2022, con la naturale risoluzione del contratto di Ronaldo. Ora la Juve alleggerirà il monte ingaggi e ringiovanirà l’attacco, con buone possibilità di ritornare competitivi a livello europeo fra un paio d’anni, quando gli investimenti sui giovani avranno dato i loro frutti.

INIZIA IL DOPO CR7
Come sempre la Juve è abituata a guardare avanti e quindi, mentre si sta definendo la cessione di Ronaldo si pensa già all’immediato futuro. Di certo, se si vuole vincere il campionato, i trenta gol che garantiva Ronaldo dovranno arrivare, e i due calciatori che quindi saranno più responsabilizzati saranno Morata e Dybala, che conoscono già bene la Juve e sono abbastanza maturi per prendersela sulle spalle, con un ruolo più centrale di quello che avevano prima. Poi ci sono Chiesa e Kulusevski, che probabilmente si alterneranno meno e giocheranno maggiormente insieme. Chiesa si dovrà confermare sui livelli, anche realizzativi dell’anno scorso, mentre lo svedese dovrà fornire qualche gol in più oltre a una maggiore continuità. Poi ci sono Kaio Jorge e un altro giovane (dato che non credo alla pista Icardi) che sarà preso negli ultimi giorni di mercato. Due colpi in prospettiva che però ora potrebbero avere un discreto minutaggio e più possibilità di dare fin da subito il proprio contributo.

Con questo che sarà il reparto offensivo per questa stagione, inizia il post Cristiano Ronaldo, che va salutato come uno dei più grandi che abbiano mai vestito bianconero, ma nemmeno lui sarà mai più grande della Juve stessa. I campioni vanno e vengono, la Juve invece resta… fino alla fine.