Alla vigilia della partita col Nantes, che rappresenta l’inizio di un percorso europeo che, come detto da Massimiliano Allegri, la Juve vuole portare fino alla finale di Budapest, c’è un’altra formazione bianconera che gioca e fa strada in coppa. Questa Juventus è la next gen allenata da Massimo Brambilla e la coppa di cui parliamo è la Coppa Italia di serie C, che nella sua brevissima storia, la seconda squadra juventina ha già vinto una volta. Nella serata di ieri, oltre alle due partite in programma degli ottavi di Champions e alla sfida al vertice in Premier tra Arsenal e City, i più attenti e appassionati di calcio giovanile avranno sicuramente dato un occhio alla sfida del Moccagatta di Alessandria tra Juventus next gen, appunto, e Foggia. I giovani bianconeri hanno vinto 2-1 nei tempi regolamentari, pareggiando la sconfitta dell’andata e portando la semifinale prima ai supplementari e poi ai rigori, dove sono usciti vincitori approdando in finale.

Questa finale, dove la next gen affronterà una delle compagini più attrezzate della terza serie, il Vicenza, è un’ulteriore conferma della qualità, ma anche dell’utilità, del progetto nato nel 2018 e arrivato alla sua quinta stagione. Se la vittoria della coppa di categoria nella stagione 19-20 era passata quasi in sordina, la conquista di questa finale ribadisce come il progetto della seconda squadra si stia evolvendo negli anni, un progetto, inoltre, che ha guadagnato grande credibilità per i risultati che stanno arrivando nella crescita dei calciatori, alcuni dei quali hanno già un notevole spazio in prima squadra. Se nei suoi primi anni, infatti, la società bianconera era stata additata di non puntare sulla seconda squadra e di utilizzarla per mettere in vetrina potenziali plusvalenze, ora sono molti i giovani nel giro della prima squadra e in prestito in squadre anche di Serie A dove trovano grande spazio.

QUANTI TALENTI SBOCCIATI NELLA SECONDA SQUADRA
La serata di ieri ha fatto capire a tutti chi è l’osservato speciale tra gli uomini di Brambilla: Dean Huijsen. Classe 2005, difensore centrale scuola Malaga e che già da due anni è arrivato a Vinovo per completarsi nel suo percorso di crescita. A dispetto del ruolo, il giovane olandese, che per caratteristiche, nazionalità in comune e somiglianza viene paragonato a De Ligt, ha un feeling con il gol quasi da attaccante. La doppietta di ieri è stata il suo biglietto da visita nel calcio dei grandi, ma, considerando anche la primavera, ha già raggiunto quota 8 centri stagionali, eguagliando il bottino dello scorso anno in under 17. Anche rigorista, il giovanissimo centrale ha già giocato in prima squadra in alcune amichevoli e Allegri lo continua ad osservare con tanta attenzione, come confermato proprio dal tecnico toscano nella recente conferenza stampa pre Juve-Salernitana. Oltre a lui, però la Juve si prepara a lanciare anche i vari Barrenechea, Barbieri, Compagnon e Riccio che vantano già una grande esperienza in Serie C e che scalpitano per salire di categoria. Ma la Juve non si limita alla seconda squadra, dato che di anno in anno anche la primavera, quest’anno affidata a Paolo Montero, vanta almeno due o tre elementi che si mettono in mostra in maniera particolare. Quest’anno, su tutti, Yildiz, Turco e Mancini sono quelli che a suon di gol si stanno dimostrando più pronti per il salto tra i grandi, per cui sicuramente manca sempre meno.

Ma questo ciclo continuo di ragazzi, che provengono da settore giovanile e scounting all’estero, va avanti da anni e ha raggiunto il suo picco nella stagione scorsa, con Soulé e Miretti protagonisti tra primavera e l’allora under 23 e Nicolò Fagioli che invece stava facendo il passo finale per la sua maturazione in prestito a Cremona, anche lui dopo aver accumulato partite in under 23. Ma ormai la lista è ancora più lunga e va anche oltre, con Samuel Iling Junior, che è passato quest’anno prima in seconda squadra e poi subito in prima, Hans Nicolussi Caviglia, primo gioiellino del progetto under 23, frenato dagli infortuni, ma che ha riconquistato la Serie A col prestito a Salerno, Filippo Ranocchia in prestito al Monza, Koni De Winter a Empoli e i vari Marley Aké, Felix Correia o Gianluca Frabotta prestati in altri campionati. Se è vero che non tutti potranno trovare posto in prima squadra, questi calciatori costituiscono una soluzione in casi di necessità e possono diventare una fonte importante di plusvalenze (questa volta non fittizie), che comunque indicherebbero la riuscita del progetto della seconda squadra.

Dopo 5 anni dalla sua nascita, possiamo quindi considerare la next gen un progetto estremamente proficuo per la Juventus, ma anche per il calcio italiano, che ha tutto l’interesse di facilitare lo sboccio di giovani calciatori in ottica nazionale. Se quindi è ormai appurato che la Juve, nell’ultimo lustro, abbia operato male per quanto riguarda la prima squadra, parallelamente ha però costruito le fondamenta del domani, perchè come detto da Andrea Agnelli nella sua ultima assemblea degli azionisti da presidente, la Juventus punterà nei prossimi anni ad avere una prima squadra formata almeno per metà da giocatori provenienti dal vivaio. Ora che la strada è stata tracciata, non resta che seguire l’esempio, perché se anche le altre big italiane punteranno sulle seconde squadre, allora sarà possibile il ritorno dei campioni in Serie A, non comprati a suon di milioni, ma cresciuti in casa.