Con le partite del martedì sera si è chiusa la fase a gironi di Nations League, giunta alla sua terza edizione. In attesa del ritorno del campionato, che prevede subito un sabato ricchissimo, andiamo ad analizzare i verdetti della sosta per le nazionali, e tra tutti ovviamente, quello che riguarda la nostra nazionale che, non solo parteciperà ancora una volta alla lega A senza essere mai retrocessa, ma per la seconda volta consecutiva ha strappato il pass per la final four per giocarsi la vittoria finale del trofeo.
Nel lotto dei partecipanti mancano, su tutti, i vincitori delle prime due edizioni, Francia e Portogallo, i primi molto al di sotto delle aspettative nel proprio girone e parsi con la testa già in Qatar, i secondi che hanno fallito una qualificazione per cui bastava un pareggio nello scontro con la Spagna, ma che è sfumata dopo un pessimo secondo tempo, in cui la nota più negativa è stata la prestazione di Cristiano Ronaldo, per cui la strada verso il mondiale è in ripidissima salita, tra le difficoltà che incontra nel club e l’appannamento che si sta portando dietro anche in nazionale.
Con queste due assenze illustri, a cui si possono aggiungere quelle della Germania e di una disastrosa Inghilterra che retrocede in lega B, a giocarsi il trofeo il prossimo giugno saranno l’Italia appunto, che ha vinto il girone di ferro che comprendeva proprio Germania e Inghilterra insieme ad una sorprendente Ungheria, l’Olanda, che ha avuto la meglio in entrambi gli scontri col Belgio e affronterà la fase finale da padrona di casa, la Croazia, sorpresa per quelli che erano stati gli ultimi risultati, un po’ meno invece se si pensa che a un nutrito gruppo di vice campioni del mondo si sta aggiungendo una nuova promettente generazione che ha contribuito a vincere il proprio girone in volata sulla Danimarca, e infine la Spagna, di cui si parla tanto dei problemi sia nel reparto difensivo che in quello offensivo, ma che non perde la sua identità e anche questa volta porta a casa il risultato.

Quasi superfluo dire che il passaggio del turno diventa un’occasione soprattutto per gli azzurri, un’occasione guadagnata superando un girone di ferro e vincendo brillantemente le ultime due decisive partite. Un’occasione perché, a differenza delle concorrenti, l’agenda della nostra nazionale non prevede impegni più prestigiosi all’orizzonte, e, nonostante ciò, ha dimostrato di essere almeno sullo stesso piano delle migliori, dopo aver vissuto un periodo negativo che purtroppo è stato fatale. Ma è stato evidente, in queste sei partite che hanno seguito quel periodo disastroso, come il c.t. Mancini abbia ancora in mano le redini del gruppo e sia ancora in grado di ricostruire sulle macerie come ha già fatto una volta, in cui aveva costruito in poco tempo il grattacielo più alto d’Europa. Ora quel grattacielo non c’è più e lui stesso non è stato in grado di tenerlo in piedi quando vacillava, è crollato e si è toccato il fondo nella Finalissima con l’Argentina del primo di giugno, partita in cui si era vista una squadra vuota, incapace di reagire ai colpi di Messi e compagni, come se dall’Europeo vinto fosse trascorsa un’eternità. Da lì Mancini ha deciso di cambiare direzione, forse tardi, quando i danni erano già stati fatti, ma almeno con la prospettiva di ripartire. In effetti, nel momento più complicato, era normale rimanere fedeli a un gruppo e a un sistema di gioco che pochi mesi prima ci avevano portati sul tetto d’Europa, ma purtroppo è arrivato un fiasco storico, un incubo purtroppo ricorrente per il nostro calcio negli ultimi quattro anni. Ora però il rischio era quello di intestardirsi e continuare a ricercare le stesse sensazioni che avevano reso l’Italia una macchina perfetta agli europei, ma che, piaccia o meno, non torneranno più. Al contrario, ciò che ci dicono gli ultimi mesi è che c’è l’intenzione di dare avvio ad una seconda fase dell’era Mancini, un nuovo ciclo. E allora si è ricominciato come la prima volta, con gli esordi di forze nuove che possano entrare a far parte del gruppo. Ecco che allora abbiamo visto i vari Gnonto, Scalvini e Gatti e che alcuni giovani già presenti sono stati responsabilizzati, come Raspadori, Dimarco e Scamacca. Poi, nelle ultime due positivissime uscite, contro Inghilterra e Ungheria, è stato anche provato un nuovo sistema, un 3-5-2 che darà sicuramente la possibilità di variare, ma che se perfezionato potrebbe essere il nuovo punto di partenza, come era stato il 4-3-3 che poi ci ha dato tante gioie. Nel momento in cui sono venuti a mancare gli esterni d’attacco che all’europeo avevano sopperito alla mancanza di un centravanti di massimo livello e di un numero dieci vecchio stile, Chiesa in primis e poi Berardi, Insigne e Bernardeschi, sono anche mancati, gioco forza, 2/3 del vecchio tridente. Il mancio a questo punto non ha insistito, accontentando anche chi gli imputava di essere eccessivamente fedele a un unico stile di gioco, e cambiando rotta. Adesso questo 3-5-2 può aver futuro, perché abbiamo giocatori adatti a interpretarlo rispettando l’obiettivo di un calcio offensivo e propositivo.
Questo vale a partire dal reparto difensivo, dove Bonucci, Acerbi, Toloi e Bastoni, i quattro che abbiamo visto nella difesa a 3 in queste due partite, sono tutti giocatori che danno al meglio difendendo a tre, e ad esclusione dello juventino, difendono a tre anche nella propria squadra. Lo stesso discorso di vale per Dimarco come quinto a sinistra, che ci ha ricordato come da braccetto dietro in fondo è un po’ sprecato, mentre sulla corsia può essere protagonista, anche segnando e fornendo assist. Di Lorenzo poi si esprime bene ovunque e il ruolo di quinto non fa eccezione, ma se si pensa a tutto il parco terzini nel giro della nazionale, per la maggior parte si prestano maggiormente a questa collocazione in campo: Florenzi a destra e Spinazzola, Emerson e Biraghi a sinistra. Il reparto dei tre di centrocampo continua a essere quello dal livello più alto e internazionale, con anche Cristante che ha iniziato a esprimersi, sia con la Roma che in nazionale, ad ottimi livelli in tutte le posizioni, e con Pobega e Frattesi che provano a entrare nelle rotazioni e sembrano avere la fiducia del c.t. Il reparto, come sempre, da testare maggiormente è quello offensivo. Per ora il tandem ex Sassuolo Raspadori-Scamacca è quello che dà più garanzie, Gnonto ha prospettive enormi davanti ma, per ora, è solo un’arma a partita in corso. Infine, Immobile, il grande assente di questa sosta, pur rimanendo sempre vicino alla squadra, è quello che dovrebbe essere più favorito da questo cambiamento, ed è chiamato a rispondere all’appello per confermarsi centravanti titolare, magari incrementando i propri numeri in maglia azzurra.

Ora questi discorsi vanno sospesi e rimandati, lo sappiamo, purtroppo non al mondiale, ma almeno esiste un nuovo e stimolante orizzonte a cui guardare ed è quello della Nations League di giugno, che per l’Italia diventa il grande appuntamento della stagione, che andrà giocato, qualunque sarà il sorteggio, per conquistare il trofeo e voltare definitivamente pagina.