Che squadra sia realmente la Juventus è stata per troppo tempo una domanda priva di risposta. Troppo brutta per essere vera quella di inizio stagione, eliminata dal proprio girone di Champions con soli 3 punti su 18 portati a casa, ma quest’ombra che provava ad essere scacciata via vittoria dopo vittoria sembrava destinata a riemergere continuamente a suon delusioni cocenti. Infatti, il punto forse più basso toccato dalla Juve in stagione si è verificato dopo 8 vittorie consecutive e si tratta, ovviamente, della debacle esterna al Maradona contro il Napoli, dove i partenopei con 5 gol hanno spazzato via le ultime speranze bianconere di reinserirsi nel discorso scudetto.
Sembrava non esserci fine al peggio, dato che sedici giorni dopo è arrivata anche la sconfitta casalinga col Monza di Palladino, accompagnata, come all’andata, dai più che legittimi fischi dei tifosi juventini.
In mezzo alle due sconfitte intanto era arrivata la stangata dei 15 punti di penalizzazione per il caso plusvalenze, che per alcuni significava già la fine di una deludente stagione per la Vecchia Signora.
Ma, come spesso si dice, dopo aver toccato il fondo si può solo risalire, ed è quello che sta facendo la Juve, trascinata dai suoi leader e, finalmente, anche da un Massimiliano Allegri fino ad allora irriconoscibile, ma che è rimasto in piedi durante questa tempesta, affrontando la crisi con una tranquillità che per molti era sinonimo di pazzia o incoscienza, ma che in realtà è stato proprio ciò che in quel momento serviva a quel gruppo ferito nell’animo e incapace di risollevarsi.

Ad oggi, gli orizzonti per la Juve sono tutt’altri e una stagione che poteva diventare già finita può riservare ancora tante soddisfazioni a questa squadra. I passaggi del turno in Europa League e in Coppa Italia sono i nuovi stimoli che hanno riacceso le speranze di una squadra che sembrava al tappeto, priva di motivazioni e distrutta da troppe umiliazioni subite sul campo e fuori.
Poi è arrivato il derby della Mole di due giorni fa, mai una partita banale, spesso decisiva per le sorti della Juve negli ultimi anni, in particolare nella stagione 2015-16, in cui diede avvio ad un’insperata rimonta scudetto sul Napoli di Sarri. Se il Napoli di adesso, quello di Spalletti, è irraggiungibile, la ventata di positività che ha portato questo 4-2 sul Toro dalle parti della Continassa è la stessa.

LA SVOLTA NEL DERBY COL TORINO
Dire che la Juve è completamente guarita è affrettato, ma la differenza rispetto a quella vista fino a gennaio è la capacità di reagire, di non abbattersi alle prime difficoltà. Così dopo uno scialbo 1-1 nell’andata dei playoff di Europa League, Di Maria e compagni sono andati a demolire il Nantes a casa sua, facendo valere una superiorità di cui i ritorni graduali a pieno regime di tutti gli elementi della rosa danno finalmente consapevolezza.
La stessa superiorità si è vista contro il Torino nonostante un approccio sbagliato alla gara: subito sotto tempo due minuti e poi secondo vantaggio del Torino al 43’ in due episodi per i quali anche Allegri ha ammonito la propria difesa. Sotto questo punto di vista, ovvero l’attenzione difensiva sui 90 minuti, c’è ancora da migliorare, ma, come detto, questo Torino per due volte avanti fino a un mese fa avrebbe spezzato le gambe alla Juve, che ora invece ha reagito. Da un lato pesa il rientro dei vari Di Maria, Chiesa e Pogba, sia per ciò che fanno in campo che per la tranquillità che danno alla squadra, che fa percepire la consapevolezza di poterla sempre sfangare.
D’altro canto abbiamo rivisto l’impronta di Allegri sulla partita, che sicuramente deve aiutare il gruppo tenendolo unito e motivato, ma poi gli si chiede anche di fare l’allenatore. La sua mano si è vista chiaramente nel secondo tempo, quando il centrocampo ha iniziato a girare e a far girare la palla come chiedeva. Non è stata la solita Juve, sia per gli interpreti, con l’esordio di Barranechea che rappresenta anche la bocciatura definitiva di Paredes, che per il gioco proposto, con una squadra che ha rinunciato a stazionare perennemente nella metà campo avversaria, cosa che avrebbe portato a scontrarsi con la difesa schierata del Torino e poi al solito possesso palla sterile e a maggior pericolo di subire contropiede, ma ha preferito abbassare il baricentro per alzare quello del Torino e aggredire lo spazio. Barrenechea in questa prospettiva è stato importante, rimanendo basso a schermare la difesa e a far girare la palla il minimo indispensabile, compito invece di Fagioli e Rabiot, a cui è stato chiesto di giocare alti e svariare, cosa che rientra pienamente nel loro repertorio.
Spesso la manovra bianconera era finalizzata a dare spazio a uno scatenato Kostic, che, ormai lo sappiamo, deve essere messo nelle condizioni di spingere e crossare tanto e magari difendere meno. Attuato il piano gara il resto è venuto da sé, grazie alla nuova solidità mentale dei bianconeri e poi alla spinta dei tifosi, infiammati dal tanto atteso Pogback, registrato al 69’.

DA COSA PASSA LA STAGIONE DELLA JUVE
Quindi ora che forma prendono gli ultimi tre mesi della stagione per Allegri e i suoi?
Sicuramente le cose rimangono difficili e sarà importante dare costanza di risultati e di prestazioni, ma la sensazione, che ci dà il derby della Mole vinto, è che la Juve possa ad ambire al traguardo massimo su quasi tutti i fronti in cui è impegnata. L’obiettivo nelle coppe deve essere quello di vincerle. La Coppa Italia è sempre un obiettivo di Allegri e del club, l’Europa League è quello più affascinante e difficile, che garantirebbe non solo la qualificazione in Champions ma anche un posto in prima fascia in sede di sorteggio.
Poi c’è il campionato, dove la zona Champions dista dieci punti, col mirino puntato attualmente sulla Lazio a quota 45, che nel prossimo turno dovrà però vedersela col Napoli.
Ma va detto che la corsa della Juve in campionato avviene su due fronti: sul campo e in tribunale. Perché è notizia proprio di due giorni fa la presentazione ufficiale del ricorso della Juve al collegio di garanzia, la prima di diverse tappe per farsi ridare quei 15 punti coi quali la Juventus al momento sarebbe seconda in classifica.

In ogni caso, però, Allegri dovrà continuare a tenere i suoi sull’attenti, perché anche se non tutto passa dal campo, gran parte del proprio destino la Juve lo può scrivere sul rettangolo verde. E ora che i grandi assenti di inizio anno, Chiesa, Di Maria e Pogba, sono tornati, l’impressione è che il bello debba ancora venire.