È arrivata nella mattinata di ieri l’ufficialità dell’approdo sulla panchina del Bayern Monaco di Julian Nagelsmann, che dal 1° luglio sostituirà un Hansi Flick che saluterà dopo un anno e mezzo in cui ha vinto tutto. La rottura dei rapporti tra l’attuale tecnico con il d.s. Salihamidzic insieme alla possibilità per Flick di diventare c.t. della nazionale tedesca, che sembrerebbe molto vicina, ha aperto la strada verso la panchina bavarese a Nagelsmann, che sembra quasi il suo naturale successore, come se in fondo si sapesse che prima o poi questa chiamata sarebbe arrivata. Bavarese e da sempre tifoso del più grande club di Germania, da luglio avrà l’opportunità della vita, a soli 33 anni ma con già quasi quindici stagioni di gavetta alle spalle, che raccontano che difficilmente non coglie al volo le opportunità che gli capitano.

IL PERCORSO DI NAGELSMANN
Cogliere le oppurtunità è ciò che ha sempre fatto da quando a 21 anni è stato costretto, a causa di continui problemi fisici, ad abbandonare il sogno di diventare calciatore. Infatti, l’opportunità spesso ci si presenta sotto forma di sfortuna e il giovanissimo Julian lo aveva già capito, vedendo l’addio al campo come un punto di partenza per qualcosa di nuovo e accettando di imparare il mestiere dell’allenatore al fianco di Thomas Tuchel, allora alla guida dell’Ausfburg II, ultima squadra in cui Nagelsmann giocò, o meglio ultima squadra di cui fece parte, dato che il campo non lo vedeva mai. Appena ventunenne, quindi, si immerge in questo nuovo mondo in cui scoprirà presto di eccellere, rivelandosi un predestinato che ad emergere non ci mette tanto. Inizia così il suo percorso da allenatore, con un periodo di formazione nelle giovanili del Monaco 1860 prima, squadra di casa sua, e poi dell’Hoffenheim, nuova realtà per lui, in cui però non cambiano i risultati, che sono sempre eccellenti e gli valgono una stagione da vice in prima squadra e successivamente la vittoria del campionato tedesco under 19 alla guida della primavera. Era il 2014 e il ricchissimo Dietmar Hopp, proprietario dell’Hoffenheim era già sicuro: quel ragazzo sarebbe diventato a breve l’allenatore della prima squadra, giusto il tempo di prendere il patentino nel prestigiosissimo centro di formazione federale tedesco, che negli ultimi anni ha iniziato a formare anche aspiranti mai stati calciatori, tra cui spicca ovviamente Nagelsmann, che in realtà aspirante non lo è mai stato, ma si è catapultato nel nuovo mondo pienamente nel suo stile, ovvero cogliendo tutte le opportunità avute bruciando sempre le tappe. Come quando, per esempio, l’11 febbraio 2016 è diventato l’allenatore più giovane della storia della Bundesliga, andando a sedersi in panchina dell’Hoffenheim con soli 28 anni sulla carta d’identità, raccogliendo una squadra in una penultima posizione che voleva dire retrocessione e con giocatori anche più vecchi di lui, ma lavorando senza nessun timore reverenziale, come aveva sempre fatto. I risultati non si sono quindi fatti attendere: salvezza alla prima stagione, portando l’Hoffenheim dal penultimo posto di febbraio in acque sicure, e addirittura quarto posto alla seconda, che significò Champions League, dove esordì a soli 31 anni nella sua ultima stagione all’Hoffenheim. Il resto è storia recente con il Lipsia che ha puntato su di lui ed è stato ampiamente ripagato con la semifinale di Champions dello scorso anno, prima volta per questo giovane club, ma anche prima volta che questa competizione vedeva arrivare così lontano un allenatore così giovane.
Quest’anno il suo Lipsia è stata l’unica squadra capace di fare concorrenza a questo Bayern, squadra forse più forte del mondo ma che cambierà pelle e ha individuato in lui l’uomo giusto per farlo. Tanta esperienza accumulata e tante soddisfazioni fino ad ora per Nagelsmann, che dalla prossima stagione dovrà però fare un definitivo salto di qualità, rappresentato dall’obbligo di giocare per vincere tutto che si caricano sulle spalle tutti coloro che accettano di lavorare per il Bayern. Dopo i record, il buon calcio e i complimenti di mezza Europa, ora, quello che a inizio carriera per precocità e abilità venne etichettato come “baby Mourinho” dovrà dimostrare con le sue idee di poter fare incetta di trofei. Di sicuro quella di Flick è un’eredità pesante, ma difficilmente Nagelsmann sbaglia, anche di fronte a sfide sempre più grandi.

LA POLITICA VINCENTE DEL BAYERN
L’altra protagonista dell’operazione è ovviamente il Bayern, che una volta appresa la volontà di Flick di dire addio, non ha pensato a nessun’altro se non a Nagelsmann. Ha immediatamente bussato alla porta del Lipsia e con una trattativa lampo se l’è assicurato in Baviera per i prossimi cinque anni. I 25 milioni versati nelle casse della Red Bull dimostrano quanto il Bayern volesse solo lui e, a proposito di record, si tratta della cifra più grande mai pagata per il cartellino di un tecnico. E se Nagelsmann di solito non sbaglia, possiamo dire che il margine d’errore della società campione di tutto è addirittura inferiore e lo ha dimostrato per tutto l’ultimo decennio in cui sono arrivate quantità industriali di titoli in bacheca, tra cui anche due Champions League. La politica del Bayern è sempre la stessa e si basa sul vedere più lungo della concorrenza. L’affare Nagelsmann si presenta con alte aspettative perché la società e la critica sono convinte che questo possa essere in futuro il migliore al mondo, e se oggi 25 milioni di cartellino sembrano tanti, fra anche un anno potrebbero sembrarci pochissimi. Questo affare testimonia come il club bavarese (sempre coi conti a posto e un modello esemplare in questo senso) sia disposto anche a spese all’apparenza folli per arrivare agli uomini giusti per il suo progetto, con gli uomini scelti che poi si dimostrano spesso perfetti e con le spese fatte che, in fin dei conti, si rivelano poi non tanto folli. Questa capacità di scegliere gli interpreti, sia di campo che non, da inserire nel proprio progetto, si riflette però soprattutto nel settore giovanile e nello scouting, dai quali il Bayern pesca le proprie fortune. Davies e Musiala sono due degli ultimi, ma anche tornando indietro con gli anni troviamo esempi a bizzeffe con i vari Alaba, Neuer, Goretzka, Müller, Lewandovski, pagati praticamente niente per la capacità dei bavaresi di anticipare tutti. Basta fare un calcolo della cifra spesa per comporre la straordinaria rosa che ha vinto tutto e che va per il nono titolo consecutivo di campioni di Germania, per farsi un idea delle abilità quasi visionarie di questo club che hanno permesso di risparmiare svariati milioni rispetto alle altre big europee.
E allora a maggior ragione 25 milioni per Nagelsmann non sono poi così tanti.