Sono passate solo 24 ore, ma il giorno di ieri, 18 dicembre 2022, è già entrato nella storia dei mondiali e quindi anche del calcio. Ci si sta già chiedendo se sia stata la finale più bella di sempre, sicuramente ha avuto tutte le componenti per esserla e una storia quasi da film: un mondiale che fin da subito si presentava molto diverso dal solito, il primo invernale, al centro di feroci polemiche extra-campo, ma che, alla fine, ha visto prevalere il calcio, con l’amore della gente, le giocate dei campioni, le lacrime e i cori coi tifosi.
Un mondiale che ha offerto un atto finale che migliore non poteva essere, tra le due squadre che si sono dimostrate più forti e che sono state trascinate dai due giocatori più forti del mondo: Leo Messi, che ha realizzato a 35 anni l’ultima impresa che gli mancava in carriera, e Kylian Mbappé, che con questo mondiale ha sicuramente messo fine all’era d’oro di Ronaldo per dare ufficialmente il via alla sua, partendo proprio con la sfida all’eterno rivale di Cristiano. Entrambe le squadre volevano poi chiudere un cerchio: l’Argentina quello aperto con la vittoria della Copa America nel 2021, e forse addirittura col fallimento in finale nel 2014, dove Messi iniziò a doversi guadagnare il sostegno degli argentini, che lo definivano un pecho frío, non all’altezza di quello che era stato per loro Maradona di cui lui doveva essere il successore; la Francia, invece, dopo 4 anni voleva riconfermarsi in cima al mondo, cosa riuscita solo all’Italia tra 1934 e 1938, e soprattutto al Brasile di Pelè tra 1958 e 1962.

La partita ha tradotto queste premesse, come meglio non si poteva, sul campo. Per i primi 80 minuti il goco è stato solo dell’albiceleste, con una voglia esuberante di tornare a vincere e con Messi e Angél Di María che sono saliti in cattedra. Se doveva essere il grande scontro tra Messi e Mbappé lo è stato, ma non finchè Di María è rimasto in campo. In dubbio fino all’ultimo per la finale, dopo aver saltato ottavi e semifinali e aver giocato solo il secondo tempo supplementare dei quarti, el fideo ha stretto i denti ed è partito dall’inizio facendo ciò che ha sempre fatto, ovvero esprimersi al livello dei migliori al mondo. Così ha guadagnato il rigore dell’1-0 di Messi e ha messo la firma del 2-0 al termine di un contropiede capolavoro, segnando anche in finale mondiale dopo quella per l’oro olimpico del 2008, quella di copa America nel 2021 dove è stato l’autentico mattatore al Maracanà contro il Brasile e la Finalissima contro l’Italia del giugno scorso, lui che del 2014 era l’ultimo superstite e che quella finale la dovette saltare per infortunio, guardando i suoi compagni cadere senza poter far niente.
Di María è stato protagonista fino al 64’, quando evidentemente è stato costretto ad uscire essendo rientrato in extremis dall’infortunio, a quel punto è iniziata la sfida nella sfida tra Messi e Mbappé. Il francese, che sino ad allora non era quasi mai stato servito, all’80’ ha avuto la sua occasione dal dischetto, dopo il rigore guadagnato da Kolo Muani, entrato benissimo in partita.
Dagli 11 metri è una sentenza, come sarà per altre due volte nel corso della serata, ma il capolavoro arriva appena un minuto e mezzo dopo aver accorciato le distanze, andando in rete con un tiro al volo dal limite dell’area su cui neanche un Martinez in stato di grazia ha potuto nulla. Ciò che sorprende di certo non sono le doti balistiche e la freddezza di Mbappé, ma il fatto che abbia optato per un tiro al volo dal coefficiente di difficoltà altissimo, mentre 99 attaccanti su 100 in quel caso avrebbero stoppato la palla, o comunque non avrebbero segnato come ha fatto lui. In una serata del genere del 10 della Francia, con gol al volo, tripletta, titolo di capocannoniere del mondiale guadagnato e una partita tenuta in piedi quasi da solo, viene da pensare che forse mai nessuno è stato così vicino alla leggenda di Pelé.
Per precocità, personalità e anche “brasilianità” Mbappé nella partita di ieri sera ha raggiunto una dimensione così grande che forse solo la mitologia di O Rei ci aveva raccontato.
Ma nemmeno un Mbappé nel segno di Pelé è riuscito a battere un Messi più maradoniano che mai
, che, a differenza di otto anni fa, ha trascinato i suoi fuori dai momenti di difficoltà anche a livello emotivo. Com’era Diego, Messi è diventato quel capitano che tiene la squadra sempre unita, che dà segnali ai suoi fedelissimi senza parlare più di tanto, chiede sempre palla, non fa mai giocate scontate, si fa temere dagli avversari e si sacrifica anche, andando a recuperare anche un pallone a centrocampo con uno scatto nel secondo supplementare. Messi è stato quello che ha retto quell’uragano di nome Mbappé che poteva vincere la partita da solo.
Dopo l’ultimo rigore decisivo di Montiel, Messi ha finalmente potuto cancellare l’incubo del 2014, proprio come Di María e un commovente Kun Agüero, al fianco della squadra anche dopo che problemi cardiaci l’hanno tolto per sempre dal campo. Anche quella generazione era fortissima e forse anche più matura, ma questa ha saputo affidarsi, pur senza nascondersi dietro di lui, e dare tutta sé stesso, per il suo diez, che non li ha traditi.

Il finale del mondiale vede quindi un chiaro protagonista, un grande rivale che dominerà il prossimo decennio e un popolo in festa, ma a vincere è l’intero popolo del calcio, che ha goduto di una finale che va consegnata ai libri di storia e della vittoria di una dei più grandi calciatori mai visti, dopo 36 anni dall’ultima vittoria albiceleste, quella di Maradona. Ormai i due hanno sempre più analogie, che vanno oltre il mancino pregiato e i capelli lunghi di qualche anno fa. Entrambi hanno regalato all’Argentina la gioia più grande possibile, alle città che li hanno amati, Barcellona e Napoli, hanno dato tutto, sono stati criticati e da qualcuno anche odiati, ma sono sempre riusciti, col pallone tra i piedi, ad unire, e anche con le loro umanissime debolezze, ad essere i più grandi di tutti.
Ora entrambi sono leggenda e di nuovo l’Argentina, tierra de Diego y Lionel, è campione del mondo.