Gli organi internazionali del calcio dovrebbero cominciare a preoccuparsi del truce ritorno della violenza fuori e dentro lo stadio, forse anche di più dei fenomeni di razzismo negli stadi.
Gli inglesi hanno ricominciato a esportare le loro orde di ubriaconi violenti al seguito dello loro squadre dentro e fuori lo stadio, ma sembra che neppure i fiorentini, della città della cultura per antonomasia, culla dell'umanesimo e della vera civiltà, non si siano tirati indietro a insozzare la splendida Praga con il loro machismo mascherato da tifo incontrollato.
Che sia una reazione post covid? Può darsi e comunque occorre che sia data protezione agli atleti in campo senza più assistere al vergognoso e indisturbato lancio di oggetti e soprattutto di bicchieri vuoti simbolo della cultura di base dei violenti inglesi. Già a suo tempo le squadre inglesi furono escluse per la violenza dei loro tifosi, tragica e mortale. Forse ora occorre ripensare a qualcosa di drastico nuovamente.
Purtroppo, come temevo, Italiano è un poco figlio dei nuovi maestri del calcio spettacolo. Me lo conferma pure il titolo di riassunto del commentatore della Rosea che dice che Italiano meritava di più. Personalmente, dissento, e sicuramente andando controcorrente, dico che Italiano ha avuto quello che si è meritato. Il suo piuttosto dissennato calcio offensivo che intasa solo gli spazi in attacco viene giustamente punito da un lancio di Paquetà che taglia in due una difesa scoperta con la Viola in attacco totale e permette a Bowen il colpo del KO. Curioso come Moyes ricalchi le orme delle squadre italiane anni 60 che, giocando di rimessa, infilavano le squadre che aggredivano sicure di farci a fettine.
Il West Ham si è rintanato nella sua area, praticamente per tutta la partita, astutamente, agevolando l'istinto un poco suicida di Italiano che a pochi secondi dalla fine, doveva, invece di tentare un ultimo assalto, pensare che una finale si gioca spesso sui supplementari e pure sui calci di rigore.
Moyes, che è scozzese però, dimostra molta più sapienza tattica di Italiano possedendo una squadra decisamente inferiore alla Viola. Italiano, come temevo, imposta la squadra come tante volte in campionato, con un pressing altissimo di Dodo e Biraghi, tiene un 60 per cento di controllo del gioco ma conclude solo due volte nel primo tempo. Con lo stupendo Milenkovic di testa alto e poi con il fumoso Kuamé che conclude sul palo dando l'illusione del gol con Jovic in fuorigioco, sullo sviluppo dell'azione.
Molto più pericolosa la fiondata di Rice che sibila di poco a lato della porta difesa da Terracciano. Biraghi, forse ancora stordito, dagli ignobili lanci inglesi, si inventa giocatore di basket e regala un rigore agli Hammers, molto più martelli sugli spalti, dediti al tiro al bersaglio. Il gioco di Italiano si appoggia sul tipico mediano metodista di vecchio stampo Amrabat che difende e imposta e sulle due mezzali Bonaventura e Mandragola che purtroppo sostituisce il migliore di lui Castrovilli. Milenkovic e Ranieri tengono, quasi sempre nei duelli diretti, le rare ma pericolose avanzate inglesi in massima parte sui calci piazzati. Soprattutto Ranieri, giovane di grandi possibilità. In attacco oltre a Jovic, quasi sempre annullato dalla difesa degli Hammers, giostrano l'altrettanto fumoso Gonzalez e il citato Kuamé. L'inconsistenza degli avanti viola, quasi sempre in inutile controllo di palla, è oltretutto accentuata proprio dalla numerosità dei giocatori viola in attacco, limitando gli spazi, in tali situazioni, solo giocate da fuoriclasse che non sono, potrebbero, saltare il muro inglese.
Nella difesa inglese spicca il solo giocatore di classe che è Emerson che è anche l'unico ad azzardare, con una certa continuità, incursioni ed effettuare giocate di rilievo. Aguerd Zouma e Coufal sono ruvidi mazzolatori che chiudono gli spazi e rendono vano lo sterile forcing viola. Ma il West Ham, quindi oltre a Emerson ha però due grandi giocatori. Uno è Rice che orchestra, chiude e rilancia e l'altro la vecchia conoscenza milanista Paquetà, trasformato in attitudine e pure fisicamente irrobustito dalla permanenza nel calcio inglese.
Conferma la notevole impressione data ai mondiali. Ha abbandonato orpelli e ghirigori il brasiliano e gioca un calcio essenziale e pure fisico illuminato da meravigliosi tocchi tipici del calcio della sua terra. E' infatti stupendo il suo lancio a tagliare la sconsiderata viola in attacco su cui l'ingiustamente dileggiato Igor nulla può sulla scatto del veloce e nulla più, di Bowen che uccella, meritatamente, mi dispiace ma è così, la Viola che ha dominato ma ha perso.
E purtroppo nel calcio c'è una legge spietata che è semplice e cruda. Vince chi gioca meglio. Magari una squadra se ne sta chiusa in difesa come un pugile che sembra suonato nell'angolo, ma poi esce con un gancio o un uppercut fatale. Fa sicuramente storcere la bocca agli esteti del bel gioco e penso pure al grande Vate di Fusignano, ma a terra non ci sta quello che ha difeso. Benrhama e Bowen completano un attacco dove Black Rock Antonio viene annullato da un Milenkovis nella migliore partita da me vista seguendo sporadicamente la Viola. Se lasci scoperta la difesa non puoi prendertela con il povero centrale beffato sullo scatto fulminante dell'attaccante che quasi novello Inzaghi, quello milanista, gioca sul filo del fuorigioco e vola verso la porta non avendo più alcuno a contrastarlo. La Viola trova il pareggio con un grandissimo Bonaventura in seconda splendida giovinezza, paradossalmente non sulla sua assillante azione manovrata in attacco ma su uno splendido lancio di Amrabat dalla linea di centrocampo che trova gli Hammers scoperti, quindi praticamente in contropiede. Pesca benissimo Gonzalez che fa l'unica cosa notevole della sua partita. Supera con imperioso stacco di testa, lui non altissimo, il suo marcatore e porge di precisione una palla veloce a Bonaventura. Grande giocata in palleggio dell'ex Milan che chiude chirurgicamente in angolo. Azione lineare, condotta con pochi uomini, nelle zone giuste e con giusta dose di classe.
Questo è il calcio. Una finale gettata purtroppo quella della Viola. Gli inglesi, al contrario del Siviglia, affrontato dalla Roma in una oscena partita di rugby, è di ben altra levatura rispetto agli Hammers che di martello hanno, tranne qualcuno, solo i loro lanciatori e martellatori dagli spalti.
Deve recriminare parecchio la Viola che Italiano potrebbe far giocare in maniera un poco più accorta. Esalterebbe anche meglio le qualità dei suoi avanti, che giocherebbero in spazi meno intasati pure dai loro compagni. E' una lezione dolorosa. Per me comunque, Italiano è un ottimo tecnico e non dia retta alle sirene del bel gioco e degli esiti immeritati. Di immeritato nei modesti Hammers di ieri sera non c'è stato proprio niente. Vedendo Paquetà mi posso rammaricare dei tanti talenti sapientemente scovati e altrettanto sciupati, non solo scovati da fuori ma pure emersi dalla cantera milanista. Ma io non sono più milanista dopo l'osceno trattamento dato a Maldini, o almeno finché rimarranno i tycoon americani travestiti da New Deal rossoneri di oscuri futuri.
Rimarrà però sempre il mio amato Rocco che sarà rimasto stupito, lassù in qualche parte dell'olimpo calcistico, di come gli antesignani inventori del maschio gioco di attacco abbiano imparato le lezioni sue e di quelle convertite del suo amico/nemico Helenio. Sarò fuori dal tempo, pazienza.
Italiano sa indubbiamente fare giocare i suoi uomini, conduce bene ma deve imparare a gestire i momenti. Qualche ritocco nelle sue convinzioni tattiche avrebbe fatto trarre molto di più dalla sua Viola, pure in classifica di campionato, ammesso che rimanga in questo turbolento mondo del calcio italiano.