Avevo sensazioni positive, credevo nella vittoria del Milan a Bergamo. Che le avversarie potessero fare un passo falso non mi interessava minimamente. Così quando l'arbitro ha fischiato la fine, decretando la sedicesima vittoria in trasferta, ho liberato un grido di gioia, carico di tanta tensione e felicità. 

Ho iniziato a tifare Milan quando la bacheca era meno piena di oggi, gli scudetti erano otto e le Coppe dei Campioni, solo una, ma bellissima. Sono passati tanti anni, gli scudetti sono diventati 18, ma sono le 7 Coppe dei Campioni a riempirmi di gioia, a ricordarmi quanto sia bello trionfare in Europa, dimenticando arbitraggi "confusi", le teorie di complotti e vedere sempre situazioni negative, mentre vogliamo concentrarci solo su ciò che ci entusiasma di più, lo sport e la partita. Così mentre aspettavo il fischio d'inizio, di una sfida così importante, provavo a ricordare le emozioni di anni passati. I finali di campionati giocati al vertice. La "fatal Verona" è fin troppo nitida, poi la vittoria a Napoli e il primo scudetto di Sacchi, l'unico, anche se non era l'ultima giornata. Lo scudetto di Zaccheroni, il "sarto", con l'esultanza di Galliani a Perugia, Abbiati in porta e la partita trasmessa in diretta, quando la pay-tv era già entrata in molte case. Stranamente non ho ricordi particolari degli scudetti di Capello e Ancellotti, forse perchè vinti con cavalcate travolgenti. Ricordo invece quello di Allegri, vinto a Roma, alla penultima giornata, con i cori contro Leonardo, l'ultimo, prima del dominio bianconero e dell'addio al "Presidentissimo", Silvio Berlusconi. 

Totalmente diverso è il discorso sulla Champions. Tutto è vivo, le splendide finali, poche perse e molte vinte. Ajax, Steaua, Benfica, Barcellona, Juventus e Liverpool, come se il tempo si fosse fermato. Rocco, Sacchi, Capello e Ancellotti, tecnici così diversi, ma ugualmente vincenti, tutti italiani in un calcio sempre più internazionale. Ecco perchè della vittoria di ieri a Bergamo, il secondo posto finale, mi interessa relativamente,  festeggio per il ritorno in Champions League, dopo otto lunghissimi anni. Il Milan, era padrone del proprio destino e vince una partita vera, su un campo difficile, contro una squadra forte, senza aspettare aiuti o regali, perchè onorare lo Sport, con la s maiuscola, dovrebbe essere una cosa normale e non certamente un merito.

Tornando alla partite, i rossoneri vincono, segnando due rigori, netti, trasformati da Kessie, fotografando in una partita l'intera stagione. Perchè ancora una volta, come successo spesso, mancavano gli attaccanti più prolifici, perchè il Milan ha colpito il solito legno della porta, battendo anche questo record, perchè ha calciato più rigori di ogni avversario e infine perchè chiude al secondo posto, posizione occupata per 36 giornate su 38, conquistando in trasferta 49 punti, frutto di 16 vittorie 1 pareggio e due sconfitte. Ci ho creduto tutta la stagione a questo piazzamento. Ho sempre sostenuto Mister Pioli e la Dirigenza, meno la proprietà e mesi fa avevo pronosticato le mie favorite alla qualificazione finale: Inter, Milan, Juventus, sbagliando la Lazio che pensavo riuscisse a superare l'Atalanta. Sono stati anni difficili, in silenzio, alternando grandi illusioni a sconfitte altrettanto cocenti. Eccoci finalmente tornati a gioire. La prima immagine che mi è venuta in mente, al fischio finale è stato Lino Banfi, nel film, l'allenatore nel pallone, quando Canà, viene portato in trionfo dai gemelli e grida: "mi avete preso per un co......" (riferendosi ad una parte intima), un doppio senso perfettamente calzante. 
E' stata la vittoria di Mister Pioli, che molti tifosi erano pronti a mettere sul banco degli imputati, attribuendogli colpe assurde e riuscendo ad usare il termine "fallimento". E' il trionfo di un uomo che non ha mai avuto atteggiamenti da "fenomeno", indossando le vesti che in molti gli attribuivano in modo dispregiativo, quelle di : "Padre Pioli", l'allenatore normale in una squadra di ragazzi, con Ibra e Kjaer come capi gruppo. L'allenatore ha guidato la squadra senza mai alzare la voce, senza una protesta o una lamentala, distribuendo meriti a tutti e rimanendo sempre defilato, anche quando il primo posto e i facili trionfalismi, avevano inebriato tanti, ma non lui.  Ha lavorato tanto, ha forgiato una squadra e cambiato modo di giocare, riuscendo ad abbinare lo spettacolo ai risultati. Tredici punti in più rispetto lo scorso anno, battendo, Inter, Atalanta, Juventus, Napoli e Roma, in trasferta. Come un pugile che non indietreggia mai, ha incassato in silenzio anche le critiche ingiuste, come Rocky Balboa e la dedica alla moglie per i 34 anni di anniversario di matrimonio è così uguale al grido finale di Stallone: Adriana!!

Quanto vale questo piazzamento lo vedremo nei prossimi mesi, a seconda di quanto verrà rinforzata la squadra. Mister Pioli ha garantito una cinquantina di milioni, ha rivalutato tutta la rosa e messo le basi per poter ambire a molto di più. Sicuramente ci sono allenatori, più bravi di lui, ma ciò non significa che sappiano fare meglio. La sua esultanza guardando alla tribuna e alla Dirigenza è un segnale di compattezza, importante, ma è dal mercato che ci aspettiamo molto. Salto, felice e festante, eppure non posso non rivolgere un pensiero a Gennaro Gattuso, tradito più da una Società, che non ha saputo supportarlo, che da una squadra arrivata provata all'ultima partita. A Pippo Inzaghi, grandissimo attaccante, non ancora calato nel ruolo, difficilissimo di Allenatore, almeno per la seria A. A Brocchi, che ha mancato la promozione con il Monza, confermando che non bastano i soldi per vincere i campionati. A Silvio Berlusconi, che sognava di battere il Milan, con il suo Monza, mentre la partita più importante la sta giocando in ospedale, con l'augurio di vincerla. A tutti i tifosi milanisti accorsi a Milanello per sostenere la squadra e a tutti quelli che ci credevano. Concludo con Pirlo, l'allenatore "apprendista" che ha ripudiato ogni trascorso milanista. La forza della Juventus e un pizzico di fortuna, senza aggiungere un rigore al "Cuadrado", gli regalano una qualificazione Champions che aveva fatto il possibile per non raggiungerla. Il calcio è talmente strano che, mentre l'anno scorso non gli sarebbe dovuto affidare un incarico per cui era impreparato, ora, dopo un anno di esperienza da cui trarne giovamento e due trofei vinti, verrà probabilmente mandato via.

23 Maggio, domenica di festa, la Ferrari arriva seconda nel Gran Premio di Monaco, il Milan torna in Champions, il pubblico torna agli eventi sportivi e la pandemia ad abbandonare le nostre vite. Il Dio dello Sport sta rimettendo le cose a posto, in attesa degli Europei di Calcio e delle Olimpiadi, perchè "Domani è un altro giorno" ed anche un altro film.