Stravolgo la pubblicazione dell'articolo giornaliero, già pronto per l'invio, poichè giunge da Roma una notizia troppo importante per non essere commentata: l'esonero dello Special One, l'allenatore portoghese tanto amato dai tifosi giallorossi, sostituito con De Rossi, ex giocatore della squadra capitolina.

Il fatto che io sia milanista, praticamente dalla nascita, non mi ha mai impedito di avere delle "simpatie sportive", anche per altre formazioni calcistiche. Mi piace troppo questo sport per farmi condizionare dalle rivalità. Certo, Juventus e Venezia sono casi a parte, con motivazioni talmente particolareggiate che non cerco neppure di spiegare, ma anche per loro, più che "odio sportivo" è una totale assenza di emozioni. Se ho simpatizzato anche per il Verona, quello splendidamente forgiato da Bagnoli, nonostante una ferita che resterà perennemente indelebile nella mia memoria, come posso non congratularmi con quelle squadre che mi hanno saputo regalare momenti emozionanti? 
E una di queste è la Roma. Sarà perchè Pierino Prati ha indossato quella maglia, sarà per i suoi colori, che sono quelli da me adottati per la squadra di subbuteo, la mitica F.C. Velox, oppure per Liedhlom, Ancellotti, Capello, Turone, o per quella finale di Coppa dei Campioni, che la Roma perse ai rigori, contro il Liverpool, giocando nella capitale d'Italia, fatto sta che la squadra ora allenata dallo Special One, mi è antipatica, solo quando gioca contro il "mio Milan". Troppi i campioni che indossando quella maglia mi hanno regalato emozioni per non avere RISPETTO per una Società che ha dato tanto al calcio italiano.

Eppure quando avevano scelto Mourinho per portare la Roma al vertice del campionato, avevo sollevato tutte le mie perplessità su un allenatore, affermatosi fra i Top mondiali, ma avviato sul "viale di un tramonto sportivo", dovuto a tanta ricchezza e ad una comprensibile stanchezza mentale.
Avevo visto tutte le partite del suo Totthenam, traendo la conclusione che il suo ciclo fosse concluso e il suo brusco licenziamento ne certificava i limiti fin troppo evidenti. Viceversa Roma lo ha accolto da trionfatore, da leader indiscusso di un progetto per riportare la squadra giallorossa ai vertici nazionali, a superare tutte le difficoltà economiche e a competere per i risultati più ambiziosi. Il portoghese ha preferito vestire i panni dell'anfitrione, piuttosto che quelli dell'allenatore. Ha conquistato la fiducia dei tifosi, ne ha cavalcato la passione, riempiendo lo stadio Olimpico ad ogni partita, ma non riuscendo né ad ottenere i risultati sportivi attesi né a proporre un gioco che mostrasse le sue qualità. Si è sempre barricato dietro a giustificazioni, eterno "Calimero" di eventi contrari. Se la vittoria di una Conference è sufficiente a cancellare prestazioni indecorose o piazzamenti totalmente insufficienti, allora lo Special one non andava rimosso dal suo incarico.

La Roma è nona in classifica dopo 20 giornate di campionato, ha 29 punti, maturati con 8 vittorie 5 pareggi e 7 sconfitte staccata di 22 punti dalla vetta della classifica, mentre la zona retrocessione è 12 punti più indietro. Bisognava aspettare cosa? E' stato il portoghese stesso a sfidare la proprietà, forzando per un rinnovo di contratto totalmente inopportuno. La sconfitta nel derby di Coppa Italia e contro il Milan hanno solo evidenziato i limiti tecnici di un allenatore non più in grado di salvare il salvabile.
I tifosi della Roma pensano che senza Mou non si possa vincere, che ogni progetto sarà ridimensionato e che nessun campione sarà invogliato a vestire la maglia della loro squadra, ma non è così. Chi come me lo critica non è per invidia o per paura che possa vincere più del Milan o di altre squadre, ma per il fatto che non sa più allenare, troppo stressante e faticoso, pretendendo giocatori forti e pronti, ma questo nella Capitale, ma anche in molte altre piazze italiane non è più possibile. Alla fine di questo rapporto resterà evidente che ha dato più la Roma al suo allenatore, idolo dei tifosi, che l'inverso.

Il mito dell'allenatore, immenso negli anni interisti e con una squadra di Campioni, non verrà scalfito neppure questa volta, perchè il "povero Mou" saprà trovare i colpevoli del suo insuccesso.
Arbitri, giocatori, proprietà o stampa, ma non certamente lui, ultimo difensore di una risalita sportiva apparentemente impossibile e chissà... magari Napoli sarebbe perfetta per le sue sceneggiate degne di Mario Merola.