Che per il Milan la stagione 2023/24 non fosse iniziata nel migliore dei modi, lo avevamo ampiamente percepito fin dai primi giorni. Al ritiro dal calcio giocato di Ibra, tanto preventivato, vista l'età anagrafica, quanto ugualmente doloroso, aveva sorpreso moltissimi, fra tifosi e addetti ai lavori e non certo in modo positivo, non la scelta di Jerry Cardinale di licenziare Maldini e Massara, tanto incomprensiva quanto legittima, ma le promozioni di Furlani e Moncada che con Pioli formavano una triade totalmente inedita e apparentemente non pronta a competere con rivali ben più esperti. 

Ci è stato raccontato che era giusto proporre un modo nuovo di lavorare, più condiviso, nel quale Mister Pioli, promosso al ruolo di Coach, avrebbe avuto la responsabilità di abbinare la sua "proposta di calcio" alle disponibilità economiche messe a disposizione della Società il mercato  Evitare quindi di ripetere quanto successo con il giovane talento belga, Chiarles De Katelare, voluto, non solo da Maldini, non essendo lui a prendere l'ultima decisione e inutile per Pioli, al punto di preferirgli Ibrahim Diaz, lo spagnolo di proprietà del Real Madrid.
La remunerativa cessione di Sandro Tonali, pur indebolendo la squadra, privandola di uno dei pochi centrocampisti in grado di garantire quell'equilibrio tattico di cui Mister Pioli fa difetto, doveva essere la sfida più difficile da vincere per il nuovo staff lavorativo. Complici il grave infortunio di Bennacer e il desiderio di Krunic di trasferirsi in Turchia, allettato da offerte economiche per lui vantaggiose e non certo per una cucina più vicina ai suoi gusti alimentari, il Milan doveva inserire almeno tre centrocampisti, completando una rosa che aveva in Pobega e Adlì, le alternative. Considerato che il giovane italiano, tanto apprezzato a Torino da Juric, non ha praticamente trovato minutaggio con Mister Pioli e il francese, pur sapendo che era stato messo sul mercato, si è incatenato a Milanello nella speranza di poter mostrare le proprie qualità e dimostrando un'indiscussa personalità, la stagione del Milan iniziava condizionata da quelle tre scelte.

Ora che Pioli fosse il "paracude" di Furlani e Moncada, in caso di insuccessi, questo era risaputo e l'ho scritto ripetutamente. Ma il mercato estivo portava a Milanello giocatori, bravi e interessantissimi, investimenti dal futuro assicurato, senza però azzerarne le lacune e quindi poterla proporre quale "FAVORITA" alla vittoria finale del campionato. Dal nuovo gruppo di lavoro, nasceva un inedito 433, con Krunic tenuto contro voglia a Milanello e  proposto come vertice basso in un centrocampo completato da Loftus Cheek e Rejnders. Una scelta che mi sembrava rischiosa, ma che aveva una sua logica tattica. Non è un caso che, supportati da una brillante condizione fisica, ( di cui solo dopo abbiamo visto le nefaste conseguenze, con infortuni in serie ) la squadra abbia inanellato una serie di risultati talmente positivi da conquistare la vetta della classifica. Purtroppo, per noi tifosi e per il Milan, il modulo 433 ha automatismi totalmente diversi da quel 4231 da cui Pioli non riesce, oppure non ne ha la capacità, a staccarsi.                       

I movimenti e i compiti dei centrocampisti sono totalmente diversi. Serve applicazione, allenamenti e l'abitudine nel sapersi adattare a compiti offensivi e difensivi, in movimenti singoli, di reparto e di squadra. Insomma serve lavoro e tempo così come alcuni giocatori possono essere più o meno a proprio agio in situazioni conosciute e fortificate. Ragionamento che vale anche per i difensori se supportati da uno, due o tre centrocampisti. In questo contesto la "triade di facciata" tanto pubblicizzata ad inizio anno, quale modello di uno Sport Americano, basato più sull'intrattenimento che sulle vittorie, ha fatto presto a lasciare Pioli solo, a cancellare i cori da San Siro e a chiamare Ibra, quale salvatore, di chi lo vedremo a fine stagione.   Gli infortuni a catena, l'anarchia tattica di Pioli e il suo sfrenato desiderio di sperimentare soluzioni alternative, chiedendo ai giocatori a sua disposizione di affrontare qualsiasi tipo di sfida, è diventato il filo conduttore di questa stagione. Pur con prestazioni altalenanti e risultati non in linea con le aspettative e il riferimento è alla Coppa Italia e ad un girone Champions che per quanto difficilissimo poteva essere superato, il Milan è terzo in classifica, dove merita di essere.                                                                                                                                       

Furlani e Moncada, promossi al compito di saper garantire i migliori risultati possibili, sia economici che sportivi, si sono defilati, dimostrandosi inesperti e impreparati, nella gestione di un momento di difficoltà generale. Non era obbligatorio licenziare Pioli, ma evitargli il malumore generale, con un  confronto costruttivo e chiarificatore, per risolvere i problemi e sancire le linee guida della Società, anche tattiche, obbligatorio per salvaguardare il valore economico della rosa a disposizione. Ciò non è stato fatto, la tanto pubblicizzata collegialità di idee e scelte, si è smarrita alle prime difficoltà mostrando tutti i limiti di chi, privo di esperienze collaudate, ha preferito lasciare Pioli, Mister e Coach, quale unico responsabile di ogni sbaglio.

Dilettanti alla sbaraglio, meritevoli più della Corrida, condotta in modo brillantissimo da Corrado, che di occupare ruoli così difficili e importanti. Ecco che vedere il Milan schierato contro l'Atalanta, con un 343 talmente elastico, (a me sembrava un 4141) da essere sconclusionato e con giocatori fuori ruolo e fuori partita, ha in Pioli il depositario di tale assurdità tattica, ma ha nella dirigenza la dimostrazione della loro totale incapacità a gestirne il rapporto e le conseguenze sportive. Nella comunicazione, nella gestione degli infortuni, nel rapporto con la classe arbitrale, fino alle scelte del tecnico, per molti addetti ai lavori, incomprensibili, la dirigenza del Milan è rimasta assente, priva di capacità, di personalità e di quel carisma, sportivo e umano, che ha un peso specifico rilevante.

A distanza di mesi dall'inizio del campionato, il Milan torna a proporre un 4231 che allora necessitava di altri interpreti e non di giocatori schierati in ruoli a loro non congeniali. Eppure il Milan è ugualmente terzo, lontanissimo dalla vetta. Dovremmo forse essere contenti ?. Possiamo evidenziare che i 28 milioni investiti per Chucuweze, potevano essere investiti diversamente, bastava trattenere Salamandra senza prestarlo al Bologna e comprare un attaccante ? Cosa dire poi di Calafiori, inseguito per mesi, ma probabilmente colpevole del fatto di essere troppo italiano, quattro milioni sono stati ritenuti eccessivi e così l'affare lo ha fatto il Bologna che non usa gli algoritmi, ma si affida ad un DS come Sartori, poco predisposto a fare sbagli. Da appluasi poi l'operazione Krunic, ritenuto incedibile a settembre, per poi svenderlo a gennaio, dopo due mesi fuori squadra. Chapeau. Avesse fatto queste scelte Maldini, le critiche sarebbero infinite.

Un ultimo tassello va chiarito su questo "muro di sbagli" perchè la Curva Sud del Milan, ha fatto scelte chiare e precise, arrivando a sconfessare i tifosi, come me, che percepivano il danno procurato al Milan e nel farlo non mi affidavo ad aspettare i risultati, confidando esclusivamente sulla mia esperieza, su ciò che ho visto e imparato in moltissimi anni.  Se a Giugno salutavano Maldini in questo modo. " ... vogliamo ringraziare col cuore Paolo per il lavoro fatto in questi anni. Ricucire il rapporto che si era interrotto il giorno dell’addio al calcio, è stato sicuramente il passaggio più bello del percorso vissuto insieme in queste ultime stagioni, che ha riportato il Milan a vincere in Italia e ad essere competitivo in Europa. E buona parte di questi risultati vanno sicuramente ascritti a Paolo e all’instancabile lavoro fatto, contraddistinto sempre dall’amore per i nostri colori ".  A Luglio, a mercato finito, la Curva prendeva una posizione ben precisa  “#In #out Bla… bla… bla… Curva qua… Curva là.. contestate… fate… dite… forse con oggi vi tapperete quella bocca, pseudo milanisti “tifosotti” perché solo una cosa è certa che un Milan che si muoveva così bene sul mercato non lo vedevamo da anni”. Poi l’analisi sui colpi di Furlani e Moncada: “Innesti mirati, giovani promettenti, campioni con esperienza europea, un mercato che finalmente non vede andare via i suoi gioielli a zero ma anzi monetizza più del dovuto per quanto possa essere un dispiacere“. Il verdetto del campo, solo lì si vedranno i frutti del mercato portato avanti dalla nuova proprietà.  

I loro fischi dopo la sconfitta contro l'Atalanta, nel match di Coppa Italia, quindi sanciscono l'assoluzione per quei "tifosotti" che non si erano fermati alle apparenze ?. Tutti i tifosi del Milan mettono la squadra al primo posto, senza distinzioni, pretendendo il meglio possibile, di ciò che è attuabile e licenziare Maldini per fare un salto nel vuoto, non rientrava certamente fra queste soluzioni e non era difficile da capire, così come i fischi di San Siro, sono giustissimi, ma tardivi.

Quindi se la proprietà è assente, se Scaroni non sa ricoprire il ruolo di presidente e se la dirigenza non è all'altezza della situazione, Pioli, che critico per le scelte tecniche proposte, è solo l'ultimo dei nostri problemi.
Prima di Conte, di Motta o di fantasiose proposte, serve che il Milan faccia chiarezza sia su una Proprietà che di fatto è condivisa, sia sulla sua Dirigenza, mentre noi tifosi, abbiamo un solo compito, TIFARE il MILAN e pretendere ciò che meritiamo, VINCERE.

Il Milan è sacro e non possiamo permetterci di vederlo trasformato in un "UTILE DI BILANCIO".
CARDINALE OUT.