Un senso di delusione mi ha avvolto subito dopo il triplice fischio di Di Bello, arbitro fin troppo modesto, designato a dirigere il quarto di finale di Coppa Italia fra Milan e Atalanta e non riesco a scrollarmelo di dosso.

I Ricchi e Poveri, gruppo musicale probabilmente non conosciutissimo fra i più giovani, cantavano: "che delusione, sarà perchè ti Amo?", evidenziando quanto più grande possa essere il dolore se a causarlo è proprio chi è tanto amato.
Appare fin troppo evidente che i tifosi del Milan il proprio amore lo continuano a dimostrare con una passione ed una dedizione che poche altre tifoserie hanno saputo eguagliare. Quei fischi finali con cui i milanisti presenti a San Siro hanno indirizzato a squadra, allenatore e società, per sottolineare il proprio dolore per una eliminazione che non potevano accettare, per una sconfitta che decreta la modestia delle ambizioni sportive e di un qualsiasi progetto per non restare nell'anonimato, sono i fischi di tutto il "popolo rossonero", consapevole che alle parole di facciata non facciano poi seguito i fatti.

C'è un libro che consiglio da anni di tenere sul comodino, anche se oggi è sufficiente il cellulare. E' il vocabolario della lingua italiana. Mi affido a lui quando voglio trovare il termine giusto e questo è il caso.
Delusione: "Stato emotivo che deriva dalla frattura tra le aspettative e la realtà, dal constatare che quello in cui speravamo non è realizzabile".  Eppure non è che sognassimo di alzare al cielo l'ottava Champions, o di VINCERE, parola ormai in disuso a Casa Milan, la Coppa Italia, ma semplicemente di battere l'Atalanta, onesta formazione del nostro campionato, non certo Bayern  o Real Madrid, affrontandola fra le mura amiche e così rinviare ad aprile il percorso verso la finale. 

Era pretendere troppo? Aspettative e realtà, siamo realmente in questa situazione così deludente da aggrapparci ad un quarto di finale? Eppure i tifosi più attenti conoscevano perfettamente tutti i limiti di questa dirigenza, del presidente di facciata, dell'allenatore, del suo staff tecnico e di un proprietario attento ad arricchire il proprio portafoglio e non certo la sala dei Trofei di Casa Milan. Quindi perchè farsi il sangue amaro e restare delusi da un fallimento annunciato, quando erano in molti a festeggiare il licenziamento di Maldini? 
Penso che la risposta sia tutta racchiusa nella nostra passione, nello sperare che l'impossibile si possa realizzare, che tutte le lacune tecniche, tattiche e dirigenziali, possano essere spazzate vie da quell'obbligo, morale e reale, verso tutti quei tifosi del Milan, nel mondo, che ne sanciscono la grandezza, più e meglio di ipotetiche vittorie.

L'argomento da affrontare allora diventa tutt'altro, che per molti potrà sembrare inutile o filosofico, ma che in realtà diventa centrale nel comprendere cosa si voglia, o semplicemente si possa pretendere dalla squadra di calcio a cui ci si dedica con tanta passione e partecipazione: "Di chi è il Milan?".
Valutando le tre risposte possibili:
A - di Cardinale, che mette i soldi
B - della Dirigenza preposta 
C - dei Tifosi.

Solo la terza racchiude tutta l'essenza dello Sport, di quel sentirsi parte importante e integrante in una associazione sportiva, gioendo e soffrendo per i risultati ottenuti, ma contribuendo in modo attivo al fine di aspirare ai livelli più alti.
Certamente la proprietà mette i suoi soldi e la dirigenza le proprie capacità, quando e se ne ha, ma quale è la Società Sportiva che in assenza di tifosi potrebbe restare in vita? I presidenti, i dirigenti, gli allenatori e i calciatori, passano, scrivendo i loro nomi nel libro della Storia Societaria, ma i tifosi sono UN CORPO UNICO, sono il cuore, il cervello, l'anima e la storia stessa del MILAN, sono passato, presente e futuro, sono coloro che detengono l'essenza stessa della grandezza di uno dei Club più titolati, seguiti ed amati al mondo.

Ecco perchè ritornando ai fischi di San Siro, a quel senso di delusione che mi pervade e lo stesso penso succeda a molti altri, pretendere RISPETTO e la giusta CONSIDERAZIONE è un atto dovuto verso i tifosi.
Non bastano più i sorrisetti, le fatue promesse, o scaricare colpe senza ottenere risultati, così come è superfuo che Scaroni o Furlani si professino milanisti per poi non conoscerne il significato. Non è dalla sciarpa o dal cuscinetto che si identifica un TIFOSO e Gazidis forse lo era più di loro. Arrivare fra le prime quattro in Campionato non è un obiettivo sportivo, ma economico. Un'offesa verso i tifosi, un ridimensionamento inaccettabile per un Club di fama Mondiale che si permette di ambire a partecipare ad una Super Lega, per fare cosa, piazzarsi a centro classifica???
BASTA, tempo scaduto.

FUORI I MERCANTI DAL TEMPIO, perchè il Calcio è una cosa seria, fra le meno serie della vita e NOI non possiamo accettare di essere presi in giro da emeriti improvvisati che pretendono di trasformarci da TIFOSI in SPETTATORI.
Se lo dobbiamo diventare, se quello che interessa sono solo i nostri soldi e contribuire ad innalzare il valore commerciale per trarre il migliore dei guadagni, allora sapremo organizzarci per sabotare il vostro progetto.

Cardinale OUT e FORZA MILAN: il nostro MILAN!