Succede sempre più spesso, agli allenatori di calcio dell'ultima generazione, di sentirsi padroni di "certezze assolute", volendo proporre la loro visione con proposte tecnico e tattiche, che il più delle volte non portano a nessun miglioramento, se non a rivisitare una delle tante proposte di gioco già viste in passato.

Non serve inventarsi nulla. Da quando si iniziò a giocare e la storia racconta che ciò accadde il 26 dicembre 1860, allo stadio Sandygate Road di Sheffield, per il derby cittadino fra Heffield FC contro Hallam FC, abbiamo assistito ad infinite soluzioni tattiche, senza poter mutare la cosa più importante ed immutabile, vince la partita chi segna più gol dell'avversario.
Ecco spiegato il motivo per cui, in più di 160 anni, la fase offensiva è quella che garantisce lo spettacolo e il divertimento, poichè finalizzata alla realizzazione del gol, ma è la fase difensiva a materializzare le vittorie.

Il tanto criticato "catenaccio all'italiana", usato in modo dispregiativo negli anni settanta, oggi è il metodo più diffuso fra i Top Allenatori mondiali, solo definendolo con altro modo. Pressing basso e ripartenza. La difesa a tre, così moderna è la riproposta del "Metodo" usato da Rocco e da molti altri allenatori. La più moderna delle soluzioni, il fuorigioco, adottato in modo perfetto dall'Aiax, quando senza VAR era fin troppo rischioso, oggi è stato ampiamente abbandonato preferendo lasciare il possesso palla all'avversario, per indurlo a scoprirsi.
Eppure ci sono dei punti fissi da cui non si può non transitare.
Un esempio? Stretti quando si difende e larghi quando si attacca, perchè le dimensioni del rettangolo di gioco consentono di sviluppare soluzioni totalmente imprevedibili. Sono poi le doti tecniche atletiche dei singoli giocatori a fare le differenze, ma qui apriamo un discorso totalmente diverso. 

Restando in ambito tattico, quanto ci ha entusiasmato il 442 proposto da Arrigo Sacchi al Milan. Nel 4 a 0 contro lo Steaua Bucarest a Barcellona, questa la formazione proposta : Galli, Tassotti, Costacurta, Baresi, Maldini, Colombo, Ancellotti, Rijkaard, Donadoni, Gullit, Van Basten  Gli "Invincibili" di Fabio Capello, con quattro scudetti vinti in cinque anni, quando riuscì ad ottimizzare l'utilizzo di Desailly, posizionandolo davanti ad una difesa già fortissima. Serve forse ricordare una delle formazioni proposte da Carletto Ancellotti? Il suo 4321, detto "albero di Natale", tanto bello quanto concreto era imperforabile in difesa e micidiale in attacco.
Ecco una delle sue formazioni: Dida, Oddo, Nesta, Maldini, Jankuloski, Gattuso, Pirlo, Ambrosini, Seedorff, Kakà, Inzaghi.

In questa parata di Campioni, capaci di vincere partite difficilissime e la Champions League, più volte, come nessuno in Italia, al di là delle qualità singole e collettive è stato sempre l'EQUILIBRIO TATTICO il lasciapassare per i trionfi. Lo stesso equilibrio che ha consentito ad una squadra normalissima, come il Milan recente allenato da Mister Pioli, di vincere uno scudetto apparentemente impossibile con un 4231 che sigillava la fase difensiva: Maignan, Calabria, Kalulu, Tomori, Theo, Tonali, Bennacer, Sealemaker, Kessie, Leao, Giroud.                                                                       

Ecco perchè nella costruzione di una squadra, non bisogna guardare al palmares dei singoli giocatori, importante ma non decisivo, poichè è il loro collocamento nel collettivo a determinarne la funzionalità e il valore.
Un esempio fin troppo evidente è Charles De Kateleare, ventenne belga, campione inespresso sotto la guida dell'allenatore milanista e talento assoluto a pochi chilometri di distanza, a Bergamo, dove Mister Gasperini ne ha messo in risalto i tanti pregi e i pochi difetti. Questa analisi porta quindi al mercato estivo. Sulla qualità dei giocatori acquistati non c'è nulla da dire, così come sul loro prezzo d'acquisto. Insomma ottime operazioni nel rapporto qualità prezzo, ma era quello che serviva per rafforzare la squadra e renderla competitiva? Prima di dare la risposta che appare fin troppo scontata proviamo a fare un passo in dietro. Il Milan, con Bennacer infortunato e lungo degente, decideva di cedere Tonali al New Castle per una cifra ritenuta irrinunciabile, 70 Milioni, più 10 di Bonus. Soldi sufficienti per comprare un giocatore che avrebbe dovuto sostituirlo, garantendo la stessa funzionalità, senza spendere tantissimo e migliorare la squadra rendendola competitiva, ma così non è stato.
Rejnders, Loftus e Musah, arrivati ad arricchire la rosa a disposizione dell'allenatore, hanno ben altre caratteristiche rispetto a Tonali e lo dimostrano settimanalmente. Così il 433 iniziale, complice l'infortunio di Loftus e il desiderio di Krunic di emigrare in Turchia, è diventato un 4231, privo di ciò che è più importante, l'EQUILIBRIO.
Non contenti di questo sbaglio, fin troppo evidente, si è preferito investire su una riserva, il nigeriano Chucuweze, allontanando Saleamaker senza alcun ritorno economico e non risolvendo quel problema in attacco con cui il Milan non trova soluzione da troppo tempo, affidandosi a Campioni, tanto bravi quanto datati. 

Al di là dei troppi infortuni è il dato sui gol subiti a mostrare tutti i limiti di una squadra che costruita da Boban, Maldini e Massara, anno dopo anno è stata smontata, per molteplici motivi, senza riuscirne a capire le priorità. Una squadra vincente si costruisce, attraverso il mercato, gli allenamenti e la cura dei particolari, ma come una casa si poggia sulle fondamenta così le vittorie necessitano di una squadra solida nella fase difensiva.

Il Milan attuale è perforabile da qualsiasi avversaria poichè non c'è un equilibrio tattico e una fase difensiva in grado di annullare la pericolosità avversaria. Troppo sbilanciati, lunghi sul campo e quindi impossibilitati a chiudere anche la più semplice delle linee di passaggio e se Maignan non compie parate miracolose, vincere diventa impossibile. Quindi ad un mercato bello, ma non funzionale, si sono aggiunti i troppi infortuni e scelte tecnico tattiche non adeguate a risolvere i problemi. Adlì e Rejnders, posizionati davanti alla difesa, non garantiscono alcun filtro e rallentano la manovra e perdono molte delle loro qualità. Se Loftus si è riscoperto pericoloso in fase realizzativa, non è a suo agio negli spazi ristretti, restando troppo tempo estraneo alla manovra sia offensiva che difensiva. Ecco perchè il Milan per quanto "bello e competitivo" non da mai la sensazione di essere padrone della partita.

Se poi l'allenatore, per sua scelta, non privilegia la grinta e la determinazione agonistica, non ha una lettura della partita, particolarmente attenta e privilegia un uno contro uno a tutto campo, mettendo il pur bravo Kjaer in balia di Zirkzee, piuttosto che affidarsi a raddoppi o a marcature a scalare, ecco che pretendere di più da questi giocatori diventa impossibile.

Capisco perfettamente che ormai in ogni discussione siano i soldi ad avere la rilevanza maggiore, ma ribadisco il concetto iniziale: che il calcio esiste da oltre 160 anni e non serve inventarsi nulla.
Si gioca in undici, vince chi segna un gol in più e difendere è più facile che attaccare, ma se non lo si sa fare... si perde regolarmente.