Salve Filippo, so che non leggerai mai questa lettera, ma comunque sia ci tengo a ringraziarti, per tutte le volte in cui stavo cadendo, ma mi sono rialzato, osservando te e prendendoti come metro di paragone.  

Può una persona di successo che nemmeno conosci insegnarti qualcosa?    
Io penso proprio di sì, perché magari una persona che si ammira, che si osserva, che si prende come punto di riferimento e quanto altro, possa indirettamente insegnare qualcosa ad ognuno di noi. La vita è bella, ma allo stesso tempo non è semplice, poiché in essa intercorrono sia i periodi belli, sia i periodi brutti; questi ultimi non  sempre sono facili da superare. È anche vero che un episodio che potrebbe far soffrire una persona, allo stesso tempo potrebbe essere una sciocchezza per un altro. Ma il nostro cervello è quello che comanda e quando tutto sembra finito, bisogna con tutte le forze cercare un appiglio. 

Nella mia vita sono caduto diverse volte, per problemi che non staró qui a raccontare nel dettaglio. Ho sofferto da ragazzino poiché ero timido e non ero il classico ragazzo con le palle, ho avuto qualche nota negativa in famiglia e con il lavoro non sono sempre stato fortunato, nonostante abbia una laurea, una specialistica e diversa esperienza; ho dovuto fare le valigie diverse volte e stare lontano da casa, ho lavorato tante ore al giorno facendo anche diversi lavori per poter sopravvivere ed insomma, non sono mai rimasto con le mani in mano. Ora sono precario e spero di arrivare all’agognata stabilità nel mondo della scuola.

Da ciò che si potrà evincere mi sono sempre rialzato; ma sai qual è stato il segreto? Proprio quello di prendere esempio da te. Vederti giocare, segnare, non cadere, piangere per un gol e soprattutto vederti rialzarti dopo due gravi infortuni e dopo qualche parentesi negativa in panchina con Milan e Bologna.

Gli anni in cui mi hai aiutato di più (sempre indirettamente) sono stati quelli dell’università, infatti non provenendo da una famiglia benestante, l’unico modo per continuare gli studi, era proprio quello di assicurarmi le borse di studio. I miei stimoli e la mia voglia arrivavano proprio quando tu, “Superpippo” segnavai; ma anche le vittorie del Milan aiutavano. I tuoi gol mi davano quella adrelanina in corpo che durava per giorni; vederti esultare come un bambino mi trasmetteva tanta gioia e felicità.

Da te caro Pippo ho preso la voglia di non arrendermi, di credere in me stesso e di essere sempre pronto a rialzarmi; sei proprio come tutti i giornalisti ti descrivevano -una fenice che risorge dalle ceneri- e tu sei risorto più volte. Ti sei ripreso alla grande dopo l’infortunio col Chievo e hai continuato a segnare come non mai; quando Allegri non ti faceva giocare, quando entravi segnavi sempre; bella la tua doppietta al Real Madrid nel 2010 (anche Mourinho ti ha sempre temuto). Ricordo  purtroppo il novembre 2010, quando stavi giocando col Palermo; la troppa frenesia di segnare quel gol, nonostante l’arbitro stesse fischiando il rigore, fece si che il tuo ginocchio cedette. Ho pianto quei giorni; perché un giocatore con il tuo cuore non poteva finire la carriera così; ci tenevi e volevi ancora segnare tanto. Ma per l’ennesima volta ti sei rialzato, hai giocato qualche manciata di minuti nell’ultima partita contro il Cagliari di quella stagione e addirittura prolungasti il contratto per un altro anno. Jerri Calà direbbe: “Libidine e doppia libidine. Libidine coi fiocchi”.

Un dubbio mi frulla sempre per la testa, ma sono sicuro che assilla anche te. Come sarebbe finita quella maledetta partita col Liverpool nel 2005 se Ancelotti non ti avesse mandato in tribuna? Bè la risposta la sappiamo entrambi; ma ti sei preso la rivincita due anni dopo. 

Bè ti ringrazio ancora per amare e aver amato il calcio sia da giocatore che da allenatore e per averlo fatto amare a milioni di persone; per la passione che ci hai sempre messo e ti ringrazio inoltre, penso a nome di tutti i milanisti, per tutti i trofei che ci  hai fatto vincere ed infine ti ringrazio per essere semplicemente Pippo Inzaghi. Complimenti per quest’anno per aver riportato il Benevento in A e per averlo fatto arrivare in prima posizione. Spero un giorno di rivederti nella panchina rossonera, perché è quello il posto che ti appartiene.  

Ps: quando lavoravo in un hotel a Verona, ho avuto la fortuna di servire te (allora allenatore) con tutto il Milan. È stato magnifico. Conservo quella foto gelosamente, perché tu sei quell’idolo che ti entra dentro da bambino e che non se ne va più via; forse perché come te sono nato proprio il 9 agosto.
Buona serie A...