Vedere una squadra come la Roma, incapace di uscire da un tunnel profondo  fatto  di risultati negativi, crisi di gioco e crisi d'identità, unito al malcontento dei tifosi fa male.  Lo dico da semplice amante del calcio, non da tifoso romanista. Fa male perchè una squadra che lo scorso aprile ha fatto emozionare una nazione intera grazie alla vittoria contro i titani del Barcellona. Una vittoria che proiettò la Roma nell'Olimpo del calcio europeo.  Non era più la "outsider" di turno, ma la squadra rivelazione dell'anno. 

I presupposti per ripetere la stagione passata sono andati via via scemando durante il mercato estivo, così come l'entusiasmo dei tifosi. Prima la cessione del Ninja, seguta a ruota da quella di Alisson, per finire con quella dell'olandese Kevin Strotmann.  
Tre giocatori considerati uomini-spogliatoio, per la loro leader-ship e per il loro carisma nelle partite dove sbagliare poteva costare soltanto una cosa, sconfitta. Certo, Monchi ha lavorato sodo per dare alla squadra elementi di valore e di prospettiva. La Roma infatti è stata tra le grandi protagoniste della sessione estiva. Kluivert, N'zonzi, Pastore e Olsen (per citarne alcuni) hanno sposato la missione giallorossa. La missione di ri-confermarsi tra le grandi squadre europee. 

Rivoluzionare una squadra intera è una mossa da All-in. Non è simbolo di garanzia più totale per così dire. Da un lato porti una ventata di aria fresca e voglia di fare bene. Dall'altra porti confusione tecnica e tattica almeno per i primi mesi. Risultato? Frequenti cambi di modulo, perdità di un'identità collettiva e pessimi risultati. La Roma sta attraversando una lenta e faticosa fase di transizione. Ancora legata alla perdita dei suoi uomini chiave, fatica a trovare la mentalità giusta per lasciarsi tutto alle spalle e ripartire con più fame di prima.

Di Francesco ha fatto mea-culpa. Tocca alla squadra assumersi la responsabilità di uscire a testa alta da un tunnel che sembra non finire mai. Un tunnel scavato inconsapevolmente della società che ha voluto fare il passo più lungo della gamba rivoluzionando una squadra ancora in cerca di una vera identità collettiva.

Vi lascio con la partita che ha reso grande la Roma. Vi lascio con la speranza che qualcosa possa fianlmente cambiare!