Avevo in mente di scrivere questo articolo da mesi. Aspettavo solamente la conferma ufficiale della mia ipotesi sul vincitore del Pallone d'Oro. Una conferma che mi ha diviso in due.
Da una parte la gioia per la vittoria di Modric, dall'altra il rammarico per la scarsa considerazione riservata a Griezmann. La storia di Modric  é una storia di riscatto sociale degna dei migliori romanzi di formazione della storia letteraria. Nato poverissimo ma con un talento cristallino e puro, un paradosso rispetto allo sfondo cupo e desolato lasciato dal passaggio della guerra. Luka é costretto a vivere la sua infanzia tra il rumore delle bombe e la paura costante di non riuscire a fuggire verso un futuro talmente lontano da risultare quasi impalpabile. Luka ha sconfitto la guerra con un sogno e un pallone, diventando uno dei calciatori più forti del mondo. Ieri ha raggiunto l'apice della sua carriera grazie alla vittoria di un pallone d'oro che mai come ora appare più splendente da sembrare quasi vivo.   

 Allora perché continuo a sentire questa sensazione di amaro in bocca? 
La risposta è semplice. Il vero vincitore si chiama Antoine Griezmann.

Nel 2016 è arrivato terzo. Più che giusto dopo due coppe solo sfiorate. Vince Cristiano, autore della stagione perfetta. Secondo il solito Leo Messi.
2018, anno della grande rivalsa di Antoine. Mondiale, Europa League e Supercoppa. Rapporto goal e assist superiore a Modric, essenziale per l'Atletico e la Francia. Salto di qualità enorme, in termini di maturità calcistica e di peso specifico nelle partite da dentro o fuori. Risultato? Solo il gradino più passo del podio. Un terzo posto che grida allo scandalo calcistico. Eppure era presente alla premiazione, deluso e incredulo ma presente per rispetto di chi "giustamente" ha vinto. Chissà se Griezmann fosse stato compagno di Modric al Real. Avrebbe ricevuto un trattamento diverso? Avrebbe vinto? Domande alle quali é impossibile rispondere e forse è meglio così.

Cosa manca allora a Griezmann per vincere e per ricevere qualche gratificazione in più? Semplice, cambiare squadra. Lasciare l'Atletico per puntare verso progetti sempre ambiziosi ma più sicuri. Però portare un Atletico nell'Olimpo del calcio è certamente più soddisfacente che andarci con squadre che hanno già vinto tutto. Infatti è rimasto, desideroso più che mai di andare oltre a quello che ha già fatto.

Forza Antoine!