"Cammino per la mia città ed il vento soffia forte. Mi son lasciato tutto indietro e il sole all'orizzonte..."

Quando mi capita di sognare durante il sonno, fatico nel comprendere che ciò che si presenta di fronte ai miei occhi sia solo oggetto della mia fantasia. Tutto appare così incredibilmente tangibile, così assurdamente reale: posso avvertire il terreno sotto ai piedi e sentire il fruscio del vento tra le dita, riesco a sentire delle voci, tra cui alcune chiare e distinte e altre le quali vengono percepite come se fossero completamente separate dai loro corpi. Eppure non si tratta altro che di una dimensione che esiste soltanto nella mia mente, frutto di qualche meccanismo celebrale che probabilmente mai comprenderò appieno, così come quel viaggio compiuto stanotte. Ricordo che era il primo pomeriggio di non so quale anno, ma sentivo di esser tornato ad avere le sembianze di un bambino: rovisto tra le custodie sistemate su uno scaffale di fronte a me e trovo una copertina familiare, raffigurante un acronimo di tre lettere, il quale irrimediabilmente ha segnato una parte determinante della mia infanzia. Si trattava della versione per Playstation 2 del videogame "PES 2005", il quale lo confesso apertamente, è stato il primo vero passo che mi ha avvicinato verso il mondo del calcio: purtroppo però la mia nostalgia si spegne ben presto, visto che nel giro di pochi secondi la dimensione intorno a me collassa su sé stessa, rispendendomi nella mia afosa stanza da letto.

Nonostante sia stata solo una rapida sbirciatina del mio universo di ricordi infantili, mi è sufficiente per riesumare quel meraviglioso periodo della mia vita, nel quale iniziai a scoprire la bellezza di questo sport. Tutto iniziò da quelle acerrime sfide con mio padre, disputate in quegli stadi che neanche conoscevo, in cui cercavo di dare il massimo senza però incedere in un innumerevole quantità di sconfitte. Da lì cominciai a tirar fuori qualcosa che fino a quel momento non avevo mai avvertito prima, l'orgoglio mi spingeva ad allenarmi per migliorare ed ottenere finalmente quella vittoria che avevo sempre sognato. Dalla modalità dilettante passai rapidamente a quella esperto, per poi cimentarmi aspramente con il livello campione, uno scoglio che mi avrebbe permesso di trasformarmi con certezza in un giocatore migliore degli altri. Forse si trattava puramente d'istinto, ma ogni volta che ci provavo avvertivo l'ardore di una fiamma dritta nel cuore, una sensazione che mi avrebbe ben presto modificato nel corpo e nell'anima. L'innumerevole serie di match disputati alla guida dell'Inter contro ogni formazioni di Serie A, in quel che in molti ricorderanno come lo storico campionato master mi insegnarono ben presto che in questo sport, nonostante si dichiari come un gioco di squadra, spesso è "un solo uomo" che può fare la differenza.

Infatti quando la situazione si complicava vertiginosamente in seguito ad una, o due reti messe a segno dagli avversari, ci pensava il mancino letale di un certo Adriano a rimettere le cose in sesto per i nostri, quell'Imperatore nerazzurro al quale affidare le responsabilità di un gruppo palesemente in difficoltà. Il brasiliano nato del 1982 a Rio de Janeiro rappresentava nel modo più esatto possibile il significato della parola perfezione: alto quasi 1,90, forte fisicamente e veloce come la freccia scoccata da un'amazzone, egli sarebbe potuto diventare nel giro di poco tempo uno dei più brillanti profili mai stati delineati nell'emisfero calcistico. Eppure la sua magnificenza si limita a sole 180 presenze in Serie condite da 77 reti, uno score che lascia intravedere quanto di incompiuto possa raccontare la carriera di questo potenziale fenomeno. La differenza tra la realtà narrata dal campo e quella dei videogames sta tutta nella mentalità del calciatore, debole e incapace di sfruttare un talento che lo avrebbe senza alcun dubbio consacrato nell’Olimpo assoluto di questo sport, così come nel cuore dei tifosi nerazzurri. Ad oggi non esiste ancora un identikit che possa avvicinarsi alle immense qualità dell'Imperatore, le stesse che gli avrebbero permesso di plasmare intorno a sé una storia ricca di trionfi e successi, con egli stesso protagonista esclusivo degli eventi. Ciononostante come nella consistenza fittizia dei sogni, ogni singolo tratto di quest'avventura è rimasto incatenato alla fantasia, all'universo dei forse, dei se e dei ma, che spesso senza neanche accorgercene pronunciamo ogni giorno rispetto a quell'innumerevole quantità di cose che vorremmo, senza riuscire mai a fare davvero.

In un momento delicato come il corrente, in cui la squadra che sostengo come una specie di fede non riesce ad acquistare un attaccante in grado di fare la differenza, non potevo non ricordare uno dei tanti fenomeni passati dalle nostre parti, come se questa situazione fosse a tutti gli effetti un enorme paradosso. L’Inter assomiglia infatti ad un giocatore di scacchi costretto a muoversi dalla propria posizione, ma consapevole che qualunque ulteriore mossa la porterebbe a subire uno scacco matto, o nella migliore delle ipotesi una grave e immediata perdita di materiale: "zungzwang" direbbero in tedesco, una lingua non casuale in questo caso visto che proprio dalla Germania potrebbe arrivare il prossimo centravanti nerazzurro, quel croato ex viola di nome Ante Rebic, che tanto bene ha fatto con la maglia dell'Eintracht Francoforte nel corso delle ultime stagioni. Ma può davvero bastare l’innesto di un calciatore come quest’ultimo per determinare un reale spostamento degli equilibri nella nostra massima serie? O meglio può davvero fare la differenza in un ambiente complesso come quello interista?

Con una valutazione di circa 40 milioni di euro (fonte transfermarkt) l’attaccante in forza alla formazione tedesca ha messo a segno 17 reti in 77 presenze in Bundesliga, con la media di un goal ogni 5.152 minuti: alla luce di uno score non del tutto eccezionale, bisogna anche considerare che l’exploit di questo classe 1993 sia avvenuto soltanto ultimamente, quindi il suo livello è parecchio cresciuto rispetto alle precedenti annate, anche se non sembra comunque incarnare esattamente quelle caratteristiche da bomber di razza, cui va alla ricerca il tecnico Antonio Conte. Riuscirà dunque l'Inter a venir fuori dalla trappola tesole dal calciomercato, o incapperà in un sonoro e fragoroso scacco matto?