Si dice che l’informazione sia sinonimo di potere, una forza astratta che equivale alla possibilità più o meno concreta di giungere per primi al traguardo, qualunque esso sia. Tale pensiero interpreta la mente umana come un recipiente, in grado di immagazzinare strumenti, ancor prima che parole, utili a costruire sentieri che in un modo o nell’altro porteranno chi li utilizza a raggiungere i propri obiettivi.
Il valore a monte, in fase di programmazione, supera quindi quello a valle, in cui bisogna valutare come vengono effettivamente impiegati tali apparati;  esempio perfetto è quello di un’automobile, che se costruita bene, sarà in ogni caso affidabile, anche se il proprietario non è esattamente il migliore della sua categoria.
Questo modus operandi non è propriamente accettato in ogni contesto, ma nel calcio di oggi rappresenta una vera e propria scuola di pensiero, quindi analizziamo nel dettaglio alcuni spunti interessanti in cui viene maggiormente utilizzato.

Partiamo dalla dicotomia vincere/fallire, un classico di questo sport, in cui una delle attività più tipiche è quella di appiccicare etichette sulla fronte dei suoi personaggi: Massimiliano Allegri, in questo suo ritorno alla Juventus non ha ancora vinto un trofeo, e ciò per molti equivale alla possibilità di poter enunciare, che quest’ultimo sia una catastrofe, così come le scelte della società alle sue spalle.
Personalmente, credo che la complessità dietro un ragionamento logico, che possa valutare l’effettivo lavoro dell'allenatore livornese negli ultimi tre anni debba essere rigorosamente maggiore. Non è ammissibile che sia sufficiente contare i punti di distanza dall’Inter capolista per giudicare l’operato di Allegri come un sonoro buco nell’acqua, anche perché per molti esperti la programmazione sbagliata da parte della Juventus, in estate, non era così lontana dal comportamento di quella nerazzurra, che sarebbe dovuta arrivare quinta, almeno secondo alcune previsioni prestagionali.

La verità dietro questo complesso meccanismo è che il calcio non ha nulla a che fare con la scienza, perché se da una parte si può migliorare grazie ai dati, alla possibilità di studiare quello che si mette in pratica, dall’altro lato non è concretamente fattibile prevedere come può strutturarsi una stagione, in cui ogni singolo episodio può impattare in modo significativo.
Piuttosto, il potere dell’informazione dovrebbe interessare l’arricchimento di idee a supporto dei risultati, che in un certo modo possono essere influenzati da esse, anche se non integralmente. 
Pensiamo a quando un bisogno, ad esempio nello specifico la mobilità, (restando in tema automotive), spinge il consumatore ad acquistare un mezzo di trasporto; l’utilità del prodotto sarà tanto maggiore quanto rispondente alle caratteristiche ricercate dal suo utilizzatore, e questa probabilità può essere implementata grazie alla conoscenza del mercato di riferimento. È questa la chiave per trasformare ciò che può essere estemporaneo, e quindi anche imputabile alla fortuna, in qualcosa di duraturo nel tempo. Non è un caso che si dica quindi, che la fortuna aiuti gli audaci, testimonianza storica di quanto cercare un obiettivo e andarci vicino possa aiutare ad arrivarci davvero.

In tal senso, credo che sia fondamentale uscire dai confini della mediocrità, allargando i propri orizzonti ad un contesto ricco di informazioni, magari un po’ nascoste, che bisogna possedere la capacità di scovare, anche a costo di prendersi qualche rischio. Per questo motivo, in quanto appassionato di calcio internazionale, ho deciso di stilare una lista di giocatori, un po’ più distanti dai riflettori principali, sui quali consiglierei vivamente di investire, quanto meno il vostro tempo, se vi divertite con questo fantastico gioco.

Il primo nome lo aggiungo qui, quasi in calce ad un’introduzione, forse un po’ lunga, ma doverosa per meglio decifrare il messaggio dietro le righe, ed è quello di Alexander Sørloth. Anche se non più giovanissimo, questo centravanti norvegese di 28 anni, rappresenta il prototipo ideale di attaccante moderno, che farebbe la fortuna di qualsiasi formazione che vuole navigare sulle onde dell’alta classifica. Forte fisicamente, dotato di una discreta tecnica di base, ma soprattutto velocissimo e spietato di fronte al portiere, Sørloth sa rendersi utile sia nell’attacco della profondità, sia nel gioco spalle alla porta, e non mi spiego davvero come sia possibile che non se ne parli abbastanza. Nel corso di questa stagione, ha infatti già segnato 13 reti in sole 24 partite di Liga, superando il proprio record personale nel campionato spagnolo (12 goal), fissato nella scorsa annata, quando giocava nella Real Sociedad.
Esploso quando militava tra le file del Trabzonspor in Turchia, con una stagione sensazionale da 24 centri in 34 presenze, ha poi mancato la possibilità di consacrarsi ulteriormente con alcune esperienze negative, in particolare al Lipsia, in Germania.
Pagato circa 20 milioni di euro in quell’occasione dalla società tedesca, si è un po’ oscurato alla ricerca di una continuità realizzativa che ha però ritrovato nel corso dello scorso campionato, e che sta continuando ad avere anche quest’anno.
Non è una certezza come il suo connazionale Erling Haaland, motivo per cui non è il nove titolare della Norvegia, può però rappresentare una ghiotta occasione per quei club, che nel corso della prossima estate dovranno necessariamente sostituire il proprio centravanti, Milan e Napoli su tutte.

In entrambi i contesti attuali sarebbe forse poco adatto, dato che sia rossoneri che azzurri giocano solitamente con il tridente offensivo, ma un potenziale insediamento di Antonio Conte come allenatore di una delle due compagini, potrebbe rimescolare le carte in tavola.
A metà tra un potenziale crack e un possibile bluff, Alexander Sørloth è nel pieno della propria maturità calcistica, un momento decisivo in cui non può più sbagliare, uno snodo essenziale per il significato della sua carriera.
Vi rimando quindi al prossimo appuntamento con questo modo di interpretare la fantasia, un gioco interessante che spero possa avervi arricchito, almeno in parte, la giornata.