“Di solito un momento restituisce ciò che molti anni hanno tolto” - sappiamo poco o nulla sulla storia dell’uomo che pronunciò per la prima volta queste parole; il suo nome, Publilio Siro, racchiude le gesta di un uomo che seppe sfruttare le proprie qualità per conquistarsi la libertà, con la fantasia a fungere da unico strumento utile per evadere dalla propria prigionia.

In origine, egli era infatti uno schiavo, vissuto nel I secolo Avanti Cristo (l’epoca di Giulio Cesare), che ebbe però l’opportunità di studiare ed intraprendere una carriera, anche se a differenza delle sue opere, i dettagli di tali vicende non sono giunti fino a noi.

Ciò che stupisce maggiormente in uno dei suoi aforismi più famosi è l’impatto emotivo che riesce a generare, come se si potesse sentirne il significato sotto la pelle, come se bastasse il suono delle parole stesse, ad innescare una qualche reazione chimica all’interno dell’organismo.

Tanti i sentimenti che ne scaturiscono, ma senza ombra di dubbio, principe tra questi, è il senso di rivalsa, che da una parte mette sul piatto anni di sconfitte, delusioni e sacrifici, mentre dall’altro posiziona un’opportunità, magari di poche frazioni di secondo, che però è in grado di spostare vertiginosamente l’ago della bilancia.

È forse l’incipit perfetto per introdurre uno dei momenti più importanti dell’attuale stagione calcistica, giunta ad uno sliding door decisivo, il quale decreterà, in modo quasi inappellabile, il vincitore della Premier League tutt’ora in corso.

Una rivalità mai vista prima, quella tra Arsenal e Manchester City, poiché scavando nel glorioso passato dei gunners, erano altri gli avversari da battere, mentre nel meraviglioso presente dei citizens, gli orizzonti dei londinesi non hanno mai raccontato di ambizioni così elevate.

Non è un caso che per l’Arsenal, ultima volta sul tetto della Premier League risalga a quasi vent’anni fa, a quel leggendario undici degli invincibili, guidato magistralmente da un maestro come Arsène Wenger, leader oltre che manager, in un periodo che viene tuttora ricordato come epopea del club.

Era la stagione 2003/04, e mentre Thierry Henry toccava quota 30 centri in campionato, il Manchester City concludeva la sua modestissima annata al sedicesimo posto, un piazzamento vicino alla zona retrocessione, un frammento di passato che racconta quanto abbia inciso in modo clamoroso la nuova proprietà nella storia di questo club.

Da allora, il loro destino si è quasi invertito, al punto da rivoluzionare le suddette gerarchie sportive: nuovo padrone della Premier League, il Manchester City ha conquistato ben sei titoli negli ultimi undici anni, di cui quattro nella gestione targata Pep Guardiola, in grado di alzare ulteriormente l’asticella, e a cui manca ormai solo la conquista della Champions League, per chiudere un cerchio attorno ad un ciclo, il quale non sembra però volersi arrestare.

Questa sera, l’incontro decisivo, un match point a disposizione di entrambe, con le cinque lunghezze di vantaggio dell’Arsenal, che illudono l’occhio disattento di chi dimentica, che il City deve recuperare ancora due gare, ed è quindi potenzialmente avanti; il bilancio degli ultimi dieci scontri disputati all’Etihad racconta quanto in precedenza descritto, ossia la supremazia dei citizens capaci di vincere ben sette volte e pareggiare in due occasioni, con una sola vittoria dei gunners, risalente tra l’altro alla stagione 2014/15.

Tra i tabellini in questione, spicca senza dubbio alcuno, il 5 a 0 maturato lo scorso anno, probabilmente il momento più basso nella gestione di Mikel Arteta sulla panchina dei londinesi, che sembrano essere ripartiti proprio da quella cocente umiliazione.

Lo stesso allenatore spagnolo, prima assistente nonché allievo di Guardiola, ha ribadito più volte come il percorso di crescita dei suoi ragazzi sia passato anche attraverso esperienze più o meno traumatiche come quella riportata in precedenza, a testimonianza di quanto sia importante imparare dai propri errori.

Ed è così che subentra nuovamente l’aforisma di partenza, che mette tutto in discussione convergendo ad un singolo momento, la partita di stasera, che può rappresentare l’occasione per cambiare il destino di un popolo.

Come capita spesso in occasioni come questa, saranno ancora decisivi i duelli, nonché i dettagli, ogni frazione di secondo, ogni sguardo, un gesto d’intesa tra compagni, un errore o distrazione: da una parte la potenza dirompente di Haaland accompagnata dalla classe di De Bruyne, dall’altra il talento esplosivo di Saka e Martinelli, in quello che sarà senza ombra di dubbio il match più atteso dell’intera Premier League.

Tra le chiavi tattiche della partita, c’è sicuramente l’assenza di William Saliba, difensore centrale dei gunners infortunato da diverse gare, e specialista nel gioco aereo, fondamentale da cui ultimamente arrivano i principali pericoli in zona Aaron Ramsdale; sono addirittura cinque le reti concesse da corner nel periodo post mondiale per gli uomini di Arteta, che stanno soffrendo l’assenza di un pilastro come il centrale francese, oltre a qualche disattenzione di troppo.

Emozione che sta sicuramente condizionando le ultime prestazioni dei gunners, i quali arrivano a questo match dopo tre pareggi consecutivi in campionato, con ben sette reti concesse agli avversari.

Il Manchester City, invece, si trova nel suo momento migliore: nelle ultime dieci gare di Premier League, soltanto l’Aston Villa ha raccolto più punti (26), contro i 25 conquistati dagli uomini di Guardiola, che non perdono dal 5 febbraio, in occasione della trasferta sul campo del Tottenham.

Ma poco contano le statistiche quando ci si gioca così tanto, la posta in palio azzera i numeri e li riscrive a seconda del suo risultato: vincere oggi significa avvicinarsi sensibilmente al titolo, poiché uno schiaffo del genere ai rivali, a poche settimane dalla conclusione del campionato, rappresenterebbe un colpo da K.O. difficilmente reversibile.

A poche ore dal confronto, non resta che mettersi comodi ed attendere il momento in cui il sipario deciderà di alzarsi per dichiarare l’inizio dello spettacolo più atteso dell’anno, in cui il tempo si ferma e decreta l’abissale differenza tra vincitori e vinti.



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