Il verificarsi di un evento che in apparenza si mostra contrario alla logica comune, ma che riesce comunque a dimostrarsi in sé valido ed inequivocabile: un qualcosa che continua a stupire, nonostante sia parte integrante del nostro dizionario da chissà quanti secoli; la definizione di paradosso si ripresenta puntualmente nel mondo del calcio, proprio come nella vita di tutti i giorni, ambiente ostile in cui si mescolano opinioni e leggi matematiche.
Talvolta, il funzionamento di certi meccanismi è talmente complesso, che si finisce spesso con la scelta di adottare la soluzione più semplice; un paradosso, forse, in grado di violentare la logica, di capovolgerla se necessario, affidandole un ruolo poco più che marginale.

Dunque, non sarà forse un caso che un allenatore fresco di esonero come Frank Lampard, alla guida dell’Everton fino allo scorso gennaio, venga ingaggiato da un club più che prestigioso come il Chelsea, per traghettare la squadra al termine di una stagione fino a questo momento disastrosa.
Premettendo che si tratta di un contratto a breve scadenza, e quindi non di una scelta definitiva, resta comunque un po’ di sbigottimento di fronte all’ennesima stranezza messa in atto dalla nuova proprietà del club londinese. 
Prima l’esonero di Thomas Tuchel, poi l’ingaggio di Graham Potter, adesso quello di Frank Lampard: un’annata da dimenticare per il Chelsea, che forse avrebbe potuto continuare ad affidarsi alle cure di Bruno Saltor, personaggio apparso nelle ultime uscite come sostituto del precedente manager. 
Anche se sarà parecchio difficile per il subentrante registrare un andamento peggiore rispetto a quello attuale, che racconta di un Chelsea undicesimo in classifica, con soli 39 punti raccolti in 29 partite di Premier League, con un attacco spaventosamente povero di goal (soli 29, basti pensare che il Brighton ne ha realizzati quasi il doppio), nulla può definirsi ormai scontato in casa blues.

Eppure, in rosa i calciatori di talento non mancano, a partire da Kai Havertz, capocannoniere in campionato con 7 reti realizzate fino a questo momento, prossimo ad eguagliare il precedente score messo a segno nella passata stagione (8). 
Per non parlare della folle campagna acquisti messa in atto durante la sessione invernale del calciomercato, che ha prodotto gli arrivi di Wesley Fofana, Benoit Badiashile (anche se non convocabile), Malo Gusto, Enzo Fernandez, Noni Madueke, Mykhaylo Mudryk e Joao Felix, per un totale di 611,49 milioni di euro spesi nel corso di questa stagione, se aggiungiamo anche gli arrivi in estate ed operazioni di minore impatto mediatico.
Nomi importanti, a tratti anche clamorosi, su tutti il centrocampista ex Benfica, fresco campione del mondo, autore di un sontuoso mondiale in Qatar, per cui la nuova proprietà targata Todd Boehly ha sborsato addirittura 121 milioni di euro.

Un mix eterogeneo, giovane e talentuoso, con cui Graham Potter è riuscito a combinare poco o nulla, al punto di ottenere l’unico epilogo possibile dato il suo rendimento: al suo posto però, il Chelsea ha pensato bene di chiamare un personaggio, che seppur illustre, racconta di un percorso al dir poco agghiacciante alla guida dei Toffees.
Sono soltanto tre le vittorie conquistate da Frank Lampard nel corso di questa Premier League sulla panchina dell’Everton, con una media punti spaventosa pari a 0,78 calcolata rispetto a 21 giornate di campionato, a cui bisogna sommare anche due match di coppa (disputati con formazioni di categorie inferiori).
Può dunque avere senso affidare la propria panchina, quanto mai scomoda come in questo momento, ad un personaggio, che forse, con tutto il dovuto rispetto, non sembra essere tagliato per certi palcoscenici?

Un ulteriore elemento su cui riflettere, non è tanto la posizione in classifica in campionato, ormai disastrosa ed irrecuperabile, ma un quarto di finale di Champions League ancora da giocare contro il Real Madrid, doppio scontro in cui la situazione potrebbe ancora, clamorosamente capovolgersi, dando un senso ad una stagione fino ad ora terribile.
Eppure una situazione simile si è già presentata nella storia recente dei Blues, con la conquista della Champions League 2011/12, ad opera di un allenatore che mai nessuno si sarebbe aspettato, solo pochi mesi prima, di vedere alla guida della formazione campione d’Europa: trattasi di Roberto Di Matteo, secondo di André Villas-Boas, esonerato nel corso di quella stagione.
In quel caso specifico vinse l’improvvisazione, oltre ogni logica, ma attenzione, perché il paragone con il Chelsea di quest’anno è quanto mai debole, considerando che in quella squadra giocavano mostri sacri come Didier Drogba, oppure lo stesso Frank Lampard.

Assurdo pensare che la storia possa ripetersi in modo così clamoroso, anche se in fin dei conti non possiamo di certo escludere la possibilità che possa accadere, poiché sarebbe soltanto l’ennesimo paradosso di un calcio che racconta un’intera antologia di episodi oltre ogni spiegazione.