L’estate è quel periodo dell’anno in cui il mondo del calcio prende la rincorsa, pronto a decollare a partire dallo start della prossima stagione, previsto per la prima metà di agosto: luglio in particolare, è il mese delle riflessioni, o meglio delle idee, poiché la carenza di “risorse scarse” induce a scorgere nuove soluzioni, un’alternativa che si contrappone ai fantasmagorici “botti” che infiammano le prime pagine dei tabloid internazionali.
Nessun elemento casuale dietro al successo della Premier League, che consente anche ai club che lottano per non retrocedere di insidiare le trattative delle squadre di vertice degli altri campionati, potendo contare su budget piuttosto dilatati rispetto a quelli a cui siamo abituati.

E se da una parte, questo fenomeno, unito al nuovo vento saudita che sta ulteriormente cambiando il mondo del calcio, penalizza in termini di competitività le società nostrane, dall’altro lato, esso stesso può rappresentare una risorsa da sfruttare in modo intelligente.
Le loro scelte, non sempre seguono chiari sentieri logici di campo, ma anzi spesso ricalcano esigenze di marketing, che non sempre riescono a soddisfare pienamente, senza riempirsi di una percentuale di “talenti in eccesso”.

Ed è qui che bisogna intervenire, in quella porzione in “disuso” per così dire, delle prosperose proprietà straniere, trasformando i loro errori in opportunità da sfruttare, per colmare un gap, che in termini di prestazioni e risultati sul campo, è meno ampio di quanto raccontino i numeri sui profitti.
Trattasi di strategie da compiere a fari spenti, lontane dai principali rumors di mercato, che non devono avere a che fare soltanto con quei calciatori ormai a fine carriera, che le squadre inglesi decidono di escludere dai loro progetti, ma con ragazzi giovani, abbondantemente futuribili, che possano far salire il loro livello, come il valore di un investimento nel tempo.
Per questo non basta leggere le statistiche, è necessario riuscire a vedere oltre i numeri, in una prospettiva incerta che conserva in sé, anche una buona dose di rischio: Carlos Alcaraz è un centrocampista di proprietà del Southampton, acquistato nello scorso mercato di gennaio per una cifra intorno ai 13 milioni di euro, e attualmente retrocesso in Championship con la sua squadra. 

Il campionato dei saints è stato indubbiamente disastroso, culminato con l’ultimo posto in Premier League; lo stesso però non si può dire della prima esperienza europea per questo ragazzo argentino ex Racing, che ha segnato 4 reti in 18 presenze, di cui 12 da titolare.
Le sue caratteristiche sono quelle del tipico centrocampista box to box, capace di risalire il campo con forza e velocità, che sia palla al piede o con i movimenti alle spalle dei difensori; un mix di qualità e quantità simile a quello che si costruisce attorno alla figura di Davide Frattesi, appena prelevato dall’Inter per una cifra intorno ai 30/35 milioni complessivi.
Tra i due c’è qualche anno di differenza (Alcaraz è un classe 2000, mentre Frattesi 1999), ma la fisionomia è la stessa, ed è quella del centrocampista a tutto campo, come si evince dalle heatmap che è possibile visionare su sofascore.com, con l’ex Sassuolo che vince più contrasti (54% vs 34%), mentre la percentuale di dribbling riusciti è praticamente la stessa (56% vs 54%). 
Inoltre, un dato peculiare riguarda la voce expected goals, che vede Frattesi raggiungere una quota di 7.88, con 7 reti all’attivo, mentre Alcaraz con soltanto 1.90 ha generato ben 4 centri, con un tasso di conversione oltre il 100%.

Numeri interessanti, ma che lasciano il tempo che trovano, soprattutto se costruiti su poche presenze, come nel caso del ragazzo sudamericano, che dovrà dimostrarsi all’altezza delle aspettative anche nelle prossime uscite.
In base agli attuali rumors di calciomercato, sembra che il Napoli sia interessato ad acquisirne il cartellino, per sostituire uno dei partenti Ndombele e Demme; lo stesso agente del calciatore ha rilasciato delle dichiarazioni che sembrano avvicinare il suo assistito alla corte di Rudi Garcia, anche se sarà necessario un investimento intorno ai 20 milioni di euro.
Cifre importanti per un ragazzo di soli vent’anni, che però in un gioco verticale come quello dei partenopei può esprimere al meglio le proprie qualità, incrementando quindi il proprio valore, sulla falsariga di Kvaratskhelia, giunto anche lui nell’anonimato e divenuto nel giro di una sola stagione leader e simbolo di questa squadra.

Nell’attuale undici di partenza degli azzurri, Alcaraz potrebbe giocare al posto di Zielinski oppure alternarsi con quest’ultimo, con Lobotka vertice basso e Anguissa che possiede altre caratteristiche: un inserimento graduale potrebbe essere l’ideale per permettere al giovane centrocampista argentino di integrarsi e prendere confidenza con la Serie A, nel pieno di un progetto ambizioso che non vuole smettere di stupire.