Il mese di marzo rappresenta uno spunto di riflessione decisamente ampio e interessante, che possiamo interpretare per certi versi come un vero e proprio spartiacque all’interno di una stagione. Alcuni verdetti sono già chiari, limpidi come l’acqua dei ruscelli, che tornano a sgorgare verso valle, un po’ come accadeva nelle avventure di Heidi, quando il gelido inverno si avviava verso la propria conclusione.
E così correndo tra la vegetazione che rinasce, spinta dalle rinnovate temperature, ci inoltriamo nella classifica di Serie A, in cui ancor più che in alto, sembra esserci una certezza sul vertice basso, la Salernitana.

Tre anni fa, la storica promozione in massima serie, la quarta nella sua storia, che riportava questo club a giocarsi un campionato che gli mancava dall’annata 98/99, quando concluse al 15esimo posto, ad un solo punto da una clamorosa salvezza. Esito soltanto sfiorato in quel caso, per una piazza capace di occupare quasi 30mila posti allo Stadio Arechi di Salerno, una delle strutture più capienti e importanti del meridione calcistico. Un’attesa lunga e sofferta per i tifosi granata, con tanti anni trascorsi a galleggiare tra le categorie minori, per poi ritrovare finalmente la promozione in serie A, nella stagione 20/21, con un eccellente secondo posto in Serie B, a quota 69 punti.

Il ritorno in massima serie passa però dallo scioglimento di un nodo societario, difficile da realizzarsi perché il proprietario, l'allora Claudio Lotito, deve necessariamente cedere la società a terzi, dato che assume già il controllo di un’altra squadra di Serie A, quale la Lazio; tra dubbi, ansie e paure tipiche del momento, dopo mesi di incertezze, nel gennaio del 2022 subentra un nuovo proprietario definitivo, Danilo Iervolino, imprenditore (anch’egli campano di origine), che prende le redini della società, ponendosi l’obiettivo di salvare la Salernitana dalla retrocessione.
Per molti non ci sono speranze concrete che questa squadra possa salvarsi, ma il corso degli eventi racconta di un finale diverso, per certi versi anche emozionante, collimato nella permanenza in massima divisione. Un colpo di scena che trova le proprie fondamenta nel lavoro congiunto di Davide Nicola e Walter Sabatini, il primo in veste di allenatore e capogruppo di una squadra che ha saputo voltare pagina ad un certo punto della stagione, il secondo in quanto direttore sportivo, abile nel gettare le basi di una rosa, che avrebbe stupito anche i più scettici.

Ed è così che l’osservatore di calcio si innamora della Salernitana, perché rappresenta quel sogno impossibile che si realizza, il plot twist che cerchiamo in quel romanzo che sembra andare nella direzione opposta alla nostra volontà, ma che poi ci regala un finale appagante.
Di quella rosa, composta principalmente da giocatori appartenenti alla classe “operaia” della massima serie, non si può non citare il centrocampista brasiliano Ederson, attualmente in forza all’Atalanta, acquistato per soli 6,5 milioni di euro dal Fortaleza, ennesima intuizione del direttore Sabatini.

L’anno scorso, grazie alla sua cessione, avvenuta per una cifra intorno ai 21 milioni di euro, la Salernitana ha potuto lavorare su un mercato ricco di nomi, di certo non altisonanti, ma sintomo di un vivace sviluppo di idee calcisticamente valide; su tutti, l’arrivo di Boulaye Dia, in prestito oneroso dal Villarreal, giunto quasi in sordina, e ben presto riscattato per 14,4 milioni al termine della stagione.
Ad oggi, quest’ultimo, eroe della salvezza 22/23 con ben 16 centri all’attivo in campionato, è il simbolo più eloquente di quanto stia scivolando via l’annata della Salernitana, veloce e inesorabile, verso un ritorno alla mediocrità, che qualcuno aveva forse dimenticato. Il centravanti senegalese, che con la maglia granata aveva conquistato le attenzioni di moltissimi club europei, tra cui il Wolverhampton su tutti, vive da separato in casa la sua attuale permanenza in campania, a seguito soprattutto dell’ultimo scabroso episodio, avvenuto con il proprio allenatore, Fabio Liverani. Uno scenario da terza categoria, verrebbe da dire, con l’attaccante che si rifiuta di entrare in campo negli ultimi minuti, poiché indispettito dal comportamento altrui, in un contesto in cui il concetto di squadra quasi svanisce, anzi viene ridicolizzato.

Ma cos’è rimasto alla Salernitana? 
Tra risultati estremamente negativi e disavventure al limite della tragedia sportiva, esiste ancora uno spiraglio che possa riaccendere le speranze di una piazza, che forse è l’unica a non essersi ancora arresa?
La risposta è probabilmente negativa, in un secco e angustiato scuotimento del capo, ma per gli inguaribili romantici, come il sottoscritto, non è mai troppo tardi per sognare uno scenario alternativo, che nello specifico si appoggia alla figura di Loum Tchaouna.
Sbarcato a Salerno tra l’indifferenza generale, in mezzo a nomi esotici, forse anche bizzarri come Trivante Stewart e Chukwubuikem Ikwuemesi, il giovane francese originario del Ciad, sta iniziando a farsi notare con regolarità. Autore di un goal da cineteca nell’ultimo match disputato contro l’Udinese, la sua crescita è forse l’unica nota positiva nella stagione disastrosa della Salernitana; acquistato dal Dijon, formazione attualmente in seconda divisione francese, è stato capace di realizzare 2 reti e 3 assist fino a questo momento, ma la sua presenza all’interno della partita sta aumentando notevolmente, con il passare dei minuti, con i quali diventa sempre più incisivo.
A Udine, infatti, per poco non trova anche la rete dell’1 a 2 finale, con il palo che gli nega la gioia della prima doppietta in carriera, e un risultato che sarebbe stato oro per la sua squadra. Abile nel gestire il pallone, e soprattutto nel calciare verso la porta avversaria, le sue doti sono ancora tutte da scoprire, come il suo ruolo in campo, un mix di tutto ciò che può essere attribuibile ad un esterno-centravanti, a cui spero la vita possa sorridere e regalare soddisfazioni importanti.

Il prossimo incrocio di Serie A sarà forse l’ultima occasione, e stavolta davvero, per la Salernitana, che sfida il Cagliari in Sardegna, in un match che può soltanto vincere, se vuole continuare a sperare in una miracolosa salvezza.
Appuntamento con il destino dunque per il popolo granata, e per il giovane Tchaouna, chiamato a salire sull’ultimo treno della stagione, anche se la sua carriera è appena iniziata: in uno scenario in cui, chi sbaglia è finito, la lotta salvezza sarà uno dei temi più caldi della primavera calcistica, e chissà che qualcuno non possa sorprenderci ancora.