Nel calcio, il ruolo delle date assume spesso una rilevanza folkloristica, popolare, con un retrogusto che sa di superstizione; esse sono destinate a diventare simbolismi parte della storia, capaci di mantenere intatte le immagini che la memoria decide di non eliminare, in un meccanismo di connessione quasi mistico, inspiegabile.

Come di consueto, il mese di maggio rappresenta il momento dei verdetti, un periodo da accompagnare con l’emozione dei sorrisi, oppure con il rimpianto delle lacrime, a seconda dei risultati; oltre ai campionati nazionali, maggio assegna anche i vessilli europei, decretando i vincitori delle coppe europee, che a partire da quest’anno sono addirittura tre.
Da una parte la gloria assoluta riconducibile alla Champions League, l’olimpo del calcio, il sogno più alto di ogni calciatore, mondiale permettendo: vincere la cosiddetta Coppa dalle Grandi Orecchie significa consacrarsi nella storia, vuol dire marchiare a fuoco il proprio nome aggiungendolo alla lista dei più illustri che questo sport abbia mai conosciuto. 
Dall’altro lato le due finestre secondarie, l’Europa League e la nuova Conference League, due competizioni dal fascino unico, utili a rilanciare le ambizioni europee di chi, purtroppo, in un calcio dominato dai soldi, non può permettersi di incamminarsi lungo i binari della Champions League. Opinabile sicuramente tale evidenza, poiché qualcuno potrebbe avanzare osservazioni del tipo “il denaro non basta per vincere”, muovendo un riferimento diretto alla doppia dipartita di Paris Saint Germain e Manchester City per mano del Real Madrid, ma di fronte a queste possibili supposizioni, aggiungo una constatazione: gli spagnoli sopracitati simboleggiano un club, che nel corso dei decenni, ha frantumato record su record in relazione alle cifre sborsate per l’acquisto dei calciatori, e non a caso qualcuno li soprannominò galacticos. Insomma, niente di paragonabile al modello di business di società come il Rangers Glasgow, che quest’anno approda nuovamente in una finale europea, così come non accadeva dal 14 maggio del 2008, in occasione del match perso 2 a 0 contro lo Zenit San Pietroburgo. 
In particolare, si tratta della finale di Europa League del prossimo 18 maggio, da disputare nella straordinaria cornice del Ramón Sánchez-Pizjuán di Siviglia; di fronte agli scozzesi, ci sarà l'Eintracht Francoforte, formazione tedesca reduce da un cammino europeo clamoroso, con una sfilza di eliminazioni illustri tra cui spiccano nomi come il Barcellona di Xavi, ed il West Ham di Moyes.

Come accennato in precedenza, per il Rangers Glasgow questa partita rappresenta molto più di un apice storico da arricchire con la conquista di un trofeo mai sollevato prima, dato che l’unico trionfo internazionale del club in questione si racconta nella Coppa delle Coppe del 1972, issata nel cielo del Camp Nou; essa significa innanzitutto aver chiuso un cerchio incredibile, iniziato con il fallimento nel 2012, che costrinse il popolo di Ibrox a ripartire dalla quarta divisione del calcio professionistico scozzese, la Third Division
Da allora, la scalata è stata intensa, a partire dalla successione di promozioni fino al ritorno in Scottish Premiership, conquistata al termine della stagione 2015/16; lo scorso anno, inoltre, la squadra di Steven Gerrard è riuscita nell’impresa di conseguire il titolo nazionale, il 55esimo della sua storia, un vessillo che mancava ormai dalla stagione 2010/11.
Con la vittoria in Premiership, sembrava essersi chiuso un cerchio, con il ripristino del prestigio del club all’interno dei confini nazionali: eppure, la fame di gloria di questa squadra, nonostante il cambio di allenatore, con il subentrante Giovanni van Bronckhorst, è rimasta immutata, ancora insaziabile di successi.
Di certo, non sarà d’accordo con tali intenzioni l’Eintracht, che ha già vinto questo trofeo nel 1979/80, e si presenta dopo ben 42 anni con la voglia di bissare quanto già realizzato nel corso della sua storia; prima di giungere in finale, gli uomini di Oliver Glasner hanno liquidato Betis, Barcellona e West Ham, partendo quasi sempre con l’etichetta degli sfavoriti addosso. 
Il percorso degli scozzesi, anch'esso inaspettato, parte da una sfida vinta clamorosamente contro il Borussia Dortmund, poi la Stella Rossa, il Braga e per concludere il Lipsia, eliminato in semifinale grazie ad una fantastica rimonta conclusasi con il 3 a 2 complessivo tra andata e ritorno. 
Sarà una sfida di nervi, e probabilmente a trionfare sarà la compagine che commetterà meno errori sul terreno di gioco, ma occhio ai protagonisti, che con le proprie giocate, possono incendiare il prato del Sánchez-Pizjuán di Siviglia: da una parte, per i tedeschi c’è Rafael Santos Borré, attaccante colombiano ex River Plate, autore di 10 reti stagionali, di cui 3 in Europa League; dall’altra, invece, attenzione al talento cristallino di Ryan Kent, esterno rapidissimo, capace di realizzare ben 16 assist complessivi in stagione, di cui 5 in Europa. 
In un confronto diretto come questo, da un lato potrebbe prevalere la maggior esperienza dell'Eintracht, più abituato a disputare partite contro formazioni importanti come accade in Bundesliga, ma dall’altra l’entusiasmo degli scozzesi, guidati dal capocannoniere della competizione James Tavernier (7 reti), capitano nonché simbolo della rinascita dei gers, potrebbe fare la differenza.

A questo punto non rimane che mettersi comodi e godersi lo spettacolo, mancano pochi giorni e sarà verdetto, per entrare nella storia però bisogna vincere, e non ci sarà una seconda opportunità; inoltre, sollevare al cielo il trofeo in questione, tra le altre cose, vuol dire anche essere ammessi di diritto come testa di serie alla prossima Champions League, con la concreta possibilità di continuare a sognare.