NOTA della redazione per i blogger: per il mese di febbraio, sono stati sospesi i voti agli articoli, ecco perché tutti i blogger ricevono una bassa valutazione con il voto 1; vogliamo dunque chiarire che non è un giudizio negativo al pezzo qui proposto. Grazie per continuare a scrivere su VxL.


Con il termine sliding door si indica una situazione in cui una singola scelta può cambiare drasticamente l’esito del corso degli eventi. Da bambino, lo sentivo pronunciare ad alcuni telecronisti, specie nei momenti più caldi di una partita di calcio;  del resto, si tratta di quelle frazioni di secondo, spesso e volentieri decisive, in cui scegliere il momento giusto può essere determinante, non soltanto per il risultato, e forse neanche per un’intera stagione, ma globalmente per la storia di quel club.

Una delle squadre più affascinanti in assoluto di questo sport, o meglio una di quelle maglie che vanno di diritto nell’aristocrazia del futbol è senza dubbio quella del Barcellona, meglio noto come Futbol Club Barcelona, il significato calcistico più puro dei colori blaugrana.

Fondato nel 1899, questa istituzione ormai più che centenaria, ha creato un mito in tutti coloro che si avvicinano, o meglio si immergono nella magia di questo sport, rompendo e riscrivendo gli schemi attorno ad ogni epoca, come da copione per chi recita il ruolo del protagonista.

A partire dalla Catalogna, comunità autonoma, di cui questa città è capitale e simbolo, il Barcellona rappresenta calcisticamente ciò che risiede al di fuori dell’ordinario, nato e sviluppato per stupire costantemente gli occhi degli spettatori affascinati.

Da Cruyff a Maradona, passando per Romario e Ronaldo, la storia del club blaugrana è ricca di calciatori dal talento fuori da qualsiasi categoria, fenomeno che collima sicuramente con l’exploit di Lionel Messi, accompagnato da un susseguirsi di reparti offensivi di varie sfaccettature, ma sempre di prim’ordine.

Un meccanismo di successioni illustri, innescato fin dagli anni ‘70 e proseguito fino ad oggi, a cui però negli ultimi anni si sono affiancate alcune difficoltà, non soltanto dal punto di vista societario, bensì soprattutto sul piano tecnico.

Il Barcellona dispone di tantissimi talenti, alcuni davvero favolosi, nonché giovanissimi come Lamine Yamal, sedicenne prodigio che ha già segnato in Liga, oppure Gavi (classe 2004, attualmente infortunato), o ancora lo stesso Pedri (classe 2002), affiancati da calciatori più esperti come Gundogan e Lewandowski.

Il mix perfetto tra gioventù, classe emergente ed esperienza, verrebbe da dire, ma qualcosa purtroppo, nella formazione allenata da Xavi, specie nelle ultime uscite, ha smesso di funzionare.

Complici sicuramente alcuni infortuni, come quello di Ter Stegen tra i pali, la squadra blaugrana fatica ad ingranare in quanto tale, e soffre costantemente l’organizzazione altrui, gettando via non soltanto punti preziosi in campionato, ma anche e soprattutto opportunità per sollevare trofei, che data la tradizione del club, non possono mancare in bacheca.

Sfilacciata e disordinata, la formazione allenata dall’ex centrocampista della nazionale spagnola, che ha già dichiarato di lasciare il proprio incarico al termine della stagione, in sole 23 giornate di Liga ha subito ben 30 reti (il Cadice terzultimo ne ha incassato soltanto una in più), a dispetto dei 20 centri subiti nella totalità del campionato precedente, chiuso al primo posto con 88 punti.

Una distanza importante rispetto all’annata precedente, in cui il Barça aveva dominato il campionato, basando gran parte della propria forza sulla solidità difensiva, non esattamente una strategia consona alla tradizione del club, ma emblematica di un pragmatismo moderno e vincente.

Sembrava dunque potesse iniziare l’epopea di Xavi alla guida di un Barcellona, per certi versi rinnovato rispetto alle annate precedenti, decisamente deludenti, soprattutto a causa dell’assenza encomiabile di Messi, e invece, bisognerà ripartire ulteriormente, anche se le basi per ritrovarsi non mancano di certo.

Escludendo ogni discorso di carattere puramente societario, fattori extra campo come direbbero gli esperti, il Barcellona dispone di un patrimonio calcistico al dir poco clamoroso, a cui si è da poco aggiunto un ulteriore tassello, il talento del brasiliano Victor Roque.

Giovanissimo anche lui, compirà infatti 19 anni a fine febbraio, è appena sbarcato nella capitale catalana dal Brasile, in cui giocava per l’Athletico Paranaense; non si sa ancora quale sarà il suo ruolo “da grande”, ma ad oggi si propone come un attaccante moderno, dotato di un notevole tasso tecnico.

In soli 93 minuti disputati (distribuiti in 5 partite differenti), il ragazzo verdeoro ha già segnato il suo primo goal con la maglia del Barcellona, ed a proposito di sliding door, lo ha fatto nel momento più opportuno.

Appena entrato in campo, poco dopo l’ora di gioco, sblocca il risultato in un complicatissimo match di Liga contro un Osasuna battagliero, che rimane in partita fino all’ultimo, nonostante lo svantaggio e un'espulsione (causata dallo stesso Victor Roque), scheggiando anche un palo nel finale, e spaventando non poco, il pubblico di Montjuïc.

Trascorrono soltanto poche ore e trova addirittura il suo secondo centro in Liga, in un caldissimo Estadio Mendizorrotza, di un altrettanto arrembante Alaves, protagonista fin qui di un ottimo percorso in campionato, di cui spegne il ribelle fuoco della rivalsa, segnando il definitivo 3 a 1, rispondendo subito alla fiammata di Omorodion (di cui sentiremo parlare).

Partita in ghiaccio, che egli stesso però contribuisce ad animare nel finale, con un’espulsione, di certo inattesa, che si procura al 72esimo minuto, neanche dieci minuto dopo il proprio ingresso in campo.

Un talento per certi versi ancora grezzo, da limare e coccolare, di cui stupisce la capacità di calarsi immediatamente in un contesto, di certo non banale, come quello della maglia blaugrana.

Un dato sorprendente di questo ragazzo è la voglia nel voler incidere, anche se attualmente a partita in corso, che lo porta a calciare ogni 11.6 minuti (whoscored.com); statistica poco indicativa che potrebbe sicuramente cambiare nel prossimo futuro, poiché con l’aumentare del minutaggio e dei momenti della partita in cui viene impiegato, sarà meno “necessario” spingersi così spesso alla conclusione.

Rappresenta comunque un segnale, di come l’attaccante brasiliano sia subito entrato nelle gerarchie di Xavi, conquistandosi uno spazio importante senza passare da un periodo di ambientamento prolungato.

Arrivato in Spagna per una cifra intorno ai 40 milioni di euro è lui il profilo su cui il Barcellona ha deciso di investire per programmare il proprio futuro nella speranza di ritrovare quella continuità che manca per tornare a vincere anche in Europa. 

E se da una parte quindi, società e panchina sono un rebus tutto da decifrare, le sorti del club passano anche dalla crescita di questo ragazzo, che può diventare l’ennesimo successore di una dinastia meravigliosa, che ci auguriamo possa continuare a stupire.