Fin dai tempi delle scuole elementari, la mia percezione dei giorni della settimana era già netta, decisamente marcata, a tratti quasi tragicomica, con il famigerato lunedì che spegneva la televisione in anticipo rispetto ai titoli di coda delle trasmissioni.
Il martedì, così come il mercoledì erano invece giorni opachi, privi di particolari sensazioni avverse, un limbo di emozioni contrapposte da cui non veniva fuori un reale vincitore. La svolta, per così dire, arrivava il giovedì, quando alla sveglia si accompagnava la voglia di venir fuori dalle coperte, scoprire il mondo, in quelle giornate che sembravano sempre ricche di sole.
Eppure, non era ancora l’ultimo giorno della settimana scolastica, ma dentro di me, la possibilità di vivere nella metà felice del tempo di attesa, era forse ancor più soddisfacente di quello che sarebbe stato il weekend, su cui l’ombra di un nuovo inizio si sarebbe allungata repentinamente.

Una digressione, forse inutile per alcuni, ma che trova il suo senso di esistere nel momento in cui, ai grandi eventi targati Champions League, il sottoscritto preferisce concedersi dei palcoscenici, magari meno blasonati, che corrispondono a quelli del giovedì di coppa.
L’Europa League prima, accompagnata poi anche dalla sorella minore Conference League, si raccontano in un viaggio che coinvolge gruppi variegati di soggetti, alcuni ricchi di storia e vincenti, altri che rappresentano la ribalta del calcio, altri ancora vecchie glorie ormai decadute.
Un appuntamento, quindi, capace di unire passato, presente e futuro, in una cornice di incertezza che potrebbe regalare una sorpresa dopo l’altra, a partire dal più classico dei confronti in stile “Davide contro Golia”.

Un esempio recentissimo, quello del Qarabag, protagonista di una prestazione clamorosa sul terreno di gioco del Bayer Leverkusen, nei confronti del quale non avrebbe dovuto esserci partita, almeno secondo i pronostici. E invece, a dispetto di quanto immaginato alla vigilia, il popolo azero ha davvero sfiorato l’impresa, poiché a venti minuti dalla fine, il risultato raccontava ancora di un doppio vantaggio ospite, prima della reazione tedesca, iniziata con un goal di Jeremie Frimpong al 72esimo, e conclusa dalla doppietta di Patrik Schick in pieno recupero.
Un'illusione certo, quella destata dalla rete segnata da Juninho al 67esimo, realizzata addirittura poco dopo un’espulsione, quella ai danni del difensore Elvin Cafarquiliyev, che ha però dimostrato la forza di una formazione, su cui forse nemmeno i propri tifosi avrebbero scommesso.
Risultato che condanna la squadra di Gurbanov all’eliminazione, ma non ne elimina i pregi, evidenziati dalle difficoltà registrate dal magnifico Bayer Leverkusen di Xabi Alonso, mai così vicino alla sconfitta negli ultimi periodi.

Il sorteggio del giorno successivo, ha regalato un accoppiamento intrigante per i tedeschi, che affronteranno i campioni in carica della Conference League, il West Ham di David Moyes, reduce dal 5 a 0 nei confronti del Friburgo, letteralmente strapazzato, oltre che ribaltato, nell’incontro di ritorno al London Stadium.
Nello specifico, la partita in questione ha regalato una delle perle più preziose della serata, il goal realizzato da Mohammed Kudus, che al 77esimo ha deciso di dribblare mezza squadra avversaria, partendo addirittura dalla propria metà campo.
Un "coast to coast" clamoroso, come si dice in gergo calcistico, che entra di diritto nella compilation degli episodi più caratteristici di questa edizione dell’Europa League, arricchito ulteriormente, se vogliamo, da un’esultanza singolare del centrocampista, che si è accomodato su uno sgabello di fronte ai propri tifosi, impazziti di gioia verso il suo prodigioso gesto tecnico.

Nel post-partita, l’ex Ajax ha spiegato che il suo comportamento, in particolare, è associato ad un respiro profondo, lo stesso, che probabilmente, avrà preso dopo aver percorso praticamente tutto il campo con il pallone tra i piedi. Che ci sia anche una parziale responsabilità di una non irreprensibile difesa dei tedeschi, non possiamo di certo negarlo, ma resta senza dubbio un magnifico manifesto delle qualità di questo calciatore, capace di unire un tasso tecnico importante a delle doti atletiche del tutto fuori dal comune.
E se qualcuno potrebbe ancora storcere il naso di fronte ai 43 milioni di euro, investiti dagli hammers per aggiudicarsi le prestazioni del nativo di Accra, è forse giunto il momento di smentire definitivamente ogni dubbio a riguardo, considerati anche i 6 centri realizzati fino a questo momento in campionato.
Una formazione forse troppo sottovalutata, il West Ham, che non sta realizzando grandi imprese in patria, ma che sta sorprendendo ancora in Europa, e che potrebbe continuare ad impressionare, magari a fari spenti, a differenza di quanto avviene ai propri connazionali del Liverpool, superfavorita della competizione.
Un eventuale passaggio del turno ai danni del Bayer Leverkusen regalerebbe un passaggio in semifinale, che scoprirebbe le carte di un allenatore spesso bistrattato, ma comunque sempre sul pezzo, che sta costruendo un progetto ambizioso, da arricchire passo dopo passo.

Il futuro è dietro l’angolo, in una serie di appuntamenti affascinanti che ogni giovedì di coppa è pronto a raccontarci, verso la finale di Dublino, che assegnerà l’ennesimo trofeo, di certo meno prestigioso della coppa con le grandi orecchie, ma senza dubbio ammaliante, nella sua atmosfera magica, la più tipica delle grandi occasioni.