Il pranzo è stato semplice e gustoso. Una bella pizza napoletana, fatta a mestiere e rispettando tutti i crismi. Cosa non scontata qui, nelle soleggiate lande dei Castelli Romani. Ad accompagnare il tutto, una deliziosa birra ghiacciata, che scorre nel gargarozzo come Ghedina affrontava le discese libere qualche lustro fa.
Faccio due passi, mi dico. Ottimista come non mai. Con questo caldo, di passi se ne possono fare davvero due. Due soli, al terzo si è già a rischio infarto. La Dea Bendata mi assiste: vicino alla pizzeria c'è un piccolo parco pubblico, con le panchine all'ombra e una leggerissima brezza che, quantomeno, impedisce all'afa di realizzare i suoi propositi assassini!
Entro nel parchetto e mi seggo su una panchina saldamente all'ombra, posizionata a pochi metri da un piccolo bar semivuoto. Dalle casse posizionate all'esterno del locale viene diffusa un po' di musica. Roba antica, tra il blues e il soul. Cose che i trapper di oggi non possono capire...
Tiro fuori il Toscanello Rosso Raffinato dal pacchetto di sigari, lo stringo tra le labbra e gli dò fuoco con un accendino bianco, su cui è impressa l'immagine del cartone animato di Lupin che indossa la maglia del Napoli. Boccata dopo boccata, mi gusto l'ombra e la musica del bar.
Non arrivo nemmeno a metà sigaro, quando dalle casse riconosco le note di un pianoforte. Uno di quelli suonati divinamente da chi, sulle punte delle dita, aveva un talento smisurato. Un pianoforte da locali fumosi dell'America profonda, quella rurale e sudista, tra razzisti bianchi del Ku Klux Klan e lavoratori neri coi volti scavati dalla fatica. Mi bastano poche note per riconoscere la canzone e, soprattutto, il pianista. Una tirata di sigaro più profonda, una nuvola di fumo più grande e più densa...ed ecco che la mente può cominciare a viaggiare.

Correva l’anno 1960. Un autentico genio del pianoforte, Ray Charles Robinson, conosciuto da tutti col nome di Ray Charles, incise una canzone che ebbe immediatamente un successo planetario. “Georgia on my mind”, questo il titolo del brano, in realtà era stato composto trent’anni prima da Stuart Gorrell e Hoagy Carmichael, ma fu proprio la versione di Ray Charles a renderlo eterno.
Leggenda vuole che in Italia il musicista e cantante Giulio Todrani, innamorato del brano in questione, decida di chiamare la figlia “Giorgia”. Quando sarà diventata donna, Giorgia Todrani diventerà famosa col nome d’arte di Giorgia e ancora oggi è una delle cantanti italiane di maggior successo.
Un successo nazionale e internazionale, che nel Duemila le permette di duettare…proprio con Ray Charles! Il cerchio del destino pare chiudersi: Giorgia e Ray incantano il pubblico del Live Summer Festival di Lucca e insieme cantano proprio Georgia on my mind.
“Una bellissima storia!”, direte voi. "Che c’entra, però, con lo sport?". Non vadano di fretta i lettori, la spiegazione arriva presto.
Un anno dopo quel duetto, Giorgia si presenta a Sanremo e giunge seconda alle spalle di Elisa. Quale canzone presenta la cantante romana al Festival della Canzone Italiana? “Di sole e d’azzurro”, un titolo che è tutto un programma!
Perché di sole e d’azzurro è cinta una città, una squadra, una “filosofia di vita”: Napoli. La capitale del Sud, l’unica grande metropoli europea (insieme a Parigi) ad avere un’unica squadra di calcio di vertice, sarà la destinazione di un calciatore… della Georgia.

Khvicha Kvaratskhelia, classe 2001, esterno offensivo georgiano che ha spopolato nella recente Nations League, è stato infatti acquistato dal Napoli e oggi si è presentato a Castelvolturno, quartier generale del club partenopeo.
Si parte per il ritiro, prima Dimaro poi Castel di Sangro, e 'O Quarasché - questa la pronuncia del suo nome in napoletano - dovrà lavorare tanto per adattarsi al calcio italiano e ai dettami tattici di Spalletti. Sconosciuto ai più, questo giovane centrocampista offensivo col vizio del gol andrà a giocare, molto probabilmente, nella zona di campo lasciata libera da Lorenzo Insigne.
Nelle recenti partite di Nations League, tra un sigaro e un rhum con ghiaccio, ho potuto apprezzare le giocate funamboliche di questo calciatore. La sua Georgia ha entusiasmato e Kvicha, con gol e assist, è stato determinante in ogni partita.
Kvaratskhelia non sarà il primo georgiano a giocare in Serie A: come non ricordare, prima di lui, Kaladze e Mchelidze? Il primo ha giocato nel nostro campionato 12 stagioni, mettendo a segno 13 gol in 247 presenze. Il secondo, attaccante che ha giocato in Italia 6 anni, ha realizzato 11 gol in 75 presenze.
“Zizì” Kvaratskhelia – così lo ha soprannominato De Laurentiis – ha tutte le carte in regola per far entusiasmare il pubblico partenopeo del Maradona.
E chissà che anche lì, all’ombra del Vesuvio, non si cominci a cantare “Georgia on my mind”.
A Napoli i cantanti non mancano di certo!