Poteva essere una festa condivisa, due squadre che avevano raggiunto i rispettivi obiettivi si affrontavano in quella che sarebbe stata l'ultima partita di Lorenzo Insigne allo stadio Maradona.
Invece non sarà così, perché il Genoa va a Napoli non certo con l'intenzione di assistere all'omaggio che l'ex stadio San Paolo tributerà al piccolo "Lorenzo il Magnifico" di Frattamaggiore.
Blessin e i suoi ragazzi hanno urgente necessità di punti. La recente vittoria contro la Juventus ha dato una fondamentale boccata d'ossigeno al Grifone, che dopo la sconfitta nel Derby della Lanterna contro la Sampdoria sembrava davvero in apnea.
Se a Salerno tutti si augurano che il Napoli vinca, in barba a quel campanilismo che spesso porta i salernitani a tifare contro gli azzurri ogni volta che gli stessi scendano in campo, a Genova sperano che l'antico gemellaggio tra le due tifoserie, rotto un paio di anni fa, possa non essere stato del tutto dimenticato.

GIAGUARO CASTELLINI
Del resto quel gemellaggio era nato in una situazione analoga e praticamente nello stesso giorno. Era il 16 maggio del 1982 e il Genoa venne al San Paolo in piena corsa per non retrocedere. L'antagonista dei rossoblù era nientemeno che il Milan, il quale a Cesena era riuscito a ribaltare la situazione: da 0-2 a 3-2.
Al Genoa serviva un punto per salvarsi, ma al San Paolo stava perdendo. A una decina di minuti dal termine, una papera (non involontaria, secondo la maggioranza dei tifosi milanisti) del portiere del Napoli, l'indimenticabile "Giaguaro" Castellini, causò un calcio d'angolo. Sugli sviluppi del corner, Faccenda si infilò tra le maglie della statica difesa partenopea e siglò il gol del due a due finale.
Al termine del match, che sancì la retrocessione del Milan, i tifosi di Napoli e Genoa solidarizzarono talmente che in quella occasione fu sancito un vero e proprio gemellaggio, che è stato uno dei più lunghi dell'intero panorama ultras italiano.

L'ULTIMA DI LORENZO
Tornando alla partita di questa giornata, il Maradona dovrebbe essere tutto esaurito o quasi. In città c'è fermento per questa ultima partita in casa, che sarà anche l'ultima di Lorenzo Insigne nello stadio che lo ha visto protagonista per dieci anni.
L'esordio in Serie A, però, non avvenne nello stadio di Fuorigrotta, bensì a Livorno: era il 24 gennaio 2010, il Napoli vinceva due a zero e Walter Mazzarri decise di far entrare in campo questo ragazzino di bassa statura in sostituzione del Tanque Denis. Il numero di quel giorno, quel 24 di gennaio, diverrà poi il numero di maglia di Insigne.
Poi iniziò il periodo dei prestiti: Cavese e soprattutto Foggia, in Serie C; poi fu la volta del Pescara, in Serie B. Sia in Puglia che in Abruzzo ebbe come allenatore Zdenek Zeman e ciò rappresenta sicuramente il primo snodo fondamentale della carriera di Insigne: grazie al rivoluzionario tecnico boemo, che pochi giorni fa ha compiuto 75 anni, il ragazzino di Frattamaggiore cresce, se non in centimetri, in consapevolezza e comprensione del Gioco.
Insigne diventa la punta esterna sinistra del famoso 4-3-3 zemaniano: da quella fetta di campo può rientrare e servire deliziosi assist ai compagni, tra i quali principalmente il giovane Ciro Immobile, oppure tentare la soluzione personale. Proprio in quel periodo comincia ad affinare un tiro che diventerà il suo marchio di fabbrica: il tiro a giro, meglio conosciuto come tiraggiro, espressione entrata addirittura nell'enciclopedia Treccani.
Il primo gol in maglia azzurra viene siglato il 16 settembre 2012 in casa contro il Parma: subentrato a Edinson Cavani, Insigne viene servito da Pandev e fissa il risultato sul tre a uno finale. Dopo quel gol ce ne sono stati altri 120, distribuiti in un totale di 432 presenza. Se Insigne riuscisse a segnare oggi, supererebbe Hamsik e diventerebbe il secondo marcatore nella storia del Napoli, dietro l'insuperabile Dries Mertens.

OGGI
Dopo questo breve viaggio nella memoria di una sfida e nella carriera di un giocatore in procinto di lasciare la Serie A, torniamo alla stretta attualità. Il Napoli viene da due vittorie consecutive e vuole conquistare l'undicesima vittoria casalinga del campionato. Al Maradona, gli uomini di Spalletti hanno conquistato 33 punti e hanno realizzato 34 gol, quarto attacco casalingo della Serie A dietro Fiorentina, Lazio e Inter.
Il Genoa è invece la peggior squadra in trasferta del campionato, avendo conquistato la miseria di 11 punti, frutto dell'unica vittoria esterna e di otto pareggi. Con 13 gol realizzati lontano da Marassi, il Grifone ha il secondo peggior attacco in trasferta della Serie A: solo il Venezia, con 12 reti, ha fatto peggio.