Non ricordo quasi nulla di quel giorno, solo alcuni fotogrammi sparsi, come delle vecchie immagini di un tempo passato, del quale però sento ancora vivi quei momenti, quelle emozioni rimaste incise sul mio cuore. Avevo quasi 11 anni, era il maggio del 2010 e mancavano pochi giorni al mio compleanno, una giornata che immaginavo già speciale per via dei tanti regali che avrei ricevuto da parte di tutte quelle persone che mi ricoprivano di attenzioni, facendomi sentire grande come loro. La scuola stava per terminare e l'estate avrebbe trascinato con sé un ricco Mondiale in Sud Africa che avevo intenzione di seguire assiduamente, dalla prima all'ultima partita, come se vi partecipassi anch'io, sentendomi inconsciamente parte integrante dello sport che mi faceva battere il cuore come nient'altro al mondo: il calcio. Ero però un tipo piuttosto strano, poiché nelle mie vene non scorreva il sangue della squadra della mia città, ma mi ero segretamente innamorato di un'altra, una tipa particolare per la quale avevo letteralmente perso la testa, nonostante fossi ancora un bambino, una forza della natura capace di coinvolgermi come un uragano nel pieno della sua potenza: l'Inter.

Quando iniziai a seguirla era una specie di gioco, due anni prima avevo iniziato la raccolta delle figurine dei calciatori panini e forse fu lì che cominciò a scattare qualcosa dentro di me, ma il vero fulmine che mi avrebbe del tutto folgorato sarebbe arrivato proprio in quel compleanno di cui ancora ricordo singoli e chiari dettagli, come una frase pronunciata da mio padre che mi disse sorridendo: "se stasera dovesse mancare la luce, colleghiamo la tv alla batteria della macchina", insomma chiunque percepiva dappertutto quell'atmosfera delle occasioni veramente importanti.  Non ricordo niente fuorché la partita: due goal, mille emozioni che trasportavano il cuore in una corsa su e giù, come sulle montagne russe, tenendolo costantemente in totale fibrillazione...così quella sera capì che sarebbe iniziato un amore talmente grande, da caratterizzare tutta la mia vita, un amore messo alla prova da immense difficoltà, ma che ancora oggi riesce a reggersi sulle proprie gambe. Tanta la sofferenza subito successiva, come tante erano le lacrime che scorrevano puntualmente la domenica sul mio viso contorto dai nervi, spesso e volentieri accompagnate dalla disperazione per assurde sconfitte alle quali lei non mi aveva proprio abituato: in poco tempo la situazione si capovolse del tutto, sentivo che la fiamma che ardeva su quello stemma rotondo con la stellina sopra stava velocemente spegnendosi, lasciando il buio di fronte a sé.

Un'intera epoca stava per lasciare spazio ad un nuovo ciclo vincente, dai colori e dallo stile completamente differenti, quel rumore dei nemici da cui prima l'Inter traeva un profondo spirito di dedizione alla vittoria, si era ormai trasformato in un suono capace di mettere a nudo i determinanti limiti strutturali di una squadra, che come l'antico e glorioso Impero Romano d'Occidente, stava sgretolandosi su se stessa, precipitando nell'oblio della mediocrità. L'Inter aveva ormai perso la sua illustre identità, di cui non rimaneva altro che un fievole ricordo...simile a quella fiamma, ormai quai del tutto spenta, che aveva arso nel cuore di quegli eroici giocatori entrati nella storia, illuminandone il glorioso cammino verso la Champions League;  così non riuscivo più a riconoscerla per come mi aveva conquistato, ma sapevo che prima o poi sarebbe tornata, e convinto di ciò maturavo già il sogno di rivedere la mia Inter sul tetto del mondo come un tempo, tenendolo però nascosto dentro il pugno di una mano, come una farfalla alla quale si tappano le ali. Sono cresciuto a suon di prese in giro dei miei amici bianconeri, trascorrendo gli anni dell'adoloscenza alle prese con una distanza incolmabile che mi separava da quel lontano 22 maggio 2010, la quale peraltro non smetteva di aumentare anno dopo anno, stagione dopo stagione, come se tra me e quella felicità calcistica si fosse stagliato il mare:

"Amore non ti credo più, ogni volta che vai via, mi giuri che è l'ultima, preferisco dirti addio..." cantava così Laura Pausini nella sua celebre canzone "Tra te e il mare", e proprio come riportato dalle sue parole, anch'io accarezzavo la triste idea di chiudere le porte ad un amore, che non mi regalava altro che dispiaceri, tornando soltanto in rare occasioni per illudermi che fosse finalmente svoltata la situazione.

Ma non avrei mai potuto commettere una tale sciocchezza, non avrei mai potuto macchiarmi di un così grave errore di egoismo, voltando le spalle al mio stesso punto di riferimento, nel quale rivedevo la mia instabile personalità, sensibile e mutevole come un cielo di primavera, dal quale non sai mai cosa aspettarti: quella stessa imprevedibilità della quale mi ero innamorato da bambino, viveva ancora tra le striscie neroazzurre della maglia interista, riaccendendosi in scatti repentini, mostrandosi di fronte allo stupore altrui.

Consapevole del fatto che la redenzione nerazzurra appartiene ancora ad un ipotetico futuro, i miei pensieri si spostano sulla nuova mentalità messa in campo dalla formazione di Spalletti nel derby di ieri sera: si è finalmente apprezzata un'Inter dal volto cattivo, in grado di lottare con le unghie e con i denti fino all'ultimo istante, aggrappandosi all'assidua speranza di poterla vincere anche allo scadere del cronometro, dimostrando una voglia di conquistare i 3 punti del tutto differente rispetto ad un Milan remissivo ed impaurito. Il che significa possedere carattere, caratteristica fondamentale di chi vuole trionfare sulle avversarie di imponente prestigio, il quale si acquisisce solo attraverso una crescita costante apprezzabile nel tempo, che adesso i nerazzurri hanno il compito di perseguire per ritornare finalmente a scrivere il proprio nome tra le grandi.

Massimo Moratti dice di aver rivisto l'Inter del triplete?

Secondo il mio modesto parere, è stata partita in cui la squadra ha regalato momenti di calcio letteralmente spumeggiante, con accelerazioni dirompenti che in qualche modo potrebbero riesumare certi ricordi...che forse però sarebbe meglio trattenere nella mente, per preservarli da semplici imitazioni.

I discorsi sulla qualità del gioco, non ancora precisamente espressa, sulla fortuna dell'allenatore toscano o sul madornale errore in uscita del giovane portiere Gigio Donnarumma sono già oggetto dell'attenta lente d'ingrandimento degli esperti del settore, siano pure loro ad analizzarli, mentre il popolo interista si gode un frammento di felicità finalmente ritrovato, in grado di asciugare, almeno temporaneamente quella lunga traversata nel mare delle delusioni.