"Zingaro, voglio vivere come te Oh zingaro, voglio vivere come te" cantava Umberto Tozzi.
Oggi quella canzone probabilmente verrebbe liquidata come "razzista", perchè la parola zingaro ha in questa società uno stereotipo negativo oltre che un preconcetto razziale . Zingaro! E ancora una volta la parola zingaro viene usata negli stadi italiani per colpire un giocatore. Vlahovic. Serbo. E si aprono due mondi. Quello che dice che non è razzismo, ma maleducazione e quello che invece la determina semplicemente come razzismo becero. Quante volte si offendono i gay e poi si dice, ma ho tanti amici gay, non era mica razzismo. Già. Ho tanti giocatori slavi nella squadra e non può essere razzismo. Si tratta solo di maleducazione. E se è maleducazione la colpa è sempre degli altri perchè non è di chi urla ai quattro venti di uno stadio di calcio, la parola zingaro, ma di chi lo ha educato. Lui povero altro non fa che recitare un rito perchè così è stato educato e da solo proprio non ci arriva. Va bene. Mettiamoci la maleducazione, lo è sicuramente. Perchè l'intento è certamente quello di colpire un giocatore specifico, perchè serbo, anche se slavo.  Anche se siamo latini, noi italiani, non siamo mica spagnoli o francesi, ad esempio. Siamo italiani e se vogliamo offendere gli italiani gli stereotipi non mancano mica. C'è l'imbarazzo della scelta. Dunque, zingaro è certamente un coro frutto di una grandissima maleducazione ma anche un coro razzista. Cosa ci sta di male nel volerlo ammettere? Significa andare contro l'ambiente in cui si naviga. Il razzismo è una parte integrante della nostra società, ci conviviamo. Certo, non sempre tutto è razzismo, a volte a furia di denunciare ciò che è razzismo quando razzismo non lo è si finisce con il non capire più quando si tratta di razzismo o meno e si rischia di finire nel ridicolo.
Ad esempio ad Udine contro i napoletani per le violenze che si son viste in campo all'universo mondo si è detto che i friulani erano razzisti. Falso. Lì si è trattato di tutt'altro, di cose da stadio, di violenze e rivalità che non toccano la sfera razzista anche se per qualcuno potrebbe anche esserci stata, certamente, figurarsi, ma generalizzare è sbagliato. A Bergamo, invece, quando una buona parte dello stadio offende un giocatore chiamandolo zingaro, sa, consapevolmente quello che sta facendo. Sa di usare una parola dai connotati razzisti, sa che Vlahovic ha già reagito a quelle violenze verbali, ed è stato un coro maleducato e razzista, insieme, a braccetto. In Inghilterra probabilmente avrebbero chiuso quello stadio, avrebbero identificato gli autori dei cori e li avrebbero espulsi a vita dagli stadi inglesi, tutti. In Italia, non resta che aspettare il prossimo ritornello razzista, che ci sarà, certamente, non resta che dover dibattere ma è razzismo o non è razzismo, non resta che dover ascoltare il solito allenatore che cercherà di contestualizzare i propri tifosi e l'altro che invita i propri giocatori a diventare sordi, di far finta di non sentire, di andare oltre, perchè alla fine l'unico modo per difendersi in Italia è questo, far finta di non aver sentito, perchè il nastro rotto del razzismo continuerà a cantare la solita canzone stonata e se non la vuoi sentire devi tapparti le orecchie.