NOTA della redazione per i blogger: per il mese di febbraio, sono stati sospesi i voti agli articoli, ecco perché tutti i blogger ricevono una bassa valutazione con il voto 1; vogliamo dunque chiarire che non è un giudizio negativo al pezzo qui proposto. Grazie per continuare a scrivere su VxL.


Quest'anno, con un concentrato storico e politico senza precedenti, si è scatenata l’onnipotenza retorica di una destra estrema e radicale che non ha sorpreso. Avrebbe dovuto sorprendere il contrario. Le parole, sono state più pesanti dei gesti, dei simbolismi, anche del solito labaro della Decima Mas presente alla Foiba di Basovizza sul Carso triestino. Dall’Istria, Fiume e Dalmazia, verrebbe da dire, tra un po' italiane forse prima ancora dell’esistenza dell’Italia stessa, alle migliaia di vittime infoibate a Basovizza, quando Basovizza invece è il simbolo delle foibe, e non corrispondente ad oggi al vero sul piano fattuale sostenere che lì vi siano state sepolte migliaia di persone semplicemente perché le prove di migliaia di infoibamenti in quel sito non vi sono. Che non significa negare la tragedia delle foibe, guai a sostenerlo, ma attenersi al rigore storico. Sarebbe bastato rifarsi a quanto riportato sul sito del Comune di Trieste: “Pozzo minerario in disuso, nel maggio 1945 fu teatro di esecuzioni di civili e militari italiani, arrestati dalle truppe jugoslave d’occupazione”.
E che dire della strage di Vergarolla? Dove morirono degli innocenti in spiaggia? Qualcuno ha deciso che si sia trattato volutamente e deliberatamente di un attentato contro gli italiani e non di un incidente dovuto all'incuria con cui gli inglesi custodivano l'esplosivo sulla spiaggia? Come diversi indizi hanno lasciato intendere?
Sulla base di quali prove storiche si sostiene il dolo? Perché la storia, senza prove, non è più storia, ma politica. Non si rende, con questa retorica politica, certamente giustizia e memoria alle vittime innocenti di quel terribile periodo storico che ha connotato tanto il confine orientale, quanto altre zone d’Europa come colpi di coda drammatici della guerra voluta da Hitler e Mussolini.
Senza dimenticarsi ovviamente che tutto il resto, ergo vent’anni di sfacelo fascista, appunto, è come se non ci fossero mai stati, nè in Italia nè in Jugoslavia nè altrove, ciò non per giustificare ciò che è accaduto dopo, ma semplicemente per constatazione storica.

Per arrivare poi alle bestie di Tito, terminologia che non si sentiva da tempo immemore o forse non si è mai sentita da queste parti. Eppure è stata pronunciata dal Sindaco di Trieste durante il discorso ufficiale a Basovizza. Oramai è stato nel giorno del Ricordo, sdoganato di tutto e di più, e viene da chiedersi, come questo di tutto e di più possa conciliarsi con il progetto di Gorizia e Nova Gorica capitale europea della cultura. Nova Gorica si appiattisce su questa retorica? Alla retorica delle bestie di Tito? Accetterà la rimozione della scritta Tito che campeggia sull’alto dei monti che sovrastano la città nata nell’immediato dopoguerra costruita proprio dalle bestie di Tito?

Qui non è in discussione ciò che è accaduto, le violenze, le vendette, le sofferenze, l’esodo che non ha avuto eguali in Occidente in quel periodo storico, ma viene da chiedersi, se quelle di Tito erano delle bestie, i fascisti, che cosa erano?
I fascisti, quelli che hanno compiuto ad esempio insieme ai loro amichetti nazisti lo sterminio a Lippa, considerata come quarta strage nazifascista più cruenta avvenuta nel territorio del Regno d'Italia, con 270 civili massacrati, quelli come vanno qualificati? Li chiamerete bestie?
Bestie di Mussolini?
Bene, da questo momento li chiameremo così, bestie di Mussolini.
Ma questa non è più storia, ma politica.