La legge dello stadio ed il politicamente corretto
Lo stadio ha le sue regole e queste regole non coincidono con quelle del politicamente corretto, ad esempio, oppure con le regole ordinarie con le quali funziona la nostra società.
Pensiamo ad esempio a quanto successo a Udine sabato 16 marzo alla fine della partita. Un ragazzino fa l'invasione di campo, non è la prima che accade a Udine in questi anni, per chiedere la maglietta ad un giocatore.
Nulla di violento. Cose che capitano, ma che vengono sanzionate pesantemente, per ragioni di sicurezza, ecc, ecc. Perchè se tutti facessero così, sarebbe un delirio. Viene fermato, bloccato, dallo steward.
Fin qui nulla di straordinario. Se non fosse che poco dopo, mentre lo steward, che stava facendo il suo lavoro, viene rincorso probabilmente dalla madre del ragazzino che con uno scatto felino cerca di sottrargli il figlio per portarlo via. Lo steward trattiene il ragazzino, poi interviene un giocatore del Torino che lo aiuta a divincolarsi e il ragazzino scappa  via verso i distinti. Lo stadio in quel momento, esplode. Contestano lo steward e difende la madre e il ragazzino. In una giornata a dir poco concitata a Udine, con la tifoseria incazzata nera, e giustamente, con la società e l'allenatore che probabilmente è giunta alla sua ultima esperienza con l'Udinese, esperienza rimpianta da pochi in una stagione dove tutto quello che poteva andare storto, è andato storto fino ad oggi.

Ed allora qui capisci che lo stadio ha le sue regole, che non coincidono con quelle che esistono fuori dagli spalti. C'è una propria legge, un codice, nulla di straordinario, è un fatto notorio. Dai corsi, agli insulti, nei limiti dell'accettabilità, a tutto quello che caratterizza la vita vissuta nello stadio. Lo stadio d'altronde è sempre stata questa cosa qui, non definibile, dove non si può pretendere di appiattirlo a quel buon costume del politicamente corretto, al codice ordinario della vita sociale, che  con cui comunque i conti dovrai sicuramente farli una volta finita la partita e messo il piede fuori dallo stadio.
No, non stiamo parlando di una zona franca, dove tutto può accadere e dove l'illecito è lecito, ma di un linguaggio, di un codice, di una legge, non scritta, che esiste e va accettata, capita, e vissuta, altrimenti è meglio allo stadio non andarci e viversi il calcio con le radiocronache alla radio, in TV o leggendo gli articoli di giornale.