Finito il suo vincolo con l'Udinese, l'argentino Pereyra aveva tentato "migliore" sorte, dove poter finire la propria carriera. D'altronde è lecito osare un sogno, un passo in più, un qualcosa che possa mettere il puntino sulla I sulla propria carriera calcistica. Invece, contro ogni aspettativa, è tornato ametà settembre ad Udine e già dalla sua prima partita, seppur senza fascia da capitano, era lui a giostrare in campo la situazione. Una sola partita è bastata perchè Pereyra riconquistasse la fiducia del suo pubblico, ed ha ripreso la fascia di capitano, perchè quella è la sua.

 Il Tucu è l'ultima colonna d'Ercole del progetto Udinese che mai come quest'anno si è andato a schiantare e se rimane ancora lì a sperare e puntare diritto verso il 30 anno consecutivo di SerieA è grazie anche a lui. Udinese a trazione argentina, c'è Payero, c'è Perez, ed il nuovo arrivato, dal Velez, squadra dove è stato capitano, Giannetti che si è fatto convincere soprattutto dal Tucu, a venire nella bella Udine e per cercare di salvare il progetto Udinese che dopo questa stagione andrà sicuramente rivisto radicalmente perchè qualcosa è andato certamente storto con un mercato  di inizio stagione da Serie B ed un cambio allenatore avvenuto in estremo ritardo. Pereyra si è sempre assunto le sue responsabilità, sia quando si vince che quando si perde, sotto la curva Nord lui ci va, i tifosi li ascolta, ci parla, perchè lui la squadra la porta sulle spalle. Dopo questa annata ad Udine, chissà che non sarà questa la città e la squadra dove finirà la sua carriera iniziata in argentina, passando dal suo amato River Plate, la cui retrocessione fu un vero shock, all'Udinese, poi un prendi e lasci con la Juventus, passando dalla seconda squadra della famiglia Pozzo in Inghilterra, il Watford, per rientrare a casa sua, perchè Udine è la sua casa.

Pereyra è un giocatore che avrebbe sicuramente fatto bene in qualsiasi squadra di primissimo livello, ha accettato ciò che il destino gli ha riservato assumendosi l'impegno friulano e per questo, lui, dopo giocatori immensi che son passati da Udine, da Zico, a Di Natale, da Pizarro a Bierhoff, rientra di diritto tra coloro che hanno fatto la storia di questo club e terra di confine, dove il calcio è ancora vissuto a dimensione famigliare e dove non si smette mai di sognare in grande, nonostante i momenti tutt'altro che allegri di queste ultime annate. A giocatori così, in via di estinzione, bisogna solo dire grazie di esistere!