Vero è che alcuni giocatori sono reduci dalle rispettive competizioni internazionali, così come è vero che alcuni sono già in infermeria (Krunic), o ne sono assidui frequentatori da mesi. Ma non riuscire a mettere insieme 11 titolari nemmeno per le amichevoli lussuose che ci attendono nelle Americhe è il riflesso di ciò che il Milan sta attraversando nei tempi moderni.

Sostanzialmente se non si chiude alla svelta per Veretout, i rossoneri avranno Gabbia nel centrocampo titolare negli States e, probabilmente, un paio di riserve pescate last minute in qualche oratorio del Bronx.

Ovvio che così non va!
Ad onor del vero ci siamo liberati da zavorre pluriennali come Montolivo, Bertolacci e Mauri, ma mini interventi a centrocampo ed in attacco, seppur nei ruoli di rincalzo, andavano e potevano essere fatti da almeno un mese. Mister Giampaolo ha tutto il diritto, per essere giudicato correttamente, di avere a disposizione 15/16 profili funzionali al suo gioco perché è stato ingaggiato per sviluppare un 4-3-1-2 e, ad oggi, tale modulo non è applicabile se non con i soliti rattoppi improbabili e fuori ruolo.
La giustificazione che manca a un mese e mezzo alla fine del mercato, d’altronde, funziona come sempre a metà: il fulcro della preparazione, dell’assimilazione dei nuovi schemi, con due tocchi e un gioco in velocità, è adesso, non tra venti giorni. E adesso siamo completamente orfani di seconda punta (Cutrone non lo è), regista (Biglia fortunatamente dovrebbe essere sul mercato sempre che qualcuno se lo compri) e centrale di difesa con un minimo di credibilità in più del buon Musacchio.

Tutto questo serva di lezione alla giovane dirigenza rossonera (ma Elliott, Gazidis e lo stesso Maldini dov’erano da marzo in poi?): programmazione!

Ora che in via Aldo Rossi la manciata di dollari derivanti dalla tournée servano come ossigeno va bene: quello che vorremmo evitare come la peste è essere sottoposti a risultati imbarazzanti perché portare Veretout al Milan è proibitivo come portare Griezmann al Barcellona.