Questo Milan galvanizzato e completamente trasformato dalla sola presenza di Ibra, oltre che dalle felici intuizioni mercantili di Maldini e a qualche sapiente tocco di Pioli, sembra ormai non porsi limiti.

Nonostante la pesante sconfitta col Lille, corredata da una prestazione orripilante, i ragazzi del Diavolo sembra non abbiano alcuna intenzione di mollare nemmeno l'Europa League. Non escludo a questo proposito che l'obiettivo nella testa di Zlatan e del tecnico, enunciato ad inizio stagione, ma mai volutamente palesato, sia proprio la finale di coppa.

I rischi al successo del percorso della squadra non sono pochi: la rosa è corta e a gennaio sarebbe criminale non intervenire con un Milan primo o a ridosso della vetta, i mal di pancia dell'entourage di Calhanoglu (casuale il suo ritorno a prestazioni immonde?) che rischiano di minare una zona nevralgica del campo sono magagne alle quali si può e si deve porre rimedio.

Se nel primo caso è indispensabile effettuare un paio di operazioni oculate inserendo giocatori di esperienza (Godin era da fare), complice anche il rendimento assolutamente piatto di Romagnoli, nel caso del turco è vitale non cadere nella trappola di somme che superino i 4 milioni: perderlo a zero significherebbe una minusvalenza secca, ma dal punto di vista tecnico (lo sostenevo anche post lockdown al suo massimo splendore) si perde un equivoco che si protrae da tre anni. Abbiamo Diaz e, perché no, Ismael in grado di tenere palla dalle parti dell'area per scatenare la ferocia di Zlatan e Rebic. Per farla breve, il rischio di un Montolivo bis, una delle operazioni più sciagurate del geometra che ne ha sulla coscienza non poche, è dietro l'angolo.

Pur avendo compiuto significativi passi in avanti, il buon Pioli deve effettuare quel definitivo salto di qualità per dare un senso alla fiducia che gli è stata data: far giocare più spesso Dalot là dove agisce Calabria (costantemente saltato da qualsiasi avversario), sbarazzarsi appunto del turco in modo che faccia le sue valutazioni dalla panchina, piantarla di insistere con finti calciatori come Krunic e Castillejo ma, soprattutto, imparare ad osare : ogni riferimento ad Hague è puramente voluto. Il norvegese, che da solo ci ha fatto vedere i sorci verdi, deve diventare un protagonista della fascia, fosse anche quella destra.

Ultima considerazione sull'Immortale, cioè Ibrahimovic. Mi pare ovvio che il 50 per cento di questo miracolo è opera sua, ma è arrivato il momento che qualcuno oltre allo straordinario Kjaer, si rimbocchi le maniche e si assuma la responsabilità di guidare squadra e spogliatoio in caso di sua malaugurata assenza.