Sono giorni in cui il fastidio mosso da alcune uscite ipocrite dei cugini, monta come la panna. L'assenza di sei giocatori positivi sta diventando il refrain preferito alla vigilia del derby: un modo molto astuto di mettere le mani avanti. Il gap del Milan con l'Inter si è inaspettatamente ridotto, favorito da acquisti azzeccati, esplosioni insperate ed... Ibrahimovic. Ciononostante quello che parte del mondo nerazzurro si scorda di ricordare è che, a prescindere, la squadra che andrà in campo domani è quella titolare e che la qualità dei cambi è di livello assoluto. Pronosticavo il Biscione Campione d'Italia già lo scorso anno, e nel campionato in corso non vedo come non potrebbe risultare vincitore: squadra fortissima e completa, grande allenatore, Juve visibilmente indebolita. Sarà così anche domani con qualche ma.

Il Milan è una variabile impazzita: se Zlatan sarà al massimo del suo splendore almeno per 70 minuti e Pioli azzeccherà formazione iniziale e cambi in corso, potremmo frenare l'odiosa sicumera, mal dissimulata da piagnisteo, dell'altra parte del Naviglio. A tal proposito spero che l'intelligenza di fondo del tecnico emiliano si manifesti nell'ignorare totalmente profili come Castillejo e, nel contempo tenere in grande considerazione quelli di Diaz, Hauge e Dalot. Siamo giovani con l'imprevedibilità della gioventù: allo svedese e all'ottimo Kjaer il compito di scatenare o contenere, a seconda delle fasi dell'incontro, questa esuberanza. La cifra ascrivibile ad una nostra sconfitta avrebbe ripercussioni solo sul morale e solo per un paio di settimane, una nerazzurra darebbe una salutare lezione di umiltà al mondo di Zhang, probabilmente stra convinto di avere già il titolo in tasca: probabile, ma non automatico.

Al risveglio domenicale ci sarà, sfortunatamente per loro, solo una certezza: noi abbiamo in bacheca 7 Champions e loro meno della metà. Con le tempistiche alle quali ci hanno abituato, occorreranno un paio di generazioni per arrivarci.