Dopo aver scelto di lasciar perdere le richieste di Bakayoko, approdato ad una diretta concorrente quale è il Napoli (ora perfetto in ogni reparto), possiamo rassegnarci e prendere ciò che di buono ha detto il mercato rossonero.

Bene Tonali, prospetto giovane che avrà un futuro radioso, ottimo il rinnovo di Ibra, l'architrave che sorregge squadra e spogliatoio, benissimo il giovane Hauge che ho l'impressione diventerà un crack di questa squadra se Pioli avrà il coraggio di panchinare a vita Castillejo che si conferma retaggio della vecchia guardia di profili inguardabili.
A proposito di questi ultimi un plauso: ci siamo liberati in qualche mese di autentiche zavorre responsabili, loro e chi li schierava, di interi campionati in negativo: da Suso a Biglia, da Borini a Rodriguez. Male ha fatto chi come Gattuso o Montella non ha preteso che certi bidoni incommensurabili non venissero ceduti subito, due anni fa; tutto tempo perduto.

Va detto, dopo la sbrodolata di elogi al lavoro di Maldini (più che meritati), che certe operazioni anche a costi importanti di ingaggio (penso a Mandzukic, Callejon, lo stesso Bakayoko), oggi avrebbero permesso al Milan di puntare assai più in alto di un quarto posto che allo stato, coi fenomeni Atalanta e Napoli ed i pericoli Roma e Lazio sempre in agguato, sarà obiettivo quasi proibitivo. Non c'è nulla da fare: il Milan deve giocare una stagione intera come dopo il lockdown e, non si tiri in ballo la giovane età o la fatica per giocatori tra i 18 ed i 22 anni, nel primo tempo con lo Spezia e in tutta la partita col Rio Ave (squadre di 4 livelli inferiori), ho rivisto il peggior Milan di Gattuso o Giampaolo; ho già avuto modo di dirlo, ma bloccata in determinati ruoli (la fascia destra) e privi di due totem come Rebic ed Ibra questa squadra mi lascia dubbi atroci che puntualmente fanno capolino. Si vedano le prestazioni insulse di Calhanoglu quando non è pressato mentalmente dallo svedese, per tacere di Castillejo che è inadeguato a prescindere o di Calabria che fa il Calabria per nove partite su dieci.
Diaz, Hauge e lo stesso Dalot per le ragioni di cui sopra andrebbero inseriti da subito e con coraggio! Non ripetiamo gli errori del recente passato e cioè insistere con profili insulsi quanto inamovibili che più di tanto non daranno mai!
Al netto di tutti gli osanna se non arriviamo quarti sarà l'ennesimo fallimento! E dire quarti è già un non obiettivo quantomeno umiliante per chi ha il blasone del Milan.

Un paio di considerazioni su Gazidis, che ha appena dettato l'annuale intervista, ovviamente senza contraddittorio: il nostro non amato AD sottolineava ancora una volta la centralità dello stadio: ho fatto un giro dalle parti di San Siro ma non ho trovato alcun cantiere.
Poi ribadisce l'importanza del calcio giocato: disquisizione sul nulla. Esalta la parte digital della società: invito, per chi non lo avesse fatto, a farsi un giro sui social ufficiali per festeggiare l'onomastico di Lodetti ed ammirare le icone ovali stile loculo del Monumentale.
Nessun cenno agli sponsor (mancati).
Mentre scorrevo il monologo, ancora una volta, ho notato nelle parole del dirigente sudafricano una leggera stonatura, direi proprio una dimenticanza infinitesimale: la parola investimenti.
Senza questi si può friggere tutta l'aria rimasta a disposizione (mascherina permettendo), che non si costruirà mai una squadra davvero vincente.