Sabato leggevo con malcelato ribrezzo una specie di fondo in cui veniva rivelata un'immagine fiabesca, quanto delirante, dell'ingresso di Zlatan a Milanello dopo il rinnovo. Lo pseudo articolo descriveva il colosso di Malmö incedere trionfante con un sorriso a 32 denti corredato di quello stupore che brilla sul volto dei bambini ogniqualvolta fanno il loro ingresso al luna park. La cosa grottesca di tale asserzione, oltre al fatto che dovrebbero bersela centinaia di tifosi in quanto il mattacchione è un giornalista accreditato, sta nel fatto che tale beatitudine era dovuta al suo radicato milanismo: il ritorno a casa dell'esiliato costretto ad acqua e locuste per una trentina di giorni. Stravedo per Ibrahimovic cui penserei molto seriamente in qualità di dirigente con delega tecnica per i prossimi 20 anni, ma, come sua abitudine, il buontempone scribacchino ha del tutto scordato di accennare al vero motivo della svedese ilarità: 7 milioncini sull'unghia e senza fiatare. L'amore viene molto, ma molto dopo. Lo stupore, poi, non c'entra assolutamente niente. Siamo al terrapiattismo.

Tocca soprassedere perché in tempi di magra per i colori rossoneri, anche il mondo che li circonda è di pari livello. Ne usciremo presto, ne sono sicuro ed usciremo da tutto ciò che di circense ha circondato questa sventurata società dal tramonto di Braida in poi. La squadra sta ritrovando pian piano i pezzi sparsi per il mondo, ma iniziare la stagione col centro della difesa messo in cotal modo è un azzardo da evitare assolutamente se è vero, come è vero, che il Milan ha il dovere di effettuare quella partenza a razzo indispensabile per non trovarsi a novembre del tutto fuori dai giochi Champions. Registro con immensa soddisfazione che Maldini, Ibra e prima di loro Boban, si sono liberati da zavorre inqualificabili. Svegliarsi e realizzare che Borini, Bertolacci, Suso, Rodriguez, Biglia, Abate rimangono solo degli incubi, equivale all'ingaggio di Mbappe o quasi. Ma un loro parente strettissimo aleggia minaccioso tra noi! Sarà che pensava che San Siro e Copacabana avessero la stessa superficie, sarà capitato nel Milan sbagliato, ma Paquetá è IL pesce fuor d'acqua per eccellenza di questo New Deal che stavolta sembra vero! Liberarsene e alla svelta, potrebbe essere il coronamento di una serie di mezzi capolavori.