Trafelato ma calmo come sempre, Mino Raiola si attacca stancamente al suo cellulare verso la fine di luglio 2020 per parlare con Ivan Gazidis circa i rinnovi di Ibrahimovic e Donnarumma.
Due questioni molto diverse, ma vitali per una società che sta in piedi col nastro adesivo da anni.

Ha poco tempo da perdere con un portavoce e vuole parlare direttamente con la proprietà, cosa per lui usuale. Ha già effettuato due chiamate senza ottenere alcuna risposta e senza essere richiamato: ciò' che di peggio si possa immaginare per il procuratore più potente del mondo.
Al terzo, inusuale tentativo, Ivan risponde con la voce assonnata di chi si è concesso una pennichella di almeno un'ora: Mino si domanda "pennichella da quale fatica?".
Inizia un rapido dialogo in inglese durante il quale il procuratore italo-olandese chiede un rapido contatto coi Singer, padre o figlio, per sbrigare due formalità. Ivan sobbalza sulla poltrona di via Aldo Rossi come se lo avessero insultato: "ma come? Ci sono io, è con me che deve trattare in quanto il fondo Elliott ha delegato il sottoscritto a sbrigare anche le questioni tecnico sportive! I Singer sono semplicemente inavvicinabili per definizione! Non parlano, non dichiarano, di loro si sa solo che esistono come forma di vita suprema nella Galassia senza manifestarsi".

Mino, sudatissimo non certo per la soggezione, ma perché incazzato come un toro, ribadisce che le due trattative oltre ad un dettagliato progetto sportivo richiesto già da 5 anni, verranno discusse esclusivamente con la proprietà. In ballo ci sono 2 colonne senza le quali il Milan finisce diritto nella parte destra della classifica; ribadisce la stima sua e di Zlatan per Maldini, ma entrambi sono consapevoli della limitatezza del suo raggio d'azione e, soprattutto, del suo budget. E' dai tempi di Galliani che vengono messi in contatto con dei figuranti, quindi o si scomoda la proprietà o si va alla scadenza naturale delle cose.

Ivan il sudafricano ha dimenticato in un secondo la dormita e vacilla; quel traballare che è un misto tra uno che ha centrato un palo con la moto ed uno che ha scolato due bicchieri di tequila in un fiato: non sa che dire e non ha alcuna autorizzazione per dare 7 milioni ad Ibrahimovic, ne' per impegnarne decine per assicurarsi il portierone per 4/5 anni; inizia a balbettare, con Mino spazientito che fa di no con la testa a Zlatan seduto lì di fianco mentre sorseggia un cocktail ghiacciato ed ha entrambe le gambe sul tavolo.
Hanno il coltello dalla parte del manico, come sempre, ma questa volta non hanno dovuto fare alcuna fatica perché è proprio il gruppo Elliott ad averglielo passato, ben affilato per giunta!
Prima di rinnegare il progetto Rangnick, infatti, che era in ballo da mesi, al signor Ivan era richiesta una mossa da minimo sindacale: prolungare ad Ibra di un anno a 5 milioni, con o senza l'avallo del tedesco. Lo svedese avrebbe accettato senza batter ciglio, ma ora ha capito che confermare Pioli equivale a renderlo indispensabile.
Queste erano le mosse dei grandi DS!
Ora Mino alza le sue gambone sul tavolo, accanto a quelle di Ibra: anche per lui un Daiquiri Frozen. Non ha attaccato il telefono, si è limitato a lasciarlo in vivavoce ed a sghignazzare con lo svedese.
Loro non hanno alcuna fretta. Sono in vacanza, in riva al mare, in un club per miliardari, trattati da sovrani: perché dovrebbero prendere un aereo per Milano con la lingua di fuori?