E l'orchestrina del Titanic continua a suonare... (sottofondo musicale: Francesco de Gregori).

L'UEFA è l'orchestrina di questi giorni, che aspetta l'iceberg del Coronavirus. Vogliamo indovinare qual è il vero problema? Il Coronavirus ? Metterei 10 euro che il motivo è il denaro.
L'UEFA è una maccchina da soldi: pensate solo ai premi che vengono elargiti alle squadre quando - semplicemente - vincono una partita. Il valore generato da diritti televisivi e sponsor è inimmaginabile per ciascuno di noi e dobbiamo aggiungere anche gli incassi - anche se il valore è notevolmente inferiore se comparato a quanto sopra indicato.

Ho già avuto modo di scrivere, in un mio precedente articolo (e non vorrei annoiare ripetendomi) che l'eventuale annullamento delle competizioni non rappresenta solo un problema di mancati incassi (comunque parliamo di valori molto importanti), coinvolge anche altri due aspetti che non possono essere sottovalutati:

- la copertura dei costi programmati (se mi viene a mancare un incasso importante, ma ho già programmato di spendere dei soldi nei prossimi mesi, non avrò risorse sufficienti a coprire questi costi).

- gli aspetti legali (pensate alle cause intentate da reti televisive per mancata fruizione dei diritti e conseguente impossibilità di incassare gli introiti pubblicitari legati alla trasmissione delle partite e dagli sponsor ufficiali che reclamerebbero una visibilità dei propri marchi ridotta rispetto al valore pagato).

Si potrebbe obiettare - molto opportunamente - che la salute è più importante di tutto questo e che ci sono migliaia di piccole attività in crisi economica ben più grave (e questa è anche la mia opinione in proposito); purtroppo, da sempre le decisioni le prendono quelli con il potere più forte. Conseguentemente, l'UEFA si batterà leoninamente per far giocare le partite (magari a porte chiuse) e, se del caso, sarà propensa a punire chi vorrebbe prendere decisioni autonome diverse (vedi il caso del Getafe che non vuole venire a Milano, o delle difficoltà della Roma a raggiungere Siviglia), in nome di una presunta regolarità ed uniformità, ma in realtà sempre per seguire il flusso del denaro (ed ho paura che dovremo fare l'abitudine a decisioni cambiate quotidianamente e che vanno in direzione opposta di quella precedente).

Come detto, le risorse maggiori arrivano all'UEFA dai diritti televisivi: quindi le coppe sono da giocare e terminare ed a meno di una vera pandemia mondiale, gli europei andranno giocati quest'anno; è impensabile che l'UEFA abbia la forza economica di sostenere un mancato incasso di quanto stabilito, anche perché è facile ipotizzare che una parte dei diritti, soprattutto per gli europei, sia già stata incassata. Arriverei a credere che ci sarà una grossa pressione sulle Federazioni nazionali per avere una lista di partecipanti alle coppe del prossimo anno che non possa dare luogo a modifiche successive.

E' facile rendersi conto che la direzione è totalmente opposta alle più banali regole del buon senso. Come scrissi in un altro articolo, la situazione sanitaria dovrebbe suggerire la sospensione di tutte le attività e la non assegnazione dei titoli; la circolazione di persone (non solo dei tifosi, anche di tutti gli addetti ai lavori) è un grave pericolo di propagazione del contagio e così, mentre nei nostri telegiornali vediamo scene da apocalisse dai reparti di terapia intensiva degli ospedali o da "Fuga da New York" girate nelle strade delle città, stiamo ancora ad interrogarci se una partita debba essere giocata a porte chiuse, rinviata o spostata in un'altra località (con i connessi viaggi di tutti quelli coinvolti). Se seguiamo questo sport anche solo come appassionati, ci tocca assistere a domande poste da giornalisti ad un allenatore a proposito di cosa ne pensa, se è giusto giocare a porte aperte etc. E fortuna vuole che l'allenatore sia intelligente e risponda che non ha la competenza e che se le autorità sanitarie gli dicono di giocare lui gioca e se gli dicono di fermarsi si ferma ed aggiunge - con mia proposta di standing ovation - che si chiede quale buon senso abbia permesso al giornalista di viaggiare da Madrid a Liverpool in un momento come questo. Oppure ci tocca sapere che a Valencia centinaia di persone si sono accalcate fuori dallo stadio...

E intanto, riassumendo solo quanto sta avvenendo per la Champions:

Valencia - Atalanta, in Spagna, porte chiuse perché arriva una squadra che proviene da zona ad alto rischio.

Lipsia - Tottenham, in Germania, porte aperte.

PSG - Dortmund, in Francia, porte chiuse

Liverpool - Atletico, in Inghilterra, porte aperte

Questo tra ieri ed oggi, con buona pace di uniformità e regolarità della competizione. La prossima settimana è troppo lontana per avere certezze (Barça - Napoli, inizialmente porte aperte, poi porte chiuse, ora non si sa se il Napoli potrà arrivare a Barcellona - forse con un volo che preveda scalo in un altro paese - e via di questo passo...).

"Quant' è bella giovinezza che si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza".

Sembra questa l'ispirazione che determina il comportamento dei dirigenti UEFA, solo che la loro giovinezza è ormai passata da un pezzo ed al momento giochino con quella degli altri. Le priorità vengono chiaramente dettate in questa sequenza: in primis giocare in maniera consueta (porte aperte) e fin qui, saremmo tutti contenti se si potesse fare (il problema è che non si potrebbe), a seguire, se necessario, si perde l'incasso ma non la trasmissione della partita (porte chiuse). Da evitare assolutamente il rinvio (che significa perdere la trasmissione della partita e rischio di intasare il calendario in vista degli europei). Le valutazioni a proposito di misure atte a limitare al massimo le occasioni di contagio non fanno parte della lista di priorità. E poi c'è il caso di Basilea - Eintracht, Europa League, da giocare a Basilea giovedì 19 marzo. Il governo svizzero decide: a Basilea quella partita non si gioca, punto. Ecco, a me gli svizzeri hanno sempre dato questa sensazione di affidabilità; magari tristi, ma affidabili e queste prese di posizione rafforzano ciò che penso.

Anch'io, come Klopp, non ho le competenze per esprimermi sul Coronavirus ma ormai mi sembra conclamato che qualche settimana di fermo delle attività sia un aiuto importante alla diminuzione del rischio di contagio e queste competizioni necessitano di persone che viaggiano.

Quindi, cara UEFA, prima che la tua orchestrina si schianti contro l'iceberg e la nave affondi, lascia stare il denaro: avrai modo di rifarne anche di più tutelando la salute di tutti.