Per quanto formato da piccolo all’idea che il risultato ideale di una partita di calcio sia lo zero a zero (cifr.: Annibale Frossi e la sue teorizzazioni lungamente discusse con Gianni Brera), quale conseguenza della non prevalenza degli attacchi sulle difese (e viceversa) e gioco gestito da queste ultime, attraverso il possesso palla, il mio sogno di calcio è quello di poter avere una squadra sempre votata all’attacco, nella quale, anche se si prendono goal, l’importante è segnarne uno in più degli avversari. La mia passione per questo sport è tale che se transito a lato di un campo dove si gioca una partita, e ne ho il tempo, mi fermo a guardare, anche se si trattasse di un confronto amatoriale; di conseguenza, sono portato a seguire qualunque competizione mi capiti: dalla Champions a scendere.

L’irrealizzabile che avrei in mente sarebbe di mischiare il gioco preciso che impone Guardiola, ad un concetto di recupero palla e verticalizzazione come quello di Klopp, con la determinazione, l’applicazione dei giocatori e la “garra” che richiede Simeone. Ovviamente, mi rendo conto che racchiudere i concetti sopra esposti in un’unica squadra sia impossibile e che le caratteristiche degli attori di ciascuno dei team agli ordini degli allenatori sopra indicati striderebbero con quelle degli altri ma, come detto, questa è la scrittura di una specie di sogno ed alla sua regola, per questo giochino, dobbiamo attenerci.

Lo schema numerico con il quale schierare la squadra in campo sarebbe anch’esso di impossibile determinazione. Ciascuno schema ha innumerevoli necessità che lo sostengono, guidate però dal concetto di far coprire alla propria squadra il campo con la migliore efficacia attraverso gli uomini a disposizione; dunque, seguendo il mio scopo di giocare prevalentemente in attacco è segnare il maggior numero di goal possibile, teoricamente lo schema dovrebbe avere un numero elevato di attaccanti ma, come ben sappiamo, difficilmente un alto numero di attaccanti equivale ad un alto numero di goal, perché è anche necessario avere l’abilità di portare la palla nella zona nella quale questi ultimi possano effettivamente rendersi utili. Vediamo quindi quali giocatori sceglierei – sempre seguendo il sogno di poter tesserare qualunque giocatore, senza limiti di valore di mercato e/o di eventuale legame relativo al contratto che essi possano avere nelle squadre in cui militano attualmente.

In porta sceglierei Marc AndrèTER STEGEN (Barça). Oltre alle indiscusse capacità di “limitare i danni”, provate in mille situazioni ingarbugliate che la sua difesa gli procura, ha piedi buoni per la prima impostazione di gioco e visione dello stesso tale da avergli consentito, nella stagione in corso, di effettuare due assist per nulla casuali, bensì derivanti dall’attitudine che ho segnalato (piedi sopraffini).

Vorrei avere due difensori centrali in grado di bloccare qualunque tipo di attaccante nell’uno contro uno, ma in grado di essere propositivi con la palla e di aggiungere qualche goal sui calci da fermo. Scelgo Virgil VAN DIJK (Liverpool) e Kalidou KOULIBALY (Napoli); quest’ultimo reduce da una stagione non all’altezza della precedente ma, a mio giudizio, solo da “recuperare”.

Rinuncio a difensori che possano salire sulle fasce, preferendo un paio di centrocampisti che possano esibirsi in fase di difesa e costruzione. Scelgo FERNANDINHO (Manchester City). Nonostante l’età (34 anni), mi risulta impossibile rinunciare al lavoro svolto su di lui da Guardiola in questa stagione, nella quale è stato sempre schierato da difensore centrale, con il compito aggiuntivo di impostazione del gioco (rinuncia alla specificità delle caratteristiche di un difensore centrale, quindi perdendo qualcosa in difesa, per riguadagnarlo al momento della prima costruzione del gioco). Lo affiancherei con N’Golo KANTE’ (Chelsea) per avere la forza nel compito di rottura del gioco e ripartenza e con Frenkie DE JONG (Barça): giocatore poliedrico con tecnica sopraffina e capace di rendere anche in questa stagione, nella quale ha dovuto adattarsi a svolgere un gioco e tenere una posizione diversi da quella dell’anno precedente. Sarebbe un trio che servirebbe “da diga” nel corso degli attacchi degli avversari e per portare il pallone nella metà campo avversaria una volta in possesso. Non sono giocatori di “primo pelo” da un punto di vista dell’età (a parte De Jong) ma, con adeguato supporto di loro “alter ego” in panchina, mi garantirebbero qualità e muscoli nelle misure richieste da questa squadra nella zona del campo più delicata.

Per la fase più specificamente d’attacco (ma, come vedremo, questa compagine non dovrebbe avere delle fasi specifiche – difesa, centrocampo, attacco – sostituite da un calcio globale in ogni zona del campo), mi piacerebbe giocare con elementi versatili e tecnici.

Avrei selezionato: Kevin DE BRUYNE (Manchester City): in grado di fare praticamente tutto nel corso della stessa partita (incluso, se dovesse servire, il terzino e i goal) e di coprire una vasta zona di campo. Federico VALVERDE (Real Madrid): certamente una delle rivelazioni più interessanti di questa stagione. Zidane ha trovato un “pendolo” per il centrocampo di grande duttilità ed in grado di “avvicinarsi” alla figura di tre quartista ma anche, se serve, di giocare con grande efficacia in copertura– Harry KANE (Totthenam): terminale offensivo di rara efficacia; realizza, con la stessa facilità, goal di grande forza fisica e da fondamentali tecnici enormi. Grande lottatore. Phil FODEN (Manchester City): non posso che allinearmi alla valutazione di Guardiola: talento che fa concorrenza a Messi, già in grado di proporsi in fase realizzativa e di fornire assist per i suoi compagni. Roberto FIRMINO (Liverpool): gli ho visto fare di tutto. Ufficialmente è un attaccante (e segna piuttosto regolarmente) ma, se guardiamo per un attimo al calcio come al gioco del basket vecchia maniera, lui è il pivot attorno al quale (tecnicamente più che fisicamente) ruota tutto il gioco d’attacco del Liverpool.

Questa è l’ipotetica squadra “base”. Come detto, non mi piace ridurre gli schemi ad una serie di numeri e, particolarmente in questo caso, quello che avrei in testa è qualcosa che non ricordo sia mai stato citato: una sorta di 2-3-5 (possibile?). Più fluidamente, mi baserei su qualche concetto anche di vecchia scuola quali:

  • L’asse centrale forte” : portiere – difensore centrale – centravanti (Ter Stegen – Virgil – Kane);
  • Gioco “totale” che parte da Fernandinho, passa per De Jong e Valverde ed arriva a Firmino / Kane - se per vie centrali - e si appoggia, per svariare sulle corsie, a De Bruyne (più orientato a centro destra) e Foden (centro sinistra);
  • In fase di non possesso, Firmino arretra il suo raggio d’azione di 20 metri e si applica al primo pressing con Foden, De Bruyne tiene la fascia destra, Valverde il centro, prima di arrivare alla diga del centrocampo con Kantè / De Jong applicati al recupero palla e Fernandinho retrocede, quando necessario, ad aiutare i difensori centrali;
  • Interessante seguire il tentativo messo in atto da Setien al Barça, grazie ad un portiere con i piedi buoni come Ter Stegen, per tentare la prima impostazione del gioco, soprattutto contro squadre che non praticano il primo pressing già nell’area avversaria.

Quindi, in alternativa "ai numeri" (4-4-2-etc...), ho scelto dei giocatori d’attacco, come ad esempio Firmino, che partecipano al gioco della squadra a tutto campo e come De Bruyne, Foden e Valverde che, pur essendo definiti centrocampisti, sono in grado di fornire un apporto di goal e di assist in attacco di grande importanza, così come possono egregiamente arretrare il loro raggio d’azione, se lo svolgimento della partita lo richiede (stesso concetto vale per Fernandinho che è in grado di difendere e così via). Riassumendo, è – molto semplicemente – una rivisitazione del gioco a tutto campo di stampo olandese anni 70, adattata agli interpreti di oggi.

Il completamento della rosa (naturalmente, visto il calibro dei nomi, non è proprio possibile parlare di “riserve”, si tratta di giocatori schierabili in qualsiasi momento quale alternativa di quelli sopra indicati, totalmente intercambiabili in ruoli e compiti in campo: ho inserito un difensore ed un centrocampista in più rispetto ai due della lista sopra riportata per necessità di ampliamento della rosa).

Jan OBLAK (Atletico Madrid): da qualche stagione praticamente imbattibile tra i pali (mostruosa l’ultima partita ad Anfield che ha consentito all’Atletico di eliminare i Campioni uscenti del Liverpool).

Matthijs dE LIGT (Juventus) - Aymeric LAPORTE (Manchester City) - Stefan DE VRIJ (Inter): difensori di livello equivalente (o addirittura superiore) a quelli già selezionati e totalmente intercambiabili con essi. Un piccolo punto di domanda a proposito di Laporte che ha subito un nuovo infortunio praticamente appena rimessosi da quello precedente. Per Guardiola è un punto fermo, tanto che la sua mancanza è coincisa con notevoli problemi in difesa ed alcune partite perse in Premier, che hanno ridimensionato la stagione. Prima degli infortuni riportati, l’ho visto giocare con prestazioni notevoli sia all’Athletic Bilbao (squadra dalla quale proviene) che al City ed ha certamente caratteristiche superiori alla media.

Rodrigo BENTANCUR (Juventus): più gioca, più il suo rendimento in mezzo al campo cresce. E’ un’ottima alternativa sia a Kantè che a De Jong (meno dotato, tecnicamente, di quest’ultimo) – Sandro TONALI (Brescia): ancora molta strada da fare, ovviamente, ma racchiude capacità di rottura del gioco in fase di non possesso, di cucitura e di visione per il rilancio veloce dell’azione d’attacco. Rodrigo Hernandez Cascante (RODRI) (Manchester City): da punto di riferimento assoluto del gioco di Simeone, ha dovuto adattare le sue caratteristiche al gioco a due tocchi di Guardiola: non facile, deve migliorare la velocità con la quale la palla transita dai suoi piedi. Tecnicamente ottimo, darà certamente di più l’anno prossimo; nello specifico di questa squadra, alter ego perfetto di De Jong. Sergio BOUSQUETS (Barça); giocatore che non amo particolarmente relativamente al suo carattere (simula piuttosto spesso), ma che ritengo estremamente dotato di fosforo e fondamentali tali da poter essere un vero “metronomo” per la squadra; mantiene il possesso di palla ed è in grado di rallentare ed accelerare il gioco come pochi altri (adattato, non infrequentemente, anche da difensore centrale nel Barça).

Jadon SANCHO (Borussia Dortmund): stagione fantastica per lui fino ad ora. Con l’arrivo di Haaland è addirittura esploso. Veloce e tecnico, può essere l’alternativa, per il modulo proposto a De Bruyne. - Alexander ISAK (Real Socieded): forse il meno conosciuto del lotto. Lo vedo giocare spesso e mi sono innamorato del suo gioco nel corso della partita di Copa del Rey contro il Real Madrid (tripletta segnata al Bernabeu e ruolo determinante nella classificazione della Real Sociedad alla finale). Dice di ispirarsi ad Ibra (è anche svedese come lui), ma personalmente lo trovo più disponibile a partecipare al gioco della squadra (ed inevitabilmente meno letale in zona goal). E’ giovane ed ha immense potenzialità di miglioramento e certamente lo vedremo presto in un top team (attualmente è in prestito dal Borussia Dortmund)- James MADDISON (Leicester): si dice sia già stato venduto allo United: una delle conferme (già l’anno scorso prometteva bene) che consente alla squadra di Leicester di occupare una delle posizioni per la Champions all’interno della Premier. Gran dribbling e tiro, eccede forse nel possesso palla ma anche lui è molto giovane e “indirizzabile” ad un gioco più corale. Nella mia selezione è l’alternativa a Phil Foden. Marcus RASHFORD (Manchester United): non l’ho selezionato nel primo “undici” solo perché sono innamorato della versatilità di Firmino e dell’efficacia di Kane, ma certamente può figurare come loro “alter ego” in maniera egregia. Sadio MANE (Liverpool): vale esattamente lo stesso concetto di Rashford. A dirla tutta, ogni tanto le sue prestazioni mi lasciano un po’ sconcertato, ma Klopp lo ha reso un fuoriclasse tale che, al livello di forma attuale, in una squadra c’è sempre bisogno di un attaccante come lui.

E’ ridondante affermare, che per un team come questo, chi dovrebbe esserne la guida tecnica potrebbe non essere così rilevante. Ho sempre pensato che nei top team di oggi il ruolo del manager sia più vicino ad un “direttore risorse umane”, piuttosto che ad un “allenatore”. Come è risaputo, esiste oggi una tale sofisticatezza in ciascuno degli aspetti degli allenamenti ed un tale affidarsi alla tecnologia che il mestiere di “coach” a questo livello è totalmente rivoluzionato. Non di meno, come dicevo già all’inizio, ciascun manager richiede ai suoi collaboratori di possedere delle caratteristiche che vanno inserite come pezzi di un puzzle in quello che egli desidera. Inoltre, i campioni di oggi sono spesso, a loro volta, delle “aziende” e sono certo che sia tutt’altro che semplice riuscire ad ottenere, nel dettaglio, quanto richiesto a livello di prestazione (e mai come ora, spesso piccolissimi dettagli fanno grandi differenze e fanno ottenere grandi risultati). Per me il calcio rimane uno sport semplice e i protagonisti sono comunque - principalmente -  quelli che vanno in campo.

Per la scelta del coach potrei quindi affermare che uno tra quelli più “reclamizzati” potrebbe andare bene (Guardiola, Klopp, Simeone, Zidane sono tra quelli che mi piacciono). Ma, se per i calciatori mi ho privilegiato campioni con posizioni consolidate, per l’allenatore mi piace seguire la strada opposta e scegliere un manager senza squadra: Mauricio POCHETTINO. Certo, prima della firma del contratto sarebbe indispensabile concordare un’identità di vedute a proposito della visione del gioco della squadra, ma credo che una rosa come quella selezionata potrebbe non dispiacere a nessuno, che ne dite?