Spero non me ne vorrete se utilizzo questo spazio per realizzare, in minima parte, uno dei miei più ricorrenti “sogni nel cassetto”, ovvero collaborare con un giornale.
Avendo tempo, ho ipotizzato la creazione di un mini quotidiano nel quale, più che un dettaglio esaustivo di contenuti, ho giocato a “riempire” quelle che un tempo erano le sezioni che lo componevano, scegliendo per ciascuna di esse un argomento “centrale” al quale dedicarmi. Ecco quindi l’edizione dell’ 11 aprile. Spero sarà una buona lettura.

PRIMA PAGINA (notizia principale) - DOVE VANNO I SOLDI?
L'abilità comunicativa del governo è spesso un ossimoro nel quale è difficile districarsi: sarà l'esperienza tutto sommato relativa del suo responsabile (?), ma crediamo che la grande maggioranza della popolazione non abbia compreso in maniera adeguata quale sarà la strada che prenderanno le risorse a vario titolo stanziate dal Governo, dall'Unione Europea e dai suoi altri organismi dirigenti. Da ormai troppo tempo constatiamo un distacco totale da quelli che rischiano di rimanere dei proclami ed i bisogni di una comunità allo stremo. Per fare un breve riassunto, c'è stato un primo stanziamento di 25 miliardi di euro (di puro debito pubblico), al quale ha fatto seguito una dichiarazione della BCE per investire circa 200 miliardi in Italia (su di un totale di 750); a queste risorse, nei giorni scorsi, Conte ci ha detto di aver aggiunto una cifra sostanzialmente simile. Sulla carta (NON moneta, almeno non per il momento) un importante impegno che dovrebbe prendersi cura sia di mitigare l'emergenza economica di questi giorni, sia di iniettare risorse indispensabili al rilancio ad emergenza conclusa.
Quello che i cittadini sembrano non aver compreso (e, confessiamo, risulta nebuloso pure a chi scrive) è come passare dalle parole ai fatti: fino ad oggi chi avrebbe dovuto ricevere gli aiuti non ha ancora visto, come si diceva, nessun passaggio dalla carta scritta alla carta moneta; in altre parole, soldi ancora non se ne sono visti.
E se da un lato possiamo comprendere che per attivare quanto deciso siano necessari dei tempi tecnici, un iter di approvazione e di attivazione della macchina dello Stato, da un altro ci chiediamo come sia possibile che tutto debba passare dalle banche e le aziende che hanno bisogno di liquidità continuano a dover, alla fine, operare alla stessa stregua della richiesta di un normale mutuo, comprese il combattere con le difficoltà per ottenerlo.
Oppure, che ancora non siano stati erogati gli importi della Cassa Integrazione in deroga, tanto che le aziende che hanno liquidità sono costrette ad anticiparla ai lavoratori (e quelli che lavorano in aziende che non ce l'hanno sono ancora al palo).

Per chiudere, lapalissianamente, con l'assunto che se le cifre messe in campo dagli organismi Europei devono passare, come sembra dall'acquisto di titoli di Stato italiani, i soldi relativi non arriveranno in tempo a chi ne ha bisogno ORA (ammesso che mai arriveranno). Dunque, per ritornare alla partenza, il gioco di riempire i media con proclami che hanno un seguito drammaticamente lento, o non hanno seguito affatto, può essere microscopicamente utile a guadagnare qualche giorno di tempo per mirare meglio il bersaglio, ma si rivelerà macroscopicamente miope a proposito di una strategia efficace a rilanciare l'economia del Paese.


TERZA PAGINA (approfondimento) - UNA RIFLESSIONE SULLA QUARANTENA
Da altre parti, anche su questo giornale, si è già discusso approfonditamente a proposito di questo argomento, ma può valere la pena di un chiarimento delle posizioni del giornale. Quella che - per brevità - viene definita quarantena coinvolge, in realtà, il concetto di distanziamento sociale; ovvero, in massima sintesi, ciò che ci hanno spiegato funzionare per ridurre il contagio è di restare ad un metro e mezzo di distanza gli uni dagli altri. A questo è stato aggiunto che, per rispettare questa misura, il risultato ottimale nella direzione virtuosa è quello di restare in casa. In queste settimane di quarantena, il popolo italiano ha risposto in maniera encomiabile (a parte le minoranze che sempre pensano che le leggi dello Stato valgano solo per gli altri) ed i risultati sembrano in direzione positiva. Si pongono, da profani, alcune domande (che speriamo sia ancora possibile porsi) a proposito di cosa succederà in futuro e delle tempistiche necessarie per riprendere la vita di prima. In particolare, la madre di tutte le domande è: per quanto tempo? E quella subito a ruota è: cosa succederà dopo?

La comunità scientifica ci dice che non possiamo allentare le restrizioni e che se lo facessimo il contagio riprenderebbe e che non è possibile ipotizzare una tempistica e che, in ogni caso, dovremo imparare a convivere con il contagio. Ovviamente, lasciamo agli scienziati indicarci la via ed è nostro compito seguirla, ma non possiamo nascondere che gli scienziati, molto spesso (e non gliene facciamo una colpa) guardano molto dettagliatamente al problema da risolvere con lo sguardo della scienza e difficilmente riescono a mettere insieme questa visione con altri problemi, purtroppo altrettanto importanti, che dovranno essere risolti per dare all'umanità la possibilità di continuare a vivere come avveniva prima dell'emergenza. Quindi ci sembra del tutto comprensibile, quasi imprescindibile, chiedere di stabilire un termine entro il quale riprendere le normali attività; di più, ci sembra legittimo chiederci cosa succederà quando, tra un mese o quello che sarà riprenderemo la vita "normale": il virus non ha, crediamo, un "tempo di scadenza" e, anche se nel momento in cui tutto ripartirà i contagi dovessero essere prossimi allo zero, è molto probabile che dovremo mantenere una serie di accorgimenti ancora legati al distanziamento sociale (che è stato, di fatto, l'unica soluzione adottata per sconfiggere il virus) per evitare che il contagio possa ripartire.

Sembrerebbe quindi che, senza una soluzione che definiremmo di "distruzione" del virus, ovvero di una sua eliminazione per effetto chimico (che al momento non sembra ipotizzabile), dobbiamo prepararci ad un lungo periodo nel quale dovremo modificare i nostri comportamenti. Ma se questa è la strada, ci sembra legittimo chiederci per quale ragione, nel tempo trascorso fino al raggiungimento del picco dell'emergenza, non sia stata messa in atto una strategia di ripresa graduale che potesse consentire un respiro più ampio (è proprio il caso di dirlo) alle attività del lavoro. In altre parole, se al momento della "riapertura" le nostre abitudini dovranno essere diverse da quelle che furono nel "pre contagio", non vediamo una grande diversità ad operare un'apertura graduale e progressiva da subito piuttosto che tra un mese: quello che ci troveremo ad affrontare, relativamente a causa ed effetto del virus sarà esattamente lo stesso panorama, con alcune aggravanti esponenziali rispetto al tempo di chiusura totale come quello presente: il collasso dell'economia ed il peso psicologico della costrizione in casa su ciascuno di noi, in incremento direttamente proporzionale al perdurare delle misure restrittive.


CRONACA (notizia d'attualità) - A PROPOSITO DELLA SANITA' DELLE REGIONI
Ci penserà Gherardo Colombo, con i suoi collaboratori ad approfondire quanto avvenuto al Pio Albergo Trivulzio ed in altre RSA nei giorni dell'emergenza coronavirus e ci permettiamo di ribadire che, fedeli alla tradizione della giurisprudenza, non accusiamo nessuno fino a quando non ci saranno evidenze che ci consentiranno di farlo.
Che qualcuno abbia sbagliato ci sembra però di poterlo affermare sulla base di quanto sin qui emerso, così come è possibile affermare che questi errori si sono portati via delle vite umane di anziani che si sono affidati agli enti dove le morti sono avvenute, come l'ultima "roccia" alla quale aggrapparsi prima del definitivo naufragio.
Che gli errori siano stati semplici mancanze ed imperizia o decisioni prese scientemente lo stabilirà, come detto, l'inchiesta che è stata avviata, ma ci sentiamo di porre una domanda a queste persone: riuscite a dormire? Dal mio punto di osservazione, parziale fin che si vuole, mi sento di espormi ad un giudizio morale forte che mi fa assimilare le morti delle RSA ad una condanna da plotone di esecuzione. Non dimentico che la causa può essere stata, per chi ha preso le decisioni, di essere sotto pressione, di non avere postazioni idonee alla cura di tutti, di non avere materiale sanitario sufficiente ed altre mille ragioni: non di meno, quello che si intuisce è che scientemente si sia lasciato propagare il contagio e mandato questi anziani a morire.
E non posso dimenticare di aver sentito un assessore regionale della sanità dichiarare che ritiene di essere dalla parte della ragione, in quanto le procedure seguite sono state quelle raccomandate dall'OMS. Sarà certamente così, ma ci sembra una dichiarazione pilatesca che tende solo a ribadire un alibi piuttosto che dettagliare quali azioni sono state effettivamente ordinate, da chi e per quale motivo.
Attenderemo, come detto, gli sviluppi dell'inchiesta che risponderà a queste domande e ci indicherà i responsabili ma, oltre la colpevolezza dei singoli, rimane l'orrore morale dell'evento.


INTERNI (notizia di risalto relativa all'Italia) - QUALE RUOLO PER LE ONG?
La eco delle dispute e gli attacchi ai quali sono state sottoposte le ONG ed il loro ruolo nel soccorso alle imbarcazioni nel mediterraneo, si è trasformata in entusiasmo ed attestati di stima provenienti da luoghi diversi sottoposti ai focolai del contagio. Ricordiamo le accuse a Carola, o i commenti a proposito di sfaccendati che anziché cercarsi un lavoro passavano il tempo in crociere in mezzo al mare e gli attacchi ai responsabili dei porti della Sicilia che accoglievano le imbarcazioni. Organizzazioni come Emergency o MSF (da decenni impegnate nel salvataggio di vite umane che, singolarmente, avrebbero lo stesso valore di quelle che oggi stiamo perdendo con il coronavirus) o altre minori, meno conosciute e quindi più attaccabili, con l’aggravante di avere la sede in Germania o in Olanda e quindi riferibili a quell’Europa da odiare perché, a sentire chi queste accuse le ha pubblicamente sostenute, altrettanto ci odia. Oggi i media ci ritornano immagini esaltanti di personale medico di Emergency e di MSF che collabora con gli ospedali di varie zone in difficoltà (Bergamo, l’Emilia e altre ancora) in ospedali da campo, fianco a fianco con il personale di quegli ospedali e vediamo e leggiamo di attestati di stima, addirittura fino a dichiarazioni che sostengono che senza le ONG non si sarebbe riusciti a svolgere i compiti che hanno portato al salvataggio di numerose vite.
Sono le stesse ONG che guardavamo in cagnesco? Sì, sono proprio loro. Non sarebbe male che qualche leader politico chiedesse pubblicamente scusa; ma si sa, ciò che non procura visibilità scade immediatamente anche d’importanza: quando le navi torneranno a “minacciare” il sacro suolo della Patria, o quando le stesse persone torneranno ad aiutare esseri umani di altre latitudini, ne riparleremo. Per ora, ancora per un po’, grazie alle ONG e al diavolo la coerenza.


ESTERI (notizia di risalto relativa al mondo): SEPOLTURE A NEW YORK CITY
The city that never sleeps, la città che non dorme mai,
ci ha mostrato una scena di orrore che non può non aver stretto il cuore a tutto il mondo e rattristato chi, come il vostro scriba, l’ha avuta come mito nel diventare adulto. Abbiamo visto una fossa comune nella quale venivano depositate delle bare arraffazzonate ed il commento ci racconta che in realtà non è dato sapere se si tratti di persone morte con coronavirus o morte in casa da sole e così indigenti da non avere nessuno che ne reclamasse il corpo: a nessuna di loro è stato effettuato il tampone. NYC è una metropoli cosmopolita da sempre, ha creato la definizione di “melting pot”, ovvero della mescolanza delle razze per antonomasia; pur non essendo totalmente scevra da qualche rigurgito di razzismo, ha sempre dato di se stessa un’immagine di accoglienza, di tolleranza e di modernità. E’ probabile (non con prove incontestabili) che proprio queste sue caratteristiche l’abbiano resa un ricettacolo ideale per il propagarsi del contagio, tanto da aver battuto in pochi giorni record di ammalati e deceduti di tutto il mondo (e credo sia da sottolineare che la comunità cinese, tra i suoi abitanti, conta oltre un milione di persone; in costante viaggio tra la città e la Cina). Dalle notizie che mi arrivano di prima mano, sembra che il sindaco ed il governatore dello stato stiano cercando con dedizione e buon senso di far applicare una tipologia di intervento piuttosto simile a quella italiana, anche se non mancano contrasti, anche importanti, con il Presidente Trump; ad ogni modo, il numero di contagi e di morti quotidiane raggiunge cifre drammatiche e le previsioni dicono che, continuando questo trend, l’uso delle fosse comuni continuerà e comprenderà anche le bare di quelli che il funerale possono permetterselo.


CULTURA E SPETTACOLI (informazioni da cinema, musica, teatro etc) - UN "TEMPO" CHE CONTINUA A BATTERE
Time - Pink Floyd –sono giornate con riflessioni probabilmente non ipotizzabili in precedenza, che improvvisamente offrono collegamenti ad elementi che abbiamo imparato a conoscere da decenni, che ci ritornano con sapori diversi; più intimisti. Così credo sia interessante riproporre una piccola recensione di uno dei pezzi storici dei Pink Floyd, dall’album che li ha probabilmente proiettati in quell’immortalità che ci porta a pensare che i nostri pronipoti del 2200 lo considereranno alla stregua di ciò che per noi è oggi la musica classica: The Dark Side of the Moon. Il pezzo in questione è Time e l’ho scelto per riproporvi una parziale analisi del testo. I nostri giorni mi stanno convincendo che quello che abbiamo perso è principalmente il controllo del tempo: oggi è lui che ci domina, al contrario di quanto pensavamo accadesse prima del coronavirus. Eravamo convinti – in parte, forse, anche a ragione - di avere vinto la nostra battaglia a proposito della sua gestione ed in pochi giorni siamo stati costretti a rinculare; anzi, proprio a battere in ritirata. Le frasi del testo suggeriscono riflessioni sul valore del tempo; proviamo a riviverne insieme qualcuna.
Waiting for someone or something to show you the way - come potremmo essere più vicini a questa frase, visto che quello che stiamo attualmente aspettando è proprio qualcuno che ci mostri la strada per ripartire e ricreare il futuro
there is time to kill today – oggi abbiamo tempo (da perdere?)
and then one day you find ten yeas have got behind you no one told you when to run you missed the starting gun… - voltandoci indietro è comune pensare che dieci anni siano passati in un lampo e, ora (soprattutto) come allora, ci siamo persi il colpo di pistola dello starter che dava la partenza per realizzare i nostri sogni.
…racing around to come up behind you again / the sun is the same in the relative way but you’re older shorter of breath and one day closer to death – questa metafora non potrebbe – a mio avviso – essere più attuale. Dedicata al sole che gira in tondo - e anche noi corriamo in tondo (senza una vera meta?) - per ritrovarcelo ancora dietro di noi ed alla fine il sole è, relativamente (è questa un’evidente allusione filosofica all’uomo che è dentro il fiume, nel quale scorre l’acqua, ed il fiume non sarà mai lo stesso, perché lo scorrere dell’acqua che lo differenzia), lo stesso di dieci anni fa, ma noi siamo più vecchi; il respiro si fa affannoso (oops) e si avvicina "quel" giorno.
Every year is getting shorter never seem to find the time – ogni anno si accorcia, non troviamo mai il tempo (per realizzare i nostri sogni)
The time is gone, the song is over…thought I’d something more to say. – e si arriva alla conclusione della nostra “canzone”, ovvero ci si avvicina alla fine della nostra vita e, forse, guardando indietro e dentro di noi, pensavamo di avere da dire qualcosa di più.
Il tempo (Time, appunto) ed suo valore: come dire, uno degli elementi cardine dei filosofi, sin dall’antica Grecia. Ho pensato potesse avere un valore riproporlo in queste giornate nelle quali la sua entità si rappresenta diversamente da ciò che eravamo abituati a considerare.


SPORT (cronaca e commenti di eventi sportivi) - QUANDO SI RICOMINCIA?
Ci manca, non possiamo nasconderlo. Certo, non è la priorità di questo momento (ci mancherebbe), ma da molte parti si fanno sentire le motivazioni, anche comprensibili, che sostengono che una partita, un evento sportivo di qualunque tipo, aiuterebbe psicologicamente; sarebbe una specie di “brezza” che alleggerisce i cupi orizzonti di queste settimane. Da innamorati, subiamo una mancanza e le nostre reazioni interiori sono le stesse di quando ci manca la persona amata.
C’è una grande paura che ci fa porre delle domande, alle quali forse una risposta già c’è (o non ci sarà mai): ma come si potrà giocare una partita nell’era del distanziamento sociale? In altre parole, se il virus – come ci dicono – è un’entità con la quale dobbiamo imparare a convivere, quale saranno le misure che verranno prese per evitare contatti che potrebbero trasformarsi in contagi? Si giocherà con le mascherine? Difficile da ipotizzare, almeno da spettatore. I calciatori vivranno per un certo periodo in un ambiente controllato, con tamponi effettuati in continuazione in modo da avere un monitoraggio continuo della loro salute? E gli altri “addetti ai lavori” come si regoleranno? Se anche il calcio seguirà le disposizioni del Paese, riprenderà gli allenamenti il 4 maggio, con l’ipotesi di giocare partite delle varie competizioni probabilmente alla fine del mese. Di certo tutta la materia è già da tempo oggetto di studi e certamente, oltre agli aspetti puramente sportivi, gli interessi in gioco sono talmente importanti che si troveranno delle soluzioni. Non di meno, credo che tutti gli appassionati si porranno le stesse domande fino a quando qualcuno non ci chiarirà quale sarà la risposta alle stesse. Noi siamo pronti a riprendere a raccontare eventi sportivi, fenomeni e loro imprese, magari con meno disposizione a creare polemiche gratuite e più concentrati su quanto lo sport porta con se a proposito di valori positivi ed umanità.

Per concludere, una speranza. Il coronavirus ha fatto indubbiamente grandi danni, ma da dove siamo ora non è possibile tornare indietro: allora, pur in una situazione negativa, perché non usarlo come un’opportunità per un passo indietro “virtuoso”, che pulisca quello che negli ultimi anni ha contribuito a sottomettere lo sport a troppi fattori esterni che ne hanno in parte esasperato i confini?


COSTUME (curiosità su argomenti vari) - COOKING "SCINTILLA STYLE"
In cauda venenum, sostenevano i nostri padri; al contrario, la coda di questo “giornale”, in quanto nuova voce dei media, non poteva che lasciarsi trascinare nella moda imperante del momento (la cucina). Moltissimi hanno riscoperto le gioie di forni e fornelli ed è dilagato il piacere, anche spinto dal bisogno, di riscoprire tradizioni ormai lontane come quella di fare il pane in casa, oltre a torte e manicaretti di varia foggia e fattura. Nel nostro piccolo, vorremmo chiudere con il suggerimento di una ricetta “importata” da una vacanza in Salento di molti anni fa e che ci sembra raccolga profumi, colori e sapori di quella bellissima terra. Si tratta di una ricetta molto semplice.

INGREDIENTI
Spaghetti “grossi” (meglio se di marca RUMMO) - Pomodori “San Marzano” - Aglio – Acciughe – Capperi – Olive verdi pugliesi – Basilico – Mozzarella fior di latte pugliese – olio di oliva extra vergine (meglio se pugliese) – pizzico di peperoncino - sale - pepe.

PROCEDIMENTO
Fate sbollentare per pochi minuti i pomodori San Marzano e pelateli verificando che non rimangano parti verdi (eventualmente rimuovetele).
In una padella a parte, fate soffriggere in olio di oliva l’aglio ed il filetto di due acciughe; quando le acciughe si saranno stemperate, togliete l’aglio ed aggiungete i pomodori e fate “asciugare” per 5 minuti a fuoco medio alto avendo cura di girare il sugo con continuità. Successivamente, abbassate la fiamma ed aggiungete capperi di Pantelleria privati del sale di conserva, qualche oliva pugliese, privata del nocciolo, basilico e fate cuocere a fuoco medio basso per circa 15 minuti. Nel frattempo, aver cura di scolare bene la mozzarella e tagliarla a dadi. Aggiungete la mozzarella al sugo, continuando a girare con cucchiaio di legno in maniera continua per evitare l’accumularsi della mozzarella (importante che la mozzarella sia aggiunta poco per volta, per facilitare l’amalgamarsi con il sugo; è consigliabile ultimare questa operazione contemporaneamente alla cottura della pasta in modo da aiutarvi – se del caso – con l’aggiunta di 2 o 3 cucchiai di acqua di cottura che faciliterà l’amalgama).
In abbondante acqua salata, fate cuocere gli spaghetti, scolandoli un minuto prima della normale cottura al dente. Quando pronti, scolate la pasta e versatela nella padella, ultimando la cottura e contemporaneamente amalgamandola con il sugo.

Profumi e sapori tutti da gustare. Consigliamo di accompagnare con del vino bianco fresco ma non freddo (intorno a 10 gradi centigradi), possibilmente di buon corpo e gradazione (perfetto il Rosazzo Terre Alte di Livio Felluga).


Quotidiano LA SCINTILLA
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